C’è un’Italia alla quale manca il fiato per continuare a lavorare, a sperare, a combattere. Decine di migliaglia di persone, famiglie, e aziende sono costrette a fare i conti con il sovraindebitamento; famiglie che finiscono nel giogo dell’usura con pesanti effetti sociali. Un fenomeno cresciuto negli ultimi anni a ritmi inquietanti in un circuito di marginabilatà economica, sociale e umana che si alimenta di silenzi, paura, vergogna, che non di rado spinge nel meschino e odioso metodo dell’usura. Le cause del fenomeno sono iniziati dal modello di crescita economica che, negli ultimi decenni, ci ha guidati verso uno sviluppo insostenibile, imperniato sulla leva dei consumi. Ognuno di noi ha subito un bombardamento mediatico, finalizzato a convincerci che non si puo rinunciare a quasi nulla del superfluo e farci concludere acquisti a ogni costo, persino indebitandoci a tassi prossimi all’usura. Spesso si firma un contratto anche con finanziare senza farci neppure due conti in tasca. L’usura non è un fenomeno immobile ma il contrario, evolve al passo con i tempi che colpisce soprattutto piccoli imprenditori i quali, per pagare i proprio fornitori o evitare scoperti bancari, si fanno prestare dal mattino alla sera (magari 1.000 euro) da restituire maggiorate anche del 10%. Secondo il rapporto di SOS Impresa con l’inasprirsi della crisi, cresce la quantità di denaro richiesto agli strozzini. L’usuraio spesso si accontenta di tasse e di interesse modesti, annodando un doppio cappio al collo dell’imprenditore costringendolo a pagare imponendogli la propria partecipazione nell’azienda fino a sottraigliene la proprietà. Ci sono poi usurai cosiddetti “in colletto bianco” protagonisti occulti o meno che occupano posti rispettabili. Questi signori conoscono molto bene i meccanismi del mercato del credito legale e spesso anche le condizioni economiche delle proprie vittime con rischi per loro molto contenuti dato che pochissime trovano successivamente il coraggio di puntargli il dito contro. Le banche spariscono, chiudendo i rubinetti del prestito, principale causa del ricorso agli strozzini. Basterebbe che gli istituti di credito che ormai da mesi hanno la possibilità di accedere ai prestiti pressoché illimitati dalla banca centrale europea fossero più sensibili nella concessione di denaro loro assegnato al tasso irrisorio dell’1%. È necessario che tutte la banche e gli istituti di credito recuperino i loro ruolo sociale di solidarietà a favore dei clienti che per anni le hanno foraggiate e che oggi sono caduti in disgrazia. Sono molte ormai le Caritas diocesana impegnate in tutta Italia nella prevenzione nel fenomeno dell’usura verso famiglie sovraindebitate.
Direttore Caritas Diocesana
Edmondo Ercolani