Lettera Diocesana Maggio 2011

Carissimi  sacerdoti e fedeli,
ripresento l’omelia che vi ho rivolto nella Messa Crismale di quest’anno. L’intento di questa ripresentazione è quello di significarvi quanto il Vescovo ha a cuore ciò che ha detto in quel momento, commovente e impegnativo. Un’anima vera è attenta a tutto ciò che il pastore le indica. Ho tanto desiderio di imparare dalla vostra bella e semplice obbedienza.
Auguro a tutti, sacerdoti, diaconi e laici, di continuare l’esperienza pasquale di questo anno, molto ricca; e di vivere il mese mariano di maggio, rinnovando la nostra Consacrazione a Maria, per prepararci al prossimo Congresso Eucaristico Nazionale.
Vi benedico tutti.
                                                                                                              + Giancarlo Vecerrica



        
                                            

Omelia della S. Messa Crismale
Cattedrale, mercoledì 20 aprile 2011


1- In questa Santa Messa Crismale, in cui tutta la nostra Chiesa particolare è unita, anche visibilmente, desidero porre l’attenzione sull’annuncio toccante che viene dalle letture: siamo gente consacrata, popolo di consacrati perché “unti” per il Signore.
La prima lettura (Is 61,1-9): “Lo Spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione …”. Il profeta Isaia parla della sua vocazione, ma la tradizione giudaica e cristiana l’ha applicata a Cristo, e a noi, consacrati da Cristo. Il Salmo 88: “Ho trovato Davide mio servo, con il mio santo olio l’ho consacrato”. Come Davide così Gesù, così noi, chiamati per la consacrazione. Nel Vangelo (Lc 4, 16-21) poi Gesù applica a sè questa chiamata e consacrazione.

2- Oggi, in questa Messa speciale, la Messa del Sacro Crisma, la Chiesa compie la stessa operazione di Gesù nella sinagoga di Nazareth: ci chiama e ci immette nella consacrazione che Gesù trasmette a coloro che chiama alla sua stessa missione. E’ giusto ed è bello essere qui, tutti uniti, sacerdoti e popolo di Dio, chiamati, consacrati con gli olii: sì, siamo stati consacrati, toccati da questi olii nel Battesimo, nella Cresima, alcuni di noi nel Sacerdozio perché consacrino altri. Cosa significa la consacrazione con gli olii? Gli olii che toccano la nostra umanità nella fronte, nelle mani, nel capo, indicano una cosa sola: che il Vangelo di oggi si realizza tutti i giorni; c’è Gesù, il consacrato di Dio che ci tocca e ci salva! Egli è qui! “oggi, qui, si è compiuto questo annuncio”. Non saremmo qui ora  se non ci fosse quella parola “oggi”. Ciò che ci interessa è che Gesù qui, ora, si presenta a noi e ci chiama. E’ Lui stesso che attraverso il sacerdote tocca la nostra umanità. Il Papa nel suo secondo libro su Gesù di Nazaret scrive: “Questa è la dinamica essenziale del dono, per la quale Egli stesso ora opera in noi e il nostro operare diventa una cosa sola con il suo … : l’agire di Gesù diventa nostro, perché è Lui stesso che agisce in noi” (p. 75). Tutti consacrati, per unirsi a Cristo salvatore; ma alcuni, i sacerdoti, lo sono per consacrare altri a Cristo. Infatti il sacerdote agisce “in persona Christi”.
Non per modo di dire. Ma veramente questi uomini, i sacerdoti,  danno la loro persona a Cristo perché egli continui a toccare e salvare altri.

3- Amici, che dono abbiamo! Siamo popolo di consacrati, siamo gente speciale, come è scritto nella Lettera a Diogneto: i cristiani fanno le stesse cose degli altri, ma in modo diverso! Siamo gente speciale: laici, e cioè cristiani, consacrati da Cristo; sacerdoti, e cioè ministri e servi del Signore, unti per l’umanità, per far risplendere Cristo.
Con l’olio Gesù si imprime e si immedesima in noi. A questo punto ci domandiamo: chi è il nemico di tutto questo? chi ci impedisce di essere Gesù, di poter agire in “persona Christi” operativamente? La risposta è questa: l’attaccamento a sè, alle proprie passioni e ai propri pensieri, il possesso di ciò che facciamo, il fare emergere le nostre opinioni, che offuscano Gesù e la sua Chiesa. Da qui derivano tutti quei vizi che rovinano noi e la Chiesa, perché, facendo emergere noi stessi appanniamo Gesù. E l’invidia è la capostipite di questi vizi. Nel Vangelo di domenica scorsa abbiamo ascoltato che Gesù fu “consegnato per invidia”.  A volte l’invidia sembra divorarci, senza che ce ne rendiamo conto. E’ come dire: quello che faccio io è sempre meglio di quello che fanno gli altri (cfr. parabola del fariseo e del pubblicano; e l’esempio della pagliuzza e della trave). E in questo peccato, che sempre ferisce, ci siamo tutti impigliati (“chi è senza peccato scagli la prima pietra”).  Ma, nello stesso tempo, se le critiche ci sono, e purtroppo ci sono, allora siamo chiamati a dire grazie a chi ce le fa, perché  ci faranno comunque cambiare,  visto che  il Signore si serve del male per il bene. I grandi santi si sono comportati così: hanno ringraziato chi li tormentava. Se siamo chiamati da Cristo, consacrati, resi luogo della sua Persona, allora, pur diversi siamo uniti, siamo una cosa sola: quel che fa l’altro è come se fosse mio, o meglio è di Cristo e perciò è di tutti. Allora, si gode di quel che compie l’altro. Se lavoriamo per Gesù e con Gesù non c’è posto per campanilismi, chiusure, invidie, isolamenti, contrapposizioni. Si è contenti che la gloria di Cristo avanza attraverso gli altri e in altri modi. Ascoltate il ragionamento interessante di S. Agostino: “forse dirai: ‘Non ho carisma’. Se ami non dire: ‘Non ho carismi’; infatti, se ami l’unità, quello che tuo fratello possiede in essa è per te che lo possiede. Respingi l’invidia e allora quello che ho è tuo; respingi l’invidia, e quello che hai è mio” (In Io. Ev. 32,8.14ss). Sacerdoti! Vi supplico: dichiariamo guerra alle critiche! Mai più giudizi negativi sugli altri, ma piuttosto facciamoli su di noi, per convertirci! Sempre vi ho chiamati a godere del bene che fanno gli altri, alla valorizzazione (ricordate l’episodio dei denti bianchi del vangelo apocrifo?!). Siamo consacrati per cambiare, per convertirci ogni giorno. Sapete quanto tengo all’incontro personale tra sacerdoti, e con il vescovo: che sia sempre per cambiare non per difendersi; non abbiate paura che il vescovo sappia di voi. Io non vi ho nascosto mai niente, sia della mia fragilità che dei miei intenti; neanche voi nascondetevi. Ma come dice San Paolo: “Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per un’opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano. E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaiano da voi asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo” (Ef 4,29-32). Non abbiate paura delle critiche. E, se potete non fatele; ma, ricordate che Gesù passa attraverso la nostra fragilità.

4- Ecco ora i gesti che ci aprono a questa coscienza di totale appartenenza a Cristo e alla Chiesa, che ci fanno rendere conto di quali doni siamo stati fatti partecipi, di come bruciare tutte le invidie, di come amare di essere corretti.
Il primo gesto è quello dei sacerdoti: il rinnovamento delle promesse sacerdotali. Aiutiamoci a vivere questo gesto come  l’abbiamo vissuto la prima volta nel giorno della nostra ordinazione sacerdotale. E’ la stessa commozione di essere chiamati a far parte dei “collaboratori” (adiutores) del vescovo, secondo come è scritto nella preghiera stessa dell’ordinazione. Per questo è obbligatorio oggi essere qui. Siete stati chiamati a svolgere il ministero sacerdotale non per proprio conto, ma come adiutores del vescovo. Sentitevi miei adiutores! E così le promesse del vescovo e dei sacerdoti si riconducono tutte ad essere un aiuto per diventare  “adiutores”  di Cristo, anzi persone di Cristo, che agiscono veramente “in persona Christi”. Che dono! Che responsabilità! Quale cambiamento continuo esse ci chiedono!
Il secondo gesto è la consacrazione degli olii: anche qui la consacrazione la compie il vescovo e quando voi ungerete gli altri o celebrerete lo farete in forza di questo vostro essere adiutores del vescovo.
Inoltre,  gli olii che usate per i sacramenti devono essere solo quelli consacrati in questa messa crismale. Siate diligenti anche in queste operazioni precise della Chiesa.
Il terzo gesto è l’offertorio con la presentazione delle buste che ogni parrocchia ha raccolto nella quaresima per la Caritas. Eucaristia e condivisione: noi sacerdoti per primi testimoniamo questa unità nella carità.

5- Conclusione: nello straordinario, geniale e commovente Musical dei giovani, che abbiamo vissuto nella domenica delle Palme, ho sentito ripetere a me e a tutti che “Dio per amore ha deciso di sacrificare suo Figlio”. Mi ha colpito molto. Ed ora qui, in questa messa così ricca, celebriamo l’amore di Dio per tutti. La Madonna del Buon Gesù ci tenga stretti dentro questa realtà e ci faccia essere sempre gioiosi del nostro sacerdozio, di essere consacrati, di essere cristiani toccati dalla presenza di Gesù. Che tutti coloro che ci vedono possano dire: tu sei un prete speciale; tu sei un cristiano speciale, perché non sei tu, ma porti un Altro, manifesti Gesù in questa nostra cara Chiesa. Buona Pasqua così cari miei sacerdoti e amici tutti, consacrati per Cristo! Amen!