Sussidio storico-liturgico su uno dei temi trattati nell’ultima conferenza del 18 /4/2012

 

 

LE ORDINAZIONI ANGLICANE

Il papa Leone XIII, con la bolla “Apostolicae Curae” dichiarò che le ordinazioni anglicane, fino ad allora, non erano valide. Alle stesse conclusioni era pervenuta anche la Chiesa Ortodossa russa: Nel 1886 ci fu un incontro tra anglicani e alcuni vescovi russi, gli anglicani chiesero la reciprocità nel riconoscimento della validità delle rispettive ordinazioni, non se ne fece nulla, gli ortodossi non andarono oltre la semplice cortesia.

La ragione è questa: durante il regno di Enrico VIII, una volta consumata la separazione da Roma, i vescovi continuarono ad essere ordinati validamente, ma con l’avvento del successore Edoardo VI la Chiesa di Inghilterra recepisce molte dottrine luterane, anche ad opera dell’arcivescovo Crammer, validamente ordinato. Crammer, alla morte del re abolisce il Pontificale Romano ed il Messale, sostituendolo con un “Officio di comunione” e con un “Ordinale” pieno di testi provenienti dalla Riforma e di altri del tutto nuovi, che poi nel 1552 modifica nuovamente in senso maggiormente “riformato”. Crammer aveva in mente di escludere dalla nuova liturgia qualunque riferimento al concetto di sacrificio e di sacerdozio. Nel nuovo Ordinale non si accenna quale potestà viene conferita con l’Ordine sacro, al potere di consacrare e di offrire il sacrificio a Dio, sono omesse le unzioni ed è omessa la “traditio instrumentorum” (messale, calice, patena, ecc). La preghiera di consacrazione viene abbreviata e separata dalla imposizione delle mani. Con questo Ordinale vengono consacrati anche 6 vescovi. Con l’avvento di Elisabetta I, la Chiesa di Inghilterra assume nel rito maggiori forme di protestantizzazione. Elisabetta scelse per la sede primaziale di Canterbury il suo cappellano Matteo Parker, ma nessun vescovo validamente ordinato voleva consacrarlo. Fu ordinato da tre vescovi ordinati con l’Ordinale di Crammer, uno di questi Barlow non si è certi che fosse stato ordinato vescovo in un qualche modo, mancando ogni documento a riguardo. Per l’ordinazione fu utilizzata questa formula ” “ «Accipe Spiritum Sanctum ac memento ut exsuscites gratiam Dei, quae in te est per………. Non enim dedit nobis Deus spiritum timoris, sed virtutis et caritatis et sobrietatis. …”, in cui non si parla dell’ufficio episcopale. Nel 1662, gli anglicani dubitando loro stessi della validità delle loro ordinazioni aggiunseno nella formula di ordinazione espressa nell’ordinale ” Accipe Spiritum Sanctum in officium et opus Episcopi in Ecclesia Dei ” Se questa formula può considerarsi accettabile, questo avveniva però dopo 103 anni dalla consacrazione di Parker e in qual tempo non esistevano più vescovi validamente ordinati, con la conseguenza che la successione apostolica era stata interrotta. Ci sarebbe poi da parlare dell’intenzione dei consacrandi di fare quello che fa la Chiesa, nel conferimento dell’ordine, ma fermiamoci qui. Alla conferenza se ne è parlato ampiamente.

Dal 1887 si intensificarono i rapporti con i vecchi cattolici fino ad entrare in reciproca comunione e alcuni vescovi furono ordinati tali da vescovi veterocattolici che hanno la successione apostolica. Altri ancora furono ordinati da vescovi

ortodossi. Gran parte sono stati ordinati all’interno della Chiesa d’Inghilterra, Tutto questo fa in modo che non si possa dire che la validità delle attuali ordinazioni anglicane si sia ristabilita, per cui i vescovi anglicani che aderiscono alla Chiesa Cattolica (come i primi tre che sono entrati nel nuovo Ordinariato Personale di Nostra Signora di Walsingham) o presbiteri, sono riordinati sacerdoti, naturalmente a partire dal diaconato, “sub conditione”. Essi sono coscienti del dubbio della loro ordinazione e con molta umiltà (assolutamente encomiabile) chiedono alla Chiesa che l’ordinazione sia reiterata. Certo che se la loro prima ordinazione fosse valida, la nuova non avrebbe efficacia; questo spiega anche perché ai vescovi anglicani che entrano nella Chiesa cattolica e sono riordinati presbiteri, la Santa Sede concede di poter conservare le insegne episcopali, croce pettorale, mitra e pastorale.

Riporto alcuni scritti di ecclesiastici anglicani di vari periodi storici, a partire dallo scisma da Roma, che spiegano bene come intendevano il loro status di ordinati: questi non avrebbero mai inteso di ricevere e trasmettere l’ordine sacro così come creduto dalla Chiesa Cattolica, dalle Chiese Ortodosse e come inteso prima della Riforma. Il vicario di Exton (anglicano), infatti, nell’«Echo» scriveva «Noi non crediamo vi siano Ordini nel senso cattolico e consideriamo l’imposizione delle mani come una semplice e formale ammissione nel ministero di una denominazione qualunque. Nella Chiesa episcopale (anglicana) noi riceviamo l’ufficio di ministrare al popolo dall’ufficiale capo, il vescovo… Nella nostra Chiesa non esistono né vescovi, né sacerdoti, né sacrifici… Noi siamo soltanto ministri, come i nostri fratelli delle Chiese dissidenti (i protestanti)». «Con la riforma – scrive un altro «clergyman» sul «The Rock» – i capi della Chiesa d’Inghilterra si separarono deliberatamente ed effettivamente dalla Chiesa di Roma, ripudiando il suo insegnamento sul sacerdozio e sull’episcopato, e perciò non ebbero mai, nell’ordinare, alcuna intenzione di conferire il sacerdozio, considerando il “sacerdotalismo” come ingiuria al sacerdozio di Cristo…». E il vescovo anglicano di Liverpool, Dr. Ryle: «L’ecclesiastico della Chiesa romana è un vero prete, il cui principale ufficio è di offrire il sacrificio della Messa; per contro, l’ecclesiastico anglicano in nessun modo è prete: sebbene sia così chiamato, egli è soltanto un presbitero». L’arcidiacono di Liverpool, Dr. Taylor, aggiungeva: «È un fatto storico che dall’”Ordinale” del 1550 non solo fu esclusa per l’ordinazione la formula sacrificante “accipe potestatem offerre sacrificium”, ma altresì ogni traccia dell’idea di sacrificio e di sacerdozio; è vero che vi è conservata la parola “prete”, ma le funzioni e le manifestazioni proprie del prete sono svanite». Stando così le cose, nell’ordinazione anglicana, manca la forma e l’intenzione di conferire il diaconato, il presbiterato e l’episcopato così come inteso dalla Chiesa Universale. Questo si capì da subito: quando il Card. Polo, legato papale in Inghilterra, al tempo della Regina Maria (nel breve ripristino della comunione con Roma; Maria era cattolica) tentò di riordinare le diocesi inglesi, stabilì (con l’approvazione del Papa Paolo IV) che i vescovi venissero riordinati, perché «non servata forma et intentione Ecclesiae». Sant’Agostino scriveva che “La Chiesa dei battezzati è il mistero- …. di Cristo, presente nella Chiesa attraverso l’intenzione del ministro…”

Diac. Enrico Pierosara