Testimonianza di Ernesto Olivero, fondatore dell’Arsenale di Pace (Torino) al Convegno Diocesano

“La vita come vocazione”

La mia vita con Gesù è iniziata quando avevo 7 anni e decisi che volevo farmi gli affari degli altri.
Da allora, Gesù non mi ha mai tradito e anch’io ho cercato di essergli fedele sempre.
Così, quando negli anni ‘60 all’inizio della nostra storia come SERMIG ci veniva chiesto di schierarci,
di essere di destra o di sinistra, noi abbiamo scelto di restare attaccati a Gesù, Lui che ci rassicura “I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”
e “Le forze del male non prevarranno”.
Mentre attorno a noi le piazze erano piene di urla, di “no” contro persone o ideologie, sentivamo che il Signore ci chiamava a dire un “sì” totale e senza condizioni, un sì alla vita, un sì al bene fatto bene, sì alla condivisione di noi stessi con i più poveri e i giovani. Abbiamo capito che il nostro sì era vero se portava vita attorno,
se attirava altri sì, se faceva innamorare altri di Gesù. Qual era il segreto? Essere semplicemente cristiani. Far vivere in noi ogni parola in cui dicevamo di credere.
Fin da subito abbiamo sentito che il messaggio di Gesù non “sa di vecchio”.
Abbiamo sentito che Gesù ci offriva un impegno che poteva dare sapore a tutta la nostra vita.
Un impegno tanto più leggero quanto più semplice e sorridentesarebbe stato l’animo con il quale avremmo saputo accoglierlo.