Messaggio del Vescovo in chiusura della 61° Settimana Liturgica Nazionale verso il Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona

La Settimana Liturgica Nazionale svoltasi in Diocesi dal 23 al 27 agosto è stato un evento che ha arricchito e interrogato la nostra prassi pastorale e il modo di vivere e celebrare la liturgia. La chiamata è stata quella di vivere la Chiesa nella sua condizione di oggi la quale “benché soffra, è gioiosa, non è invecchiata ma giovane” (Benedetto XVI 29/7/2010).
Tornare a parlare del nesso tra eucaristia e condivisione o tra liturgia e vita quotidiana è certo anche segno del fatto che questo vincolo rischia di non essere più percepito. La Settimana Liturgica Nazionale ci ha però ravvivato la coscienza di questo nesso inscindibile che nasce da quello più originario tra corpo di Cristo sacramentale e corpo di Cristo ecclesiale. La spinta “cattolica” della Chiesa, cioè “fino ai confini della terra”, la spinge a voler trasformare tutto il mondo in quel “corpo” e a non considerare nessuno “clandestino” nel Regno di Dio: in ogni uomo infatti c’è Cristo (Mt 25). La stessa coscienza ci induce a dare continuità a questo evento vissuto assieme, perché esso passi a strutturare e trasformare concretamente l’azione pastorale della nostra Diocesi nel prossimo anno.
Insieme ai miei sacerdoti e laici ci proponiamo di continuare a lavorare in modo particolare sui seguenti punti:
1. Carità e liturgia
Ci è stato ricordato che la vita cristiana è tutta una vita all’insegna del “per”. Cerchiamo, di vivere con continuità la liturgia come luogo di gratuità e grazia, in cui incontriamo Cristo “che, da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8,9) donandosi “per la vita del mondo” (Gv 5,51) cioè per la nostra vita quotidiana di fronte e dentro al mondo. Per fare questo bisogna coltivare quella forma di gratitudine nei confronti della vita che deriva dall’aver sperimentato che la grazia di Dio entra nella storia e trasforma le nostre povertà e miserie, rendendo le nostre forze capaci di produrre ciò che non sarebbero da sole in grado di fare.
Senza un cuore da bambini, non si può guardare con stupore il mondo, senza un cuore rinnovato la liturgia non si gusta, ma sembrerà una arida ritualità. Tra le tante cose, abbiamo meditato in questi giorni anche sull’esperienza caratteristica della colletta organizzata da Paolo, “un’iniziativa del tutto nuova nel panorama delle attività religiose” , capace di racchiudere in sé un valore caritativo e allo stesso tempo cultuale. Essa scaturì dal cuore di persone che anzitutto si erano consegnate a Dio liberamente, sull’esempio dell’offerta di sé che ha fatto Cristo. Dal servizio di Dio nasce il gesto del servizio del prossimo, perché ne è sincera espressione e diventa autentica prova di coerenza dell’adesione a Dio. La colletta divenne per le antiche comunità segno distintivo dell’unità tra loro e le persone, le quali mai possono accettare divisioni e disuguaglianze se partecipano alla celebrazione eucaristica.



INIZIATIVE
Già molte iniziative sono presenti in Diocesi che si occupano delle opere di carità (Caritas diocesana e parrocchiale e altri gruppi ecclesiali che si occupano delle mense e dei poveri). Per cercare di valorizzarle e incrementare il loro collegamento con la liturgia proponiamo alcune iniziative: 
o Diamo la liturgia al mondo! Accade che nelle nostre parrocchie alcuni fedeli non abbiano mai fatto esperienza di una sola Ora dell’Ufficio Divino. Si metta in mano ai laici la possibilità di celebrare Lodi e Vespri come forma quotidiana della preghiera. Si organizzino gruppi di palazzo, di quartiere, si vada nei luoghi di aggregazione di fedeli per celebrare la Liturgia della Parola o delle Ore. Questo si rende sempre più urgente in vista della diminuzione del numero di preti che di qui pochi anni saremo costretti a “subire” se non prepariamo la gente a saperla “vivere” e affrontare.
o Stabiliamo un “giorno fisso” a settimana in cui portare sostanze per il “cesto del povero” in Cattedrale o in una Chiesa madre della zona pastorale. Si valorizzi creativamente la raccolta delle offerte nelle celebrazioni.


2. Corpo eucaristico e Corpo ecclesiale
La messa non è solo un raduno in un luogo, ma è azione del Popolo di Dio.
La settimana liturgica ci ha ricordato la forte connessione tra eucaristia e fraternità. L’interazione tra i due corpi di Cristo (sacramentale e ecclesiale) si palesa nella stessa preghiera eucaristica dove chiediamo la trasformazione del pane affinché avvenga anche quella dei nostri corpi, ciascuno come suo membro. Così realizziamo anche il motto da me scelto come Pastore di questa Diocesi: “Ut congregemur in unum” (Canone della Messa II).
“La diversità dei compiti nella chiesa rischia di nascondere la loro solidarietà e la loro unità. Agli uni la contemplazione agli altri l’azione; ai preti le responsabilità spirituali, ai laici i compiti temporali! Ognuno è geloso della sua specialità e della sua autonomia. Taluni si consacrano ad una liturgia che non sbocca su una vita impegnata, altri si esauriscono in azioni civiche e sociali, ma per mancanza di radici evangeliche cessano di essere testimonianza” .
Dobbiamo anche essere coscienti che se ci costituiamo come assemblea eucaristica è anche a causa della consapevolezza della nostra dispersione storica, perché nella celebrazione chiediamo l’unità che non abbiamo e non sperimentiamo e che solo Lui può dare.
“L’eucaristia crea comunione ed educa alla comunione… Questa peculiare efficacia nel promuovere la comunione, che è propria dell’Eucaristia, è uno dei motivi dell’importanza della Messa domenicale” (Lettera Enciclica “Ecclesia de Eucaristia” 40-41).


INIZIATIVE
• Si pongano segni da fare durante la liturgia che manifestino minore separazione nel corpo di Cristo tra sacerdoti e laici, tra chi presiede e l’assemblea e che possano avere forte impatto nella vita quotidiana della pastorale ecclesiale, per mettere effettivamente in atto il tanto auspicato coinvolgimento dei laici che però resta di fatto sempre lettera morta.
• Ogni Parrocchia imposti creativamente una Settimana Eucaristica in preparazione del Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona (4-11 settembre 2011).
• Bisogna rivedere il modo e i tempi di fare l’omelia: ci si prepari più accuratamente senza abusare del tempo e della pazienza dei partecipanti. Sia il Padre il protagonista della celebrazione della fratellanza!
• Si esorta a livello diocesano un impegno per la revisione del repertorio dei canti e a livello parrocchiale la promozione e la formazione dei gruppi di animazione liturgica.
3. Pane per la vita quotidiana
Tramite la partecipazione frequente alla Messa possiamo imparare la posizione interiore esatta per affrontare i problemi umani nel campo degli affetti e del lavoro. Immettere l’esperienza dell’Eucaristia nel proprio quotidiano dà forma alla vita quotidiana.
Le relazioni di questa Settimana Liturgica ci hanno mostrato il nesso forte tra impegno di fronte a Dio nella liturgia e conversione del nostro stile di vita.
La liturgia vissuta costituisce infatti la strada dell’impegno etico. La moralità è la conversione del nostro cuore, è volgersi verso la direzione giusta: ci dirigiamo al mondo per dirigerlo a Dio:
“[…]la persona umana deve sì lavorare, impegnarsi nelle occupazioni domestiche e professionali, ma ha bisogno prima di tutto di Dio, che è luce interiore di Amore e di Verità. Senza amore, anche le attività più importanti perdono di valore, e non danno gioia. Senza un significato profondo, tutto il nostro fare si riduce ad attivismo sterile e disordinato. E chi ci dà l’Amore e la Verità, se non Gesù Cristo? Impariamo dunque, fratelli, ad aiutarci gli uni gli altri, a collaborare, ma prima ancora a scegliere insieme la parte migliore, che è e sarà sempre il nostro bene più grande.” (Benedetto XVI, Angelus del 18 luglio 2010).
La stessa Preghiera Eucaristica, nelle intercessioni, recita richieste concrete in soccorso dei bisognosi vincolando così il celebrante e tutta l’assemblea ad un impegno etico.
Quali sono le nostre vere indigenze e bisogni? Infatti è attraverso il bisogno che l’uomo è spinto al suo destino; attraverso il bisogno impara che gli manca qualche cosa. Condividere il bisogno quindi vuol dire sorprendersi ad interessarsi del destino dell’altro come di se stessi.
Forse la crisi economica che ha costretti ad un cambiamento di stile e ad una rielaborazione delle priorità dei nostri valori deve essere accolta come una opportunità. Ma sarebbe assurdo trovarsi a toccare con mano le nostre vere fami, senza sapere o comprendere che vi è un Vero Pane che le può sfamare!
“Ecco, verranno giorni,- dice il Signore Dio -in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane, né sete di acqua, ma d’ascoltare la parola del Signore.” (Am 8,11)
Cosa ci sazia davvero? È la domanda aperta da questa Settimana Liturgica e per il cammino di questo Anno Pastorale.
“Procuratevi non il cibo che perisce ma quello che dura per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà” (Gv 6,26).


INIZIATIVE
• Il problema della disoccupazione non è solo un problema economico, ma sociale e personale: abbiamo tante energie non sfruttate. Impieghiamole per il bene comune, per la costruzione del Regno. A partire dal Mt 25, la Chiesa dia un segno forte del fatto che si fa carico e promuove iniziative capaci di rivoluzionare la mentalità consumistica dominante, nei confronti delle nuove povertà e di quelle categorie di persone che oggi si stanno cancellando dalla cura e dall’interesse comune, appunto perché non producono “interessi”.
o All’inizio del cristianesimo alla liturgia partecipavano tutti, ricchi e poveri, vedove ed orfani. Ci sono oggi anche nuove povertà ed emarginazioni sociali. Si potrebbero radunare i disoccupati per incontri formativi; far fare loro un elenco delle capacità che sarebbero disposti a mettere a disposizione della comunità ecclesiale. Si pensi ad una più evidente, organizzata e convinta pastorale dei conviventi e dei divorziati come anche dei gruppi delle varie emarginazioni sociali.
o Vi siano gesti da fare nella liturgia che indichino la cura e la sensibilizzazione per il rispetto della natura e la sua promozione: si valorizzino i simboli degli elementi naturali nella liturgia.
o Si promuova la creatività nella preparazione e svolgimento della preghiera dei fedeli nelle celebrazioni.
o Le proposte emerse nei quattro “Gruppi di Interesse” della Settimana Liturgica siano battistrada per rivedere l’impostazione della pastorale nei tre livelli, privilegiati dal Vescovo: familiare, giovanile-vocazionale e del lavoro.


Auspico che il cammino iniziato con la Settimana Liturgica determini una novità nella nostra Diocesi e che queste proposte possano essere accolte da tutti in vista di una immagine di Chiesa unita e viva!
Affido queste iniziative alla Madonna del Buon Gesù, alla quale faremo solenne consacrazione della Diocesi l’8 settembre 2010.
† Giancarlo Vecerrica


Fabriano, 27 agosto 2010
Chiusura della 61° Settimana Liturgica Nazionale