Omelia del mercoledì delle Ceneri e nono anniversario Ordinazione Episcopale del Vescovo

1. Iniziando il cammino verso la Pasqua scopriamo l’amore di Dio verso di noi. Dio si interessa di noi. Si domandava il filosofo Marion: “ma ci sarà qualcuno che mi ama?”. Sì, c’è. L’abbiamo ascoltato dal profeta Gioele nella prima lettura (Gl 2,12-18): “ … ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso … di grande amore … Il Signore si muove a compassione del suo popolo”.
Così anche nella seconda lettura S. Paolo (2Cor 5,20-6,2) ci dice: “ … ti ha esaudito … ti ha soccorso … “.
Questa è la prima certezza della fede: sono certo che Dio ama me e tutti; si interessa di come vivo, si interessa di tutto il mio io, per riportarlo all’origine, alla purezza, alla “vita buona del vangelo”, al rapporto vero con il Padre. Infatti, nel vangelo che abbiamo ascoltato (Mt 6,1-6. 16-18), Gesù ci indica la strada del cuore  e non delle apparenze. Chi oggi ci indica le cose vere, la strada dell’amore? Le preoccupazioni immediate ci inducono ad accomodamenti, riparazioni provvisorie, ma il cuore rimane privo della sua sostanza, dell’amore vero.
Questa quaresima ci riporta all’origine. Il Papa nel suo messaggio per la quaresima ci propone questo testo della Lettera agli Ebrei: “Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone” (Eb 10,24). Scrive il Papa: “La Quaresima ci offre ancora una volta l’opportunità di riflettere sul cuore della vita cristiana: la carità. Infatti questo è un tempo propizio affinché, con l’aiuto della Parola di Dio e dei Sacramenti, rinnoviamo il nostro cammino di fede, sia personale che comunitario. E’ un percorso segnato dalla preghiera e dalla condivisione, dal silenzio e dal digiuno, in attesa di vivere la gioia pasquale”.


2. A Quaresima siamo chiamati ad un orientamento nuovo, “sovversivo e sorprendente” (don Giussani). Quale è la vocazione del cristiano? E’ ritornare all’origine, a Dio, “che ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio unigenito, perché chi crede in Lui non vada perduto” (Gv 3,16). C’è da riparare la nostra umanità, che corre verso il baratro per la crisi economica. Come? Se ci sono uomini e donne che ripartono da Cristo tutto l’umano rifiorisce. A Quaresima rileggiamo il Vangelo  con più amore e con la ragione aperta: che cosa è accaduto a quegli uomini e a quelle donne che hanno incontrato Cristo? Sono rinati. Il retore Vittorino ha annunciato così la sua conversione: “quando ho incontrato Cristo mi sono accorto di essere uomo”. Con questa testimonianza nove anni fa mi sono presentato a voi come vescovo. Il mio episcopato in mezzo a voi non ha realizzato grandi opere. Ma un’opera, che mi è stata sempre a cuore e ci tengo a tenerla viva è: “educare alla vita come vocazione”, cioè risvegliare la coscienza cristiana, suscitare la passione per Cristo e per la Chiesa; e perciò per tutto l’umano. Per questo mi sono sempre aperto a tutti ed ora con passione condivido da vicino le sofferenze di chi è senza lavoro.
La vocazione cristiana è seguire Cristo, è scegliere Cristo, è dargli tutta la vita. Dio si interessa di te attraverso Gesù. E Gesù si interessa di te attraverso la Chiesa. Dio ci fa vivere tutto in modo nuovo, con una fraternità inimmaginabile.
“Educare alla vita come vocazione” è l’indicazione umana più vantaggiosa, che ti ferma anche quando sei sull’orlo del precipizio, perché c’è un Uomo, che in quanto Dio, può fare tutto, può farti ritornare in vita e in azione: “a chi crede tutto è possibile” (cfr Mc 9,14-29).
In questi nove anni ho lavorato perché i sacerdoti rifiorissero nell’entusiasmo per la loro vocazione, perché nascessero i diaconi, i seminaristi, nuove vocazioni, perché si presentassero laici, singoli o associati, per servire la nostra Chiesa. Come vescovo sono felicissimo quando crescono belle personalità cristiane e belle vocazioni.


3. Ecco la quaresima che ripresenta la “pretesa cristiana” di un Uomo, che è Dio e che perciò ti può seguire sempre. Con la Sua presenza non ti insegna a fare le cose, ma ti dà quella certezza, creatività, coraggio e capacità di rinnovamento, che nessuno ti può dare. Ti rende uomo nuovo. La vocazione al matrimonio cristiano, o alla vita consacrata, o al sacerdozio rende un giovane o un adulto capace di tutto; crea dei veri geni per l’umanità; basta pensare a Madre Teresa di Calcutta e a Giovanni Paolo II. I benefattori dell’umanità non sono le persone che stanno sui telegiornali o sui mass media, ma sono i santi attuali, i vocati, quelli che dicono sì a Cristo con coraggio, per cambiare sé e gli altri.


4. Ci accompagni la Madonna, Madre del Buon Gesù: impariamo da Lei, seguiamola sempre, affidiamole tutta la nostra vita. Recitiamo la nuova preghiera che come vescovo ho preparato per domandare nuove vocazioni.
Ed ora prepariamoci a compiere il gesto educativo e suggestivo della imposizione delle sacre ceneri: ci presentiamo e inchiniamo il capo  per ricevere un pizzico di cenere sulla testa a significare che la nostra vita è proprio come la polvere, ma può rinascere e rifiorire se siamo toccati da Gesù. Questo gesto può farci decidere molto sulla nostra vocazione a cui il Signore ci chiama.
Buon cammino quaresimale e vocazionale a tutti!


                                                  + Giancarlo Vecerrica