All’Angelus il Papa ripropone l’appello di Giovanni Battista alla conversione
La sobrietà stile del cristiano
Solidarietà e assistenza per migranti, rifugiati e senza patria.
Tutti i cristiani dovrebbero «scegliere la sobrietà come stile di vita, specialmente in preparazione alla festa di Natale».
Lo ha detto il Papa all’Angelus di domenica 4 dicembre, in piazza San Pietro, parlando di san Giovanni Battista.
Una figura — ha sottolineato — «molto ascetica», che Gesù stesso contrappone «a coloro che “stanno nei palazzi del re” e che “vestono con abiti di lusso”». Il suo stile di vita rappresenta un richiamo ai credenti perché riscoprano appunto la dimensione della sobrietà, soprattutto in questo tempo che prepara alla venuta del Signore. Il quale — ha ricordato Benedetto XVI citando la seconda lettera di san Paolo ai Corinzi — «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà».
Da Giovanni Battista viene anche «un appello straordinario alla conversione». Che — ha evidenziato il Pontefice — «va oltre e più in profondità rispetto alla sobrietà dello stile di vita: chiama a un cambiamento interiore, a partire dal riconoscimento e dalla confessione del proprio peccato».
Un atteggiamento da recuperare proprio nel periodo dell’Avvento: «mentre ci prepariamo al Natale — ha spiegato — è importante che rientriamo in noi stessi e facciamo una verifica sincera sulla nostra vita». Da qui l’invito a lasciarsi «illuminare da un raggio di sole che proviene da Betlemme, la luce di Colui che è “il più Grande” e si è fatto piccolo, “il più Forte” e si è fatto debole».
Con la venuta di Cristo — ha sottolineato in conclusione citando un passo della prima parte del suo libro Gesù di Nazaret — «Dio esce dalla sua imperscrutabilità per giudicare e salvare; a Lui bisogna aprire la porta, preparare la strada».
Al termine dell’Angelus, prima di salutare in diverse lingue i gruppi presenti, il Papa ha ricordato che nei prossimi giorni saranno celebrati tre significativi anniversari legati al tema della mobilità umana: il sessantesimo dell’istituzione dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni, il sessantesimo della Convenzione sullo status dei rifugiati e il cinquantesimo della Convenzione sulla riduzione dei casi di apolidia. «Affido al Signore — ha detto — quanti, spesso forzatamente, debbono lasciare il proprio Paese, o sono privi di nazionalità». E ha aggiunto: «Mentre incoraggio la solidarietà nei loro confronti, prego per tutti coloro che si prodigano per proteggere e assistere questi fratelli in situazioni di emergenza, esponendosi anche a gravi fatiche e pericoli».
(da L’Osservatore Romano)