Carissimo Piotr, per la nostra Diocesi, tu sei un bel dono di Cristo Re.
Avevo più volte chiesto al Vescovo di Macerata qualche sacerdote del Seminario neocatecumenale “Redemptoris Mater”. Alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, Mons. Giuliodori mi ha presentato te, Piotr. Poi, a settembre i tuoi Superiori di Seminario ti hanno accompagnato nella nostra Parrocchia di San Nicolò. Ed eccoti tra noi, pronto per il Diaconato, e speriamo, presto, per il Presbiterato.
Da quando sono Vescovo di questa Diocesi prego, offro sacrifici e parlo per le vocazioni, soprattutto al sacerdozio, le più rare. E, perciò, ora sono tanto commosso, perché, caro Piotr, ti considero una risposta di Gesù ed una testimonianza per tanti giovani!
Quante vocazioni al sacerdozio si sono sprecate perché non richieste o non accompagnate. Una vocazione al sacerdozio sprecata è una rovina per la vita di tante persone; una vocazione trovata è un dono per tutti.
1. Cristo Re, festa dell’ultima domenica dell’anno liturgico, ci parla oggi attraverso la tua vocazione, caro Piotr.
Tu, come tanti giovani, vivevi una fede generica. L’incontro con la Comunità neocatecumenale, in Polonia, ti ha spalancato a Cristo. E così la tua vita si è aperta alla totalità della donazione a Cristo. Il Papa a Madrid, nella veglia con due milioni di giovani, ha detto: “Vale la pena accogliere nel nostro intimo la chiamata di Cristo e seguire con coraggio e generosità il cammino che ci propone!”.
Per vivere con gusto è necessario prendere consapevolezza di chi siamo e a chi apparteniamo e a chi rendere conto. “Io – ci risponde Dio in Ezechiele (I lettura) – cercherò le mie pecore”. A Dio tanto gli apparteniamo che ci considera “sue pecore” e ci viene a cercare.
E’impressionante questa Rivelazione. Il mondo giovanile o adulto corre di qua o di là “da ubriaco”, come scrive Montale, in cerca di consistenza, di appartenenza. La festa di Cristo Re risponde: Dio è l’unico Padre, Pastore, l’unico che ci vuole bene veramente, che si interessa di noi e, al Quale risponedere. Il salmo 22, che abbiamo letto, ci dà questa sicurezza esaltante: “Il Signore è il mio pastore: … non manco di nulla”.
2. Come Dio continua ad esserci vero Pastore?
Attraverso il suo Figlio Gesù, costituito Re dell’universo.
Cristo è il Pantokrator, il Signore della realtà, il Buon Pastore, che porta a pienezza il progetto salvifico di Dio e pone un discernimento sull’umanità e sulla sua storia. Il giudizio finale ci farà vedere Gesù “nella sua gloria” e noi saremo“radunati” davanti a Lui.
Per prepararci a questo programma di gloria, Gesù ci ha proposto questo Vangelo, chiaro, impegnativo e grandioso.
3. Noi facciamo parte di questo programma di vita e di gloria.
E’ un programma di vita quotidiana. Ciò che facciamo ora sarà valorizzato domani: “quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli, l’avete fatto a me”.
Il presente è tutto per questa storia di gloria, a cui Cristo nostro Re ci chiama.
Scriveva Clemente Robora: “Tu insegui l’eterno nel fuggevole giorno. Qui si combatte e muore: nelle faccende è l’idea”.
Nelle faccende di ogni giorno siamo chiamati da Gesù per partecipare alla sua gloria, per riconoscerlo nostro Re, la nostra gloria. Per come amiamo gli altri, nel nome di Gesù, ci sentiremo dire: “Venite, benedetti …”, oppure “Via da me, maledetti …”.
Nel momento in cui c’è crisi, come oggi, siamo ancor di più chiamati ad appassionarci a tutta la realtà, perché è destinata alla gloria, anche se a volte la realtà è misera. Le circostanze sono per far crescere la nostra risposta, la nostra vocazione.
4. Che vocazione umana e cosmica è il Diaconato!
E’ dedicarsi tutto alla gloria di Cristo Re servendo i suoi amici: i poveri, i bisognosi, i mendicanti e tutti gli altri.
Come vivere il Diaconato? Come servizio di amore: vuoi tanto bene a Gesù che cerchi, come fa Dio, le sue creature e le fai crescere. Il servizio più grande che puoi fare è aiutare concretamente a scoprire, valorizzare e svolgere la vocazione di ognuno: dando da mangiare, o i vestiti o un aiuto tu aiuti, appunto, a crescere nella propria vocazione di figli di Dio, di fratelli di Cristo.
La mia Lettera Pastorale, “la vita come vocazione”, impegna in questo senso il nostro ministero diaconale e presbiterale: portare tutti alla gloria di Gesù. Il Papa in questi giorni ha invitato a “servire l’umanità, come Cristo”: “i giovani – ha proseguito – reagiscono prontamente alla vocazione di amore. Aiutiamoli ad ascoltare Cristo che fa udire la sua chiamata nel loro cuore e li attrae a se”.
5. Tu, caro Piotr, sei facilitato perché hai gli amici del Cammino neocatecumenale che ti sosterranno in questa tua vocazione a servire la gloria di Cristo nei fratelli di questa Diocesi e di tutto il mondo, in particolare della Cina di P. Matteo Ricci.
I movimenti, i gruppi ecclesiali sono il dono dello Spirito: il vescovo e i sacerdoti sono chiamati ad incoraggiarli e sostenerli. Ed io desidero farlo sempre più. Quanto più sarai immedesimato, umilmente, nel cammino in cui è fiorita la tua vocazione, tanto più sarai un meraviglioso servitore di Cristo e della Chiesa, verso tutti e perché tutti possano sentire quell’invito di Cristo: “Venite, benedetti …”.
6. La Madonna del Buon Gesù, nostra Patrona, risvegli in tutti noi l’entusiasmo della vocazione a cui il Signore ci ha chiamati; e ci doni il gusto di spendere tutta la vita per Gesù nei fratelli, per ascoltare l’invito più ambito dal nostro Re: “Venite, benedetti … !”
E, che tutti possano rispondere: Eccomi, Signore, sono tutto tuo, per sempre!.
Che dono essere qui questa sera! Come ognuno di noi risponderà alla chiamata del Signore?
+ Giancarlo Vecerrica