Omelia di Mons.Giancarlo Vecerrica per L’Ordinazione Presbiterale di Don Piotr Talarczyk

 

1. L’Ascensione è la  nuova presenza di Gesù per esserci contemporaneo. 
Che cosa significa questo salire al cielo di Cristo? Significa che Cristo è entrato nella verità definitiva, nella realizzazione della vita divina. La verità definitiva di Cristo è quella di essere il Signore di tutte le cose, in quanto tutte le cose consistono in Lui.
Anche se noi non vediamo il “come”, Cristo è la consistenza mia e tua, perciò l’Ascensione di Cristo  in cielo significa che io sono fatto di Cristo, tu sei fatto di Cristo, i fiori e le stelle sono fatti di Cristo.
L’Ascensione al cielo è il definitivo possesso di Cristo di tutta la realtà. I due angeli – nella prima lettura – dicono: “ … perché state a guardare il cielo?”. 
Il cielo non è un “aldilà” ma il livello ultimo delle cose. Dire che Cristo è asceso al cielo equivale a dire che Cristo è sceso nella profondità delle cose, del nostro essere. San Paolo – sempre nella seconda lettura – pone questo rapporto tra ascensione e discesa: “ma cosa significa che ascese se  non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli per essere pienezza di tutte le cose”.
L’Ascensione è il mistero della trasfigurazione delle nostre azioni, è il mistero della quotidianità: Cristo è il primo uomo che scende a prendere possesso della radice di tutte le cose. Ascendendo in cielo trascina dietro di sè anche noi. L’Ascensione è la festa della liberazione e della trasfigurazione: “la nostra natura umana è elevata in Cristo”, secondo l’espressione di San Leone Magno.

 

2. L’Ascensione è la festa della vocazione. San Paolo fa una esortazione accorata, nella seconda lettura: “comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito …”.
L’Ascensione è la festa della verginità e del celibato, che sono il possesso pieno, assoluto, totale di tutta la realtà: “tutto è vostro, ma voi siete di Cristo”, come dice San Paolo.
La verginità è il possesso di tutto con il distacco: le persone e le cose non sono tue, ma di Cristo. Così scendiamo al fondo delle cose. Con Cristo, cui ci doniamo totalmente nel celibato, si vive meglio tutto. Il celibato è vivere le cose secondo verità, come le possiederebbe Cristo, Signore e Creatore: vivere i rapporti con le persone secondo come esse sono, che cioè  appartengono a Dio. E’ far emergere il rapporto con Dio, vissuto nella condizione in cui ti trovi: se sposato vivere il rapporto moglie – marito alla luce di Dio, ognuno è di Dio; se chiamato alla verginità o al celibato si è chiamati a vivere come Cristo, non sposarsi per il regno di Dio. Con Cristo, Signore della vita, nessuno, sposato o celibe, possiede di  meno, tutti possiedono di più, cresce il gusto di tutto. Verginità e celibato però sono il modo più potente di possedere la realtà: ci rende capaci di possedere a quel modo con cui possedeva Gesù. L’Ascensione allora è il paradiso in terra: non sarà non possedere, ma possedere di più e tutto.

 

3. L’Ascensione è la festa del sacerdozio.
Il sacerdote è colui che testimonia la passione per Cristo, perciò per la Chiesa e per il mondo. Non un “attivista”, ma un testimone, pieno del distacco, perciò senza paura di perdere, sempre gioioso.
Chi ha tutto non ha bisogno di “contentini”; chi ha tutto richiama chi è appiccicato alle persone e alle cose; chi ha tutto capisce i poveri e li ama; chi ha tutto si dà tutto ed è buono con tutti, non escludendo nessuno.
Caro Piotr! Ecco le promesse sacerdotali che sei chiamato a compiere. Sono certo che sarai sacerdote così come prometti. Ho percepito la tua personalità, umile e obbediente, –  l’ho anche indicata alla nostra comunità dei giovani preti – e la riconosco frutto della tua educazione familiare e del cammino neocatecumenale che hai vissuto nel seminario “Redemptoris Mater” di Macerata, verso i quali, famiglia e seminario, sono immensamente grato.
Carissimi sacerdoti! Questa sera vibrate di questa riscoperta del tutto che Gesù vi dà  per liberarvi dai fardelli che si sono appiccicati al vostro sacerdozio. Non impossessatevi delle persone, non sono vostre, non sono per voi. Vi basta Cristo e la sua Chiesa.
Consacrati! Fate vedere che nella verginità si possiede tutto.
Uomini e donne sposati! Testimoniate che vivere la vocazione al matrimonio cristiano è rendere bella e unita la vita di tutti.
Giovani! Scegliere di seguire Cristo in forma radicale, come la vocazione sacerdotale, che è vivere il   paradiso in terra e offrirlo a tutti.

 

4. L’Ascensione è la festa dei carismi, dell’umano che brilla, che fiorisce e risplende. La vocazione è Gesù che chiama, non tu che ti chiami e ti definisci troppo o poco disponibile, troppo o poco adatto.
La vocazione nasce in un carisma, in un cammino, in un popolo educante, con sacerdoti appassionati della vocazione sacerdotale.
Tu, caro don Piotr, hai avuto il carisma del cammino neocatecumenale che ti ha condotto a questa missione sacerdotale che oggi ti apre alla totalità. Rimani fedele a questo tuo cammino e sarai fedele alla Chiesa e al presbiterio che ti accoglie.
La nostra diocesi, quest’anno, fiorisce nel vivere l’anno vocazionale. Sono veramente pieno di entusiasmo per come questa nostra Chiesa mi segue, soprattutto su questo tema vocazionale. Tu, caro don Piotr, sei chiamato a suscitare nuove e belle vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata, al matrimonio cristiano.
Ti affido il messaggio che il Papa ha dato ai preti novelli di Roma: “risalta con forza che, per il sacerdote, celebrare ogni giorno la Santa Messa non significa svolgere una funzione rituale, ma compiere una missione che coinvolge interamente e profondamente l’esistenza, in comunione con Cristo Risorto che, nella sua Chiesa, continua ad attuare il sacrificio redentore”.
Celebrare l’Eucaristia, allora, è già vivere  la vera missione, è essere missionari sempre!
La Madonna del Buon Gesù, nostra patrona, ti renda sacerdote sempre missionario tra noi e nel mondo.

 

  + Giancarlo Vecerrica