Presentiamo le omelie del nostro Vescovo emerito Mons. Giancarlo Vecerrica per la Novena della Madonna del Buon Gesù 2017. Cliccando questi link troverete le omelie precedenti:
- 1° giorno – Ritornare alla madre del nostro popolo
- 2° giorno – Madre dei poveri, cioè dei giovani
- 3° giorno – La Madre delle nostre famiglie
- 4° giorno – Madre della nostra città e perciò dei nostri giovani
- 5° giorno – La Madonna, Madre della trasmissione della fede
- 6° giorno – Madre della vita come appartenenza alla Chiesa
- 7° giorno – Madre della Chiesa come compagnia
Qui sotto l’omelia per il 8° giorno, cioè il 6 settembre.
In questi giorni abbiamo riflettuto e pregato sull’itinerario educativo che la Madonna, come Madre, ci suggerisce per tirar su dei cristiani autentici, dei giovani solidi e pieni di profezia. Abbiamo considerato la vita, come l’ha vissuta e proposta la Madonna: la vita come fede, la vita come appartenenza alla Chiesa, la vita come comunione tra adulti e giovani.
- La vita è vocazione
Ogni sera abbiamo guardato questo quadro profetico della Madonna del Buon Gesù. Ci ha colpito lo sguardo intenso di Maria e di Gesù che si parlano e ci parlano. Maria guarda intensamente Gesù. E noi ci uniamo a San Bernardino per supplicare che Gesù fissi ognuno di noi per dirci: come vivi la tua vocazione? Sembra che Gesù fissa i nostri giovani, uno ad uno, per invitarli personalmente: tu, vieni e seguimi! Come ci parla questo quadro donatoci dai nostri padri! Ci domandiamo: a quale scopo di vita guidiamo i nostri giovani? Come possiamo rendere veramente grandi i nostri giovani? La grandezza umana cresce fin dalla adolescenza e perciò richiede un accompagnamento perenne.
Nella storia quanti uomini e donne hanno creato opere culturali, sociali, politiche e caritative (dalle università agli ospedali)! Questi uomini e donne hanno maturato tanta fecondità, lasciando segni storici, attraverso la loro giovinezza offerta a Cristo nella compagnia della Chiesa. Due esempi moderni sono San Padre Pio e Santa Madre Teresa di Calcutta. Ora li vediamo distanti da noi perché Santi, ma essi sono stati giovani come noi ed è nella loro giovinezza che è maturato tutto questo: padre Pio da adolescente entra nella fraternità dei cappuccini e madre Teresa da giovane diventa suora. Il Papa, alla GMG di Cracovia 2016, ha squarciato l’orizzonte futuro dei giovani dando coraggio nell’intraprendere la vita come dono: “Il tempo che oggi stiamo vivendo non ha bisogno di giovani-divano, ma di giovani con le scarpe, meglio ancora, con gli scarponcini calzati. Questo tempo accetta solo giocatori titolari in campo, non c’è posto per riserve. Il mondo di oggi vi chiede di essere protagonisti della storia perché la vita è bella sempre che vogliamo viverla, sempre che vogliamo lasciare un’impronta. La storia oggi ci chiede di difendere la nostra dignità e non lasciare che siano altri a decidere il nostro futuro. No! Noi dobbiamo decidere il nostro futuro, voi il vostro futuro! Il Signore, come a Pentecoste, vuole realizzare uno dei più grandi miracoli che possiamo sperimentare: far sì che le tue mani, le mie mani, le nostre mani si trasformino in segni di riconciliazione, di comunione, di creazione. Egli vuole le tue mani per continuare a costruire il mondo di oggi. Vuole costruirlo con te. E tu, cosa rispondi? Cosa rispondi, tu? Sì o no?”.
E’ bello qui ricordare ciò che maturava Paul Claudel, giovane agnostico, poi convertito al Cristianesimo: “Il mio cuore è gioioso, come il nido che ricorda e come la terra che spera sotto la neve, perché sa che tutto è dove deve essere e va dove deve andare, al luogo cioè assegnato da una sapienza.”. E poi così testimonia: “forse che fine della vita è vivere? Forse che i figli di Dio resteranno con fermi piedi su questa miserabile terra? Non vivere, ma … dare in letizia ciò che abbiamo. Qui sta la gioia, la libertà, la grazia, la giovinezza eterna! … Che vale la vita se non per essere data?”.
Quale è la legge della vita di un giovane cristiano? Testimoniare Gesù, morto e risorto per noi: “E’ giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà” (Gv 12, 23-26). Questa è la grandezza del giovane: così come l’Essere che lo ha creato, la sua vita è di essere dono; egli è simile a Dio. La legge dell’esistenza umana è l’amore nella sua realtà dinamica che è l’offerta, il dono di sé, come ha fatto Gesù.
Per questa missione della vita come dono, che cosa manca? La tua libertà, la tua decisione, il tuo impegno, il tuo sì. La concezione della vita umana in Gesù Cristo è quindi essenzialmente una tensione, una lotta, è un camminare, è una ricerca della propria completezza. Lo scandalo sarebbe fermarsi a una felicità contingente: “Guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi” (Lc 6,24-25).
- Come educare alla vita come vocazione.
La vocazione ha tre dimensioni: la vocazione al matrimonio cristiano, al sacerdozio, alla vita religiosa. A queste tre mete siamo chiamati ad orientare coraggiosamente i nostri giovani. La vocazione è un progetto di vita strettamente legato al raggiungimento della nostra felicità a cui Dio ci chiama. Per questo la vocazione tocca tutti, davvero tutti, e in modo assolutamente misterioso e del tutto personale: siamo sempre chiamati per nome, come Samuele (cfr. 1 Sam 3). La vocazione è il nesso della nostra vita col Mistero, da cui la vita dipende. Ma poiché il Mistero si è fatto uomo, la vocazione è il rapporto della nostra vita con Cristo. La vocazione è poter rendere felici gli altri perché anch’io sono felice. Per esprimere questa realtà della vocazione ci sono due parole importanti. La prima è l’accompagnamento da parte della Chiesa (sacerdoti, educatori e soprattutto genitori). La seconda parola è la missione: per innamorarsi della vocazione occorre aprirsi alla missione, perché la destinazione della vocazione è il prossimo. Dio sceglie uno del popolo per una missione che riguarda il futuro di tutto il popolo.
3- I criteri della vocazione per renderla vera:
-la preghiera, che apre il giovane agli orizzonti luminosi di Dio. Nei sacramenti sperimentiamo storicamente di essere inseriti in questo rapporto d’amore di Dio con noi. Il sacramento più educativo alla vocazione è la Confessione;
-una guida autorevole. Per la mia vocazione alcuni miei padri spirituali sono stati decisivi, dei veri salvatori, che coraggiosamente mi hanno guidato. In ogni parrocchia ci sia un luogo di pastorale vocazionale, con sacerdoti, catechisti, famiglie che orientano;
-il cuore del giovane sempre aperto al paragone e nel confronto con i “grandi” della storia, come accadde a sant’Agostino;
-il filo mariano della vita: invocare la Madonna dà certezza sulla chiamata di Gesù.
Conclusione
Come sempre ci poniamo delle domande per poter riflettere e proporre:
-come preparare e accompagnare le giovani coppie alla vocazione al matrimonio cristiano?
-cercando di far conoscere i nostri seminaristi, come suscitare nei giovani la vocazione al sacerdozio?
-conoscendo i nostri monasteri e le varie comunità religiose, maschili e femminili, come affascinare i giovani alla vita religiosa o monastica?
Le invocazioni:
– Madre dei nostri sacerdoti e seminaristi, prega per noi,
– Madre delle nostre monache e suore, prega per noi,
– Madre dei nostri monaci e religiosi, prega per noi,
– Madre dei nostri giovani sposi, prega per noi.