Costanza: la carta e la penna

Una nuova «Opera Moderna» di don Umberto Rotili, che racconta la storia di Madre Costanza.

Sono entrato in contatto con la figura di Madre Costanza Panas quasi per caso. Nel corso dei miei anni da sacerdote, (arrivati ormai a ben 19!!!) più volte ho celebrato messa presso il Monastero delle Cappuccine di Fabriano. Ho sempre trovato le monache molto accoglienti, simpatiche, ma sopratutto molto moderne per essere di clausura. Anche io, come tanti, negli anni di seminario mi ero fatto una idea della clausura, come di qualcosa che fosse anacronistico e antico, ma quando conobbi Suor Chiara la allora badessa del monastero, rimasi affascinato dalla sua modernità, la sua forza e il suo carisma.

Suor Chiara mi raccontò la sua storia e iniziammo una frequentazione spirituale bella e importante e da lei venni a sapere della figura di Madre Costanza, una monaca che tanti fabrianesi hanno conosciuto e che ancora ricordano bene, perché chi l’ha incontrata, non l’hai mai più dimenticata, per la luce che emanava e la profonda fede che trasmetteva.

In quel periodo, forse per la giovane età, forse perché il mio interesse al mondo spirituale era meno forte di adesso, non mi interessai particolarmente alla vita di Madre Costanza, eppure il suo nome sbucava fuori spesso nella vita della diocesi, soprattutto perché in quegli anni era stato avviata la causa di beatificazione che l’avrebbe portata poi ad essere riconosciuta dalla Chiesa come modello di santità.

Furono però tre anni fa, che in maniera preponderante, iniziai a studiare la sua vita per conoscere meglio questa donna di cui tanti parlavano; cercai notizie su internet, presso il nostro archivio diocesano e perfino chiedendo a chi l’aveva conosciuta: non erano molte le fonti su cui documentarsi. Mi ci volle un po’ a mettere insieme i pezzi, ma la sua vita era così affascinante, che decisi di scrivere un’opera teatrale su di lei, per farla conoscere a tutti.

Starete pensando: cosa avrà una monaca di così affascinante? Anche io in origine mi ripetevo questo, poi entrando dentro la sua vita, mi sono ritrovato a pensare che fosse vissuta ai giorni d’oggi e non a cavallo tra fine ottocento e inizio novecento, tanta era la modernità del suo pensiero, la ricchezza delle sue scoperte e lo stile di vita che conduceva prima di farsi monaca. Poi il motivo per cui si ritrovò a Fabriano, la stranezza delle coincidenze che la portarono a ritrovare una fede abbandonata per vestiti, acconciature e feste mondane, una schiera di giovanotti che la corteggiavano e quello sguardo di Dio che mai l’avevo persa di vista, nemmeno quando Agnese (questo il suo nome prima di entrare in monastero) era così affascinata da Venezia, ma aver dimenticato ogni cosa della fede che suo zio prete le aveva trasmesso.

Tutto questo mi ha portato a scrivere questa Opera Moderna (non la chiamo «Musical» perché non rispecchia le caratteristiche di tale spettacolo, e non la chiamo «Oratorio Sacro» per lo stesso motivo) è un unicum nel suo genere: parole e musica si fondono per trasportare chi ascolta in un mondo surreale e onirico, fatto di presenze e di assenze, di santi e di persone concrete, di storie intrecciate che il tempo aveva separato e che nell’oltre di Dio si ritrovano. Le musiche, totalmente originali e composte dal bravissimo e talentoso M° Marco Ricco, un ragazzo splendido, celato dietro al suo essere nerd, che lo porta a nascondersi a volte in un mondo fatto di arte, sono capaci di trasportare chi le ascolta nel magico mondo dello Spirito, elevando l’anima a ben più alti livelli. Le parole dei testi musicali, uscite dalla mente artistica di Fabrizio Perini, danno vita a un sublime incontro di sacro e profano, di santità e umanità, di musica e parole; il tutto condito da un gruppo di 30 elementi che ballano, cantano, recitano, muovendosi nello spazio sacro della Chiesa, come fossero anime venute dall’Oltre a raccontarci la Luce.

Perché «la carta e la penna»?

Perché Costanza era questo: una donna che scriveva e che nel suo scrivere conosceva sempre meglio e nello stesso tempo trasmetteva il volto di Dio agli altri, affascinando chiunque. La penna perché lei stessa è stata una penna nella mano di Dio, affinché la sua Parola arrivasse a ogni cuore; la carta, perché fu il mezzo che la condusse a Fabriano dalla città di Venezia dove viveva, ma allo stesso tempo è la strada che Dio ha usato per lei e per far arrivare a tutti un messaggio di speranza, di vita, di pienezza.

Venite a scoprire Madre Costanza Panas, venerdì 23 settembre alle ore 21.30 nella Cattedrale di San Venanzio dove verrà eseguita per la prima volta questa Opera Moderna a lei dedicata, all’interno delle manifestazioni del Convegno Pastorale Diocesano, oppure domenica 9 Ottobre dopo la Beatificazione (che sarà alle ore 17.30 in Cattedrale) presso la Chiesa della Misericordia.

don Umberto Rotili