Di norma, le cose della vita vanno avanti senza scossoni, tanto più oggi, quando ci si sta arrendendo agli schieramenti mummificati, cioè a parole, pareri, giudizi , decisioni che non cercano la verità, ma affermano ottusamente posizioni pregiudiziali: “Voi dite nero? Noi bianco. Voi dite bianco? Noi nero”. Ogni tanto però, grazie a Dio, qualche evento sfugge a queste grigie e sconsolanti barricate per interessare e meravigliare tutti. Uno di questi è la beatificazione di Giovanni Paolo II.
Ho cercato di sbirciare trasmissioni tivù e stampa che, da destra più o meno, da sinistra più o meno, e dal centro più o meno, si sono interessate al “santo subito”, e salvo qualche “intelligente” che crede di essere tale perché dice sempre il contrario del senso comune (una volta si parlava dello scemo del villaggio…), ho trovato interesse e meraviglia. Perché? Credo che una delle spiegazioni vada individuata nella non esaltante concezione della santità, largamente diffusa anche tra i credenti. Grazie a maldestre agiografie e prediche sui santi, molti pensano che la santità porti via dalla vita. In parole povere: se sei santo sei rovinato. Niente gioia, niente festa, soltanto lacrime, penitenze, digiuni, collo torto e “mea culpa” a getto continuo.
Ed ecco che arriva un papa atletico, aitante, coraggioso, gioioso, privo di ogni atteggiamento devoto e melenso, capace di annunciare il messaggio cristiano senza paure e senza accomodamenti, amante delle folle ma senza mai blandirle per paura di perdere popolarità. E tutti, rimasti affascinati, hanno pensato: “Questo è un grande”. Poi l’attentato che ha intaccato la prestanza fisica, e il Parkinson che ha accelerato l’invecchiamento. Era logico pensare che l’atleta avrebbe nascosto il suo stato sempre più malfermo. Sappiamo con quanta fatica i nostri genitori anziani e nostri nonni si rassegnano al bastone. Niente di tutto questo. Giovanni Paolo II ha continuato a girare il mondo come prima, a incontrare i giovani come prima, a portare il suo messaggio come prima. Anche balbettante. Anche tremante. E la gente ha pensato: “Questo è un santo!”.
In lui si è scoperto che la santità non porta via dalla vita, ma dà la forza per viverla alla grande, sia da giovani che da vecchi; sia con il fisico atletico che in carrozzella. Si è capito che la santità quando è vera è affascinante. E allora: “Santo subito!”.
Perché aspettare quando c’è l’evidenza? “Ma la tradizione della Chiesa…”.
La Chiesa, nonostante le apparenze, non è uno stato, tantomeno è un impero. Per la forza dello Spirito, quando meno ce se lo aspetta, si rinnova, non guardando le mode o i sondaggi, ma tornando alle origini, quando gli uomini e le donne che avevano vissuto la fede con grande umanità sono stati dichiarati “santi subito” da coloro che li avevano ammirati e presi a modelli. Agostino, Ambrogio, Benedetto, Francesco, Caterina da Siena, Rita da Cascia…: “santi subito”. D’altronde, non è stato proprio Giovanni Paolo II a dichiarare “santi subito” Massimiliano Kolbe,Teresa di Calcutta, Pio da Pietrelcina che egli aveva ammirato per la loro santità affascinante?
d. Tonino Lasconi
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