Meditazioni sull’Avvento direttamente dall’Eremo di San Silvestro

Pubblichiamo con piacere due articoli a cura di Don Vincenzo Bracci – Direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano Fabriano- Matelica e Priore dell’Eremo di San Silvestro

QUESTA “MANIFESTAZIONE” PER NOI
Il nostro Avvento-Natale

Il valore vitale della Liturgia della Chiesa si deve scoprire anche dal considerare che nonostante ogni avversa situazione la Comunità ancora e sempre si accinge a vivere un altro anno pieno di contenuti, ricolmi di grazie, carico di eventi da affrontare e di mali da vincere. Passano le mode, mutano le culture, sono in crisi le ideologie, crollano i regimi, avanza il progresso materiale, emergono altre comunità di popoli… e la Chiesa seguita a celebrare gli eventi storici di Cristo adorandolo insieme con il Padre e con lo Spirito.
La celebrazione, dunque l’arco compatto dell’anno liturgico tutto celebrativo, è la contestazione vera di ogni male. La Domenica ad esempio contesta la pressione – più o meno volontaria ed innocente – della vita moderna sugli uomini e sull’uomo persona, liberandolo, sottraendolo, dallo sfruttamento del “giorno-per-giorno”.
La celebrazione, l’anno liturgico, in specie la Domenica, come gemma preziosa intangibile e irrinunciabile dei cristiani, debbono essere rilanciate per convincere in modo instancabile, in specie nella santa omelia eucaristica. Perché per essere autentica, vera “cristiana una celebrazione, come ribadisce da sempre lo specialista prof. Crispino Valenziano, antropologo e liturgista, deve essere:
-comunitaria: è il fatto, cioè, di tutti i fratelli che si identificano nella fede in Cristo Risorto, datore dello Spirito e Guida al Padre;
• bella: l’espressione migliore, più accettabile, più desiderabile, più benefica della Comunità adorante;
• gioiosa: della gioia biblica che parte dalla Risurrezione e traversa tutta la vita dei battezzati e confermati, senza essere mai spenta da nessuna idea, da nessun evento per quanto infausto;
• gratuita: la celebrazione non deve mai essere ”finalizzata”a scopi, per quanto urgenti ed in apparenza indispensabili, che non siano celebrare Cristo nel mondo attraverso il suo Mistero di salvezza, di amore e di comunione. Tali scopi trovino il loro necessario modo e sede opportuna prima e dopo la celebrazione, comunque sempre fuori della celebrazione della Chiesa;
• festiva: la Domenica, le Feste del Signore, di Maria, dei santi, della Chiesa siano vere “feste”, che celebrando il Mistero creino nei fedeli il senso plenario della “festa” per il Signore, ma festa “per noi – oggi – qui”, “festa” che è espressione e comunicazione di un profondo “sentire” con Cristo (Filippesi 2,5; 6-11), sempre in favore degli uomini;
• dossologica: cioè glorificante, che dando gloria a Dio porti i figli di Dio, la sua famiglia nel mondo, alla comunione celebrativa con Lui; senza la glorificazione di Dio, come talvolta si fa imprudentemente, la celebrazione è morta nel nulla: poiché dando gloria al Padre con la Croce, Cristo ci salva;
• alienante: cioè che abbia tale potenza da liberare gli uomini dal quotidiano massificante, sfruttante, degradante, disumanizzante, per il bello, il vero, il gioioso, il gratuito divino, sempre in favore degli uomini.
Così ci prepariamo a celebrare l’Avvento-Natale, cioè la “Manifestazione di Dio per noi”.
Come per ogni santa Domenica, anche in Avvento e Natale la celebrazione ha le sue leggi. La Chiesa le stabilisce a partire dal Lezionario e , nessuno dopo ha diritto di deformarle, introducendo tematiche “a soggetto”, di moda, ad effetto, che lasciano sempre il tempo che trovano. Mentre la celebrazione è efficace sempre, se rispettata, per i suoi contenuti propri.
Così, ancora, noi nel Nome di Dio abbiamo iniziato il nuovo anno liturgico, anno di grazia e di misericordia, fecondo di opere spirituali ma anche e non meno di opere “sociali”, come la Chiesa desidera e ci impegna.


L’AVVENTO IN FAMIGLIA
(LA CORONA DELL’AVVENTO)

VIENI, Signore Gesù, Maran a tha, in ebraico, è la preghiera di questo tempo. Veramente Gesù viene sempre per noi nella Liturgia e negli avvenimenti di ogni giorno, nell’amore delle persone care e nella persona di chi ha bisogno, ma l’Avvento prepara la «memoria» della Venuta del Figlio di Dio nella carne; Dio nato da Maria e divenuto uomo per noi.
Questa «memoria» è per noi un «oggi», direbbe S. Leone Magno, poiché realmente Egli viene «per me» il 25 dicembre, come ogni giorno e perciò l’attesa è vera. Essa diventa quindi attenta, gioiosa e si esprime concretamente anche con segni che grandi e piccoli possono vivere in famiglia.
L’Avvento è un tempo di 4 settimane o, per chi abita nella diocesi di Milano, di 6 settimane. Un modo per viverlo in famiglia potrebbe essere questo: preparare l’angolo della preghiera con il colore dell’Avvento.
Una tradizione nata nell’Europa settentrionale si sta diffondendo anche tra noi: LA CORONA DELL’AVVENTO.
La Corona è segno di vittoria: la vittoria di Cristo, Luce del mondo, sulle tenebre della morte e del peccato; ricordiamo che il Natale viene il 25 dicembre, giorno del solstizio d’inverno, dopo il quale i giorni diventano più lunghi: la luce vince sulle tenebre.
La Corona si fa dì pino o di abete, piante sempre verdi che ci ricordano il Signore sempre vivo. Il verde è anche il colore della speranza. Il viola con cui sarà adornata è simbolo della preparazione vigilante e austera.
La breve celebrazione della famiglia che vive l’Avvento può essere strutturata come segue.
Ogni domenica tutti si radunano intorno alla «corona» invocando la venuta del Signore con il canto e la preghiera. Uno dei bambini accende una luce o due o tre o quattro (o cinque e sei!) a seconda della domenica. Sul tavolo accanto alla Corona può esserci la Bibbia o il messalino e una Icona di Maria Vergine dell’Avvento, modello dell’attesa.
1 Il papà o la mamma dicono:
Questa luce è per noi il regno di Dio, che ha detto: «lo sono la luce del mondo».
Grazie, Signore, per la gioia di questa luce e per il tuo Figlio Gesù di cui noi prepariamo la venuta in questo tempo di Avvento.

2 Si fa una breve lettura della Parola di Dio della domenica, per esempio:
Nella prima domenica:
«Parola del Signore: ecco verranno giorni nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e alla casa di Giuda» (Ger. 33,14).
Nella seconda domenica:
«Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri » (Mc 1,2-3).
Nella terza domenica:
«Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini» (Fil 4,4-5).
Nella quarta domenica:
«Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù» (Lc 1,30-31).

3. Possono seguire queste o altre formule di preghiera:
1a Domenica:
«Signore, tu vieni in mezzo a noi in molti modi. In questo tempo di Avvento apri i nostri occhi ai segni della tua presenza. Vieni, Signore Gesù».
2a Domenica:
«Signore, tu sei luce per la nostra strada. Convertici, cambiaci. Sii con noi nel cammino della vita. Vieni, Signore Gesù».
3a Domenica:
«Signore, tu sei il vivente, tu ci ami. Tu sei vicino ai piccoli e ai poveri. Rendici attenti a tutti coloro che sono nel bisogno. Vieni, Signore Gesù».
4a Domenica:
«Signore, tu sei il Dio-con-noi, l’Emmanuele. Rendici disponibili alla tua Parola, sull’esempio di Maria, tua madre e nostra madre. Vieni, Signore Gesù».

Preparare la “Corona dell’Avvento” è molto semplice: basta fissare dei rametti di pino o di abete su un cerchio di fil di ferro o dì legno di circa 35 cm di diametro, ornarla delle 4 o 6 candele e con un nastro viola.