Carissimi sacerdoti e laici!
1. Che fare della Lettera Pastorale “Vieni e seguimi” (Mt 19,21) ?
Innanzitutto cerchiamo di capire a che cosa ci serve: ci indica il cammino che tutti siamo chiamati a svolgere in questo anno, come ultimamente scriveva il Vicario Generale. La Lettera non intende essere un trattato teologico o l’esposizione di sentimenti, ma è il magistero del Vescovo come guida per questo anno. Non esiste una pastorale diocesana, parrocchiale o di comunità ecclesiale senza la comunione e la relazione stretta con il Vescovo. E, questo come avviene? Attraverso l’obbedienza filiale, in tutto, al Vescovo unito al Papa. Quindi, la Lettera, così come viene proposta è un luogo di comunione, di amore e di preghiera.
2. Qual’è il metodo per valorizzare la Lettera Pastorale?
a) Innanzitutto è l’uso personale. Ogni sacerdote o laico impegnato la legge e si paragona con ciò che vi è proposto.
b) Poi, di seguito, questo lavoro personale diventa comunitario: dalle omelie agli incontri parrocchiali o di gruppi ecclesiali vi si fa riferimento costante. E’occasione per la “formazione” del Consiglio Pastorale Parrocchiale e dei percorsi per la preparazione al matrimonio. I Direttori degli uffici pastorali saranno i primi ad impostare ogni iniziativa sul tema della Lettera Pastorale. Per questo l’ultima parte della Lettera contiene i programmi diocesani, che ognuno cercherà di seguire.
c) Infine, essendo il tema della vocazione impegnativo per gli adulti e propositivo per i ragazzi e i giovani, la Lettera stimola anche l’accompagnamento vocazionale. Ogni sacerdote o laico adulto segua particolarmente qualche ragazzo o giovane nella proposta e nella verifica della vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata, mettendosi in contatto con il Rettore del Seminario che svolge incontri proprio in questa prospettiva.
3. A conclusione, desidero indicare ancora un punto. Il segno che veramente c’è un lavoro sulla Lettera Pastorale è la risposta che ognuno dà al suo Vescovo. In particolare, a pag. 29 della Lettera ci sono due domande, che attendono risposte.
Amici sacerdoti e laici, camminare insieme, attorno al Papa e al Vescovo, è la bellezza di far parte di una grande famiglia: “fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione” (“Novo Millennio Ineunte” n° 43, di Giovanni Paolo II). A questa scuola di comunione vogliamo tutti partecipare.
Vi ringrazio con tutto il cuore, perché dentro questa scuola vi vedo progredire sempre più. Cerco di osservarvi uno ad uno, per correggervi (cum-regere = sorreggersi insieme) e per incoraggiarvi. Non prendete a male questo mio metodo. Tutti hanno bisogno di questi due atti: correzione e incoraggiamento. Ciò che può rovinare è l’invidia, ma questa è diabolica, lasciamola cadere.
Siamo contenti che gli altri sono migliori di noi, e impariamo da tutti, senza offese, contrasti o rivalse: “Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a sé stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri” (Fil 2, 3-4).
Siamo molto contenti di avere avuto un nuovo Diacono, don Piotr Talarczyk, che ha ricevuto l’ordinazione il sabato della festa di Cristo Re. E’ stata una bella serata vocazionale.
Vi saluto,vi voglio tanto bene e vi benedico di cuore.
+ Giancarlo Vecerrica