Novena: 7 giorno – Madre della Chiesa come compagnia

Presentiamo le omelie del nostro Vescovo emerito Mons. Giancarlo Vecerrica per la Novena della Madonna del Buon Gesù 2017. Cliccando questi link troverete le omelie precedenti:

Qui sotto l’omelia per il 7° giorno, cioè il 5 settembre.

 

In questi giorni, abbiamo riflettuto e pregato sulla Madonna che educa in nostri giovani alla vita come fede, alla vita come appartenenza alla Chiesa. Questa sera proponiamo la Madonna che educa alla vita come amore alla comunità ecclesiale. La Madonna è Madre di tutti, adulti e giovani. Non esistono adulti senza giovani, sarebbero infecondi; non esistono giovani senza adulti, non avrebbero padri e madri.

  1. La Chiesa, la casa della compagnia per imparare ad amare.

Ritorniamo, come sempre, al nostro quadro della Madonna del Buon Gesù: Dio è diventato bambino e la Madonna lo adora e prega per noi, come farà poi con la prima Chiesa nata nel Cenacolo e dilatata poi nella storia. La Chiesa è il dono di comunione tra tutti. Ci si appassiona a questa realtà non perché ci sono persone buone, brave, simpatiche, ma perché c’è una autentica simpatia, che è quella a Gesù. La Madonna è in questo luogo di comunione, creato da Gesù, per indicarci da chi andare per essere felici, come all’inizio fece con gli sposi di Cana.

La Chiesa è comunione di vita nuova donataci da Gesù, non un’accozzaglia di personaggi, più o meno buoni o simpatici. La Chiesa è la casa della comunione divina che si incarna nell’umano. La Chiesa è Cristo che continua a condividere e valorizzare la nostra vita per sempre.

La carità, emblema sommo della comunità cristiana, è abbandono di sé a Cristo, che mi si offre attraverso i volti del prossimo.

La Chiesa è il luogo per amare, per crescere insieme, per donare. Più doni, più ricevi, così ci dice il Vangelo: “non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici” (cfr. Gv 14,13).

  1. Il posto dei giovani nella comunità.

Il vostro posto è far parte di una straordinaria compagnia. Pertanto aiutiamoci a rinnovare la coscienza che questo luogo è il luogo dell’amore vero, per aprirci a tutti. Nella compagnia della Chiesa si aprono orizzonti straordinariamente nuovi

Cari giovani, perché è bello appartenere alla Chiesa? Vi risponde Papa Francesco dalla GMG di Cracovia 2016: “Cari giovani, non siamo venuti al mondo per “vegetare”, per passarcela comodamente, per fare della vita un divano che ci addormenti; al contrario, siamo venuti per un’altra cosa, per lasciare un’impronta. E’ molto triste passare nella vita senza lasciare un’impronta. Ma quando scegliamo la comodità, confondendo felicità con consumare, allora il prezzo che paghiamo è molto ma molto caro: perdiamo la libertà. Non siamo liberi di lasciare un’impronta. Perdiamo la libertà. … Dio aspetta qualcosa da te. … Dio aspetta te. Dio viene a rompere le nostre chiusure, viene ad aprire le porte delle nostre vite, delle nostre visioni, dei nostri sguardi. Dio viene ad aprire tutto ciò che ti chiude.”.

I giovani nella Chiesa sono chiamati ad essere protagonisti nel creare nuove forme di vita vera, di amore generoso, di carità operosa, chiamati a creare nuove comunità. Cari giovani, il mondo in cui noi adulti vi abbiamo messo è un mondo che educa all’odio e alla violenza, alla divisione e soprattutto all’egoismo. Fa inorridire sentire certi politici e opinion-leader che incitano alla chiusura, al razzismo, all’individualismo. Voi giovani siete chiamati nella Chiesa a riportare la carità evangelica che nei primi secoli del cristianesimo ha costruito comunità nuove, piene di amore e di condivisione. Siate imitatori del Santi della carità, come san Giovanni Bosco, Madre Teresa di Calcutta. Siate dei nuovi don Bosco, delle nuove Madre Teresa.

  1. Il posto degli adulti, come accompagnatori dei giovani

E’ quello di educare all’appartenenza, cioè di accompagnarli sempre, come parte di sé.

E’ quello di non lasciare mai soli i giovani. E’ preoccuparsi costantemente della loro crescita e della loro salvezza. Se un giovane non è aiutato a legare la sua vita al Mistero, a Gesù, alla Chiesa, secondo il percorso svolto fin qui, il povero giovane si perde “come pula che il vento disperde” (cfr Salmo 1) o è vittima della “ubris”, della violenza, dell’affermazione di sé secondo la reazione.

La famiglia cristiana, innanzitutto, deve essere questo luogo di educazione all’appartenenza alla vita di comunità della Chiesa. Per realizzare questo, al primo posto ci deve essere la testimonianza dei genitori nel vivere l’esperienza della gratuità: che tutto è dono, per questo la preghiera dell’appartenenza familiare è il Padre Nostro. La famiglia sia il luogo dello stupore, in cui si realizza l’“ama il prossimo come te stesso”. La famiglia sia il luogo della gratitudine per la fecondità, per il figlio che nasce, perché è donato e quindi non è proprietà dei genitori, ma dono di Dio. Così tutti, in famiglia, si appartiene all’unico Padre e al suo Figlio Gesù.

Il servizio degli adulti è quello di accompagnare i giovani a vivere la vita di comunità.

Ecco come educare a vivere la vita di comunità nella Chiesa:

  • Presentare il Cristianesimo come proposta, non imposta, ma offerta sempre presente, testimoniata dai genitori stessi.
  • Accompagnare e condividere la vita dei figli, sempre e dovunque.
  • Correre insieme il rischio educativo, affidandoli alla libertà di sbagliare, ma sempre con il confronto aperto.
  • Creare una compagnia stabile, in una fedeltà assoluta. Dio è fedele anche se lo tradiamo. La compagnia deve essere sempre pronta ad intervenire con il perdono, con la misericordia, con l’amore.

I giovani con gli adulti siano i protagonisti della carità in famiglia e nel mondo

La nostra natura è esigenza di rapporti. Tutto il Vangelo è in questo servizio a chi ha bisogno, ai poveri. Tanto più sviluppiamo, insieme, la nostra natura umana, che è esigenza di carità e partecipazione all’esperienza cristiana, che è amore, tanto più creiamo un clima favorevole di crescita e di sviluppo di personalità capaci di creare e guidare la civiltà dell’amore.

Ecco come crescere in questa dimensione caritativa:

  • con Il sovvenire ai bisogni altrui, nell’amore alla persona;
  • coll’amicizia e la compagnia come metodo di incontro;
  • colla condivisione dei bisogni;
  • colla testimonianza nell’appartenenza alla Chiesa come la comunità gratuita;
  • colla certezza di vivere una compagnia che non ti abbandona mai.

Conclusione

Le domande di lavoro sono:

  • come riportare il metodo comunionale nelle famiglie, nelle comunità parrocchiali e nelle associazioni, come renderle una compagnia reale e missionaria?
  • come creare e sostenere le comunità dei giovani?
  • come educare a vivere la carità in maniera reale e coinvolgente?

Le invocazioni sono:

  • Maria, Madre della vita come compagnia, prega per noi
  • Maria, Madre delle comunità dei giovani, prega per noi.