Presentiamo le omelie del nostro Vescovo emerito Mons. Giancarlo Vecerrica per la Novena della Madonna del Buon Gesù 2017. Cliccando questi link troverete le omelie precedenti:
- 1° giorno – Ritornare alla madre del nostro popolo
- 2° giorno – Madre dei poveri, cioè dei giovani
- 3° giorno – La Madre delle nostre famiglie
- 4° giorno – Madre della nostra città e perciò dei nostri giovani
- 5° giorno – La Madonna, Madre della trasmissione della fede
Qui sotto l’omelia per il 6° giorno, cioè il 4 settembre.
Abbiamo riflettuto e pregato su questi stupendi appellativi della Madonna: Madre del nostro popolo; dei poveri e cioè dei giovani; delle famiglie e della città; della trasmissione della fede.
Oggi abbiamo questo titolo: Madre della vita come appartenenza alla Chiesa.
- La vita è appartenenza alla Chiesa.
Partiamo come sempre dalla contemplazione del nostro straordinario quadro della Madonna del Buon Gesù. Quanti, adulti e giovani, lungo i secoli, dal 1456 ad oggi, sono accorsi a guardare, invocare e seguire questa sacra Immagine?! Quale è il metodo per l’educazione alla fede? E’ il metodo dell’appartenenza alla comunità, che ci fa incontrare Gesù.
La Chiesa è fiorita in questo nostro territorio con questo popolo devoto della Madonna del Buon Gesù ed ha trasmesso il dono incomparabile della fede cristiana nella presenza di Gesù. Così la Chiesa è progredita, come pianta che dà frutti di fede gustosa, come vita che rifiorisce, come comunità di amore, come luogo di appartenenza che attrae. La Madonna attrae e crea comunità. Perciò possiamo continuare a chiamare la Madonna Madre della Chiesa e Madre nostra, e perciò dei nostri giovani, che sono la nostra eredità. La Madonna ci propone queste realtà nell’educare i giovani a vivere la Chiesa come Madre e perciò come appartenenza. Come? Attraverso la valorizzazione del proprio io e l’appartenenza appassionata alla Chiesa. L’amore vissuto come appartenenza, che è la novità della Chiesa, parte dal tuo io e arriva all’unità, alla Chiesa come comunione. Ecco la bellezza della comunità cristiana: la valorizzazione dell’io e il sentirsi amorevolmente accolti dal corpo di Gesù, dalla Chiesa in cui sono aggregati tanti io. La Madonna valorizza l’io di ogni giovane ed è come se gli dicesse: tu sei unico! Per far risplendere l’io di ognuno ci mette insieme attorno a Gesù. Lei stessa ci prende per mano e forma una delle catene indistruttibili più belle. Ecco l’itinerario educativo da presentare ai nostri giovani per gustare di appartenere a questa madre di Cristo e a questa Chiesa.
- Da chi è formata la Chiesa a cui apparteniamo.
La comunità cristiana è formata di tanti io, dal tuo io che risplende, perché pieno di ricerca e di attesa. Per creare la prima comunità degli Apostoli che cosa ha fatto Gesù? Ha provocato i primi due giovani, Andrea e Giovanni, chiedendo loro: “Chi cercate?” e subito dopo li ha coinvolti nella appartenenza alla sua compagnia: “Venite e vedete”. Questo è il metodo di Gesù: suscita il desiderio di appartenenza e di coinvolgimento.
Cari giovani, c’è una condizione indispensabile per partecipare e appartenere alla compagnia di Gesù: è la presenza del vostro io, per essere pronti a scoprire ed accogliere il luogo della felicità e della bellezza. Non si può stare fermi, passivi e appiattiti perché come dice San Tommaso “l’essere è là dove agisce”. Nel suo Peer Gynt, lo scrittore Ibsen dice: “O sole adorabile (il sole della verità, dell’essere e del vivere, cioè Gesù) hai versato i tuoi raggi in una stanza vuota; il padrone dell’alloggio era sempre fuori”. Cari giovani, non siate fuori di voi stessi. Interessante è ciò che dice Kierkegaard nel suo diario: “Morte, inferno, da tutto io mi posso astrarre, posso infischiarmi di tutto, ma non di me stesso, non so dimenticare me stesso, nemmeno quando dormo”. La vostra soggettività non può che essere la stessa domanda di Andrea e Giovanni: “Maestro, dove abiti?” (Gv 1,38b). La tradizione cristiana vi dà questa possibilità di incontrare quell’Uomo che è Dio, colui che tutto può. E’ la ragione che vi apre ad incontrare il Mistero.
La situazione in cui viviamo nell’occidente cristiano, purtroppo, non vi aiuta, perché vi fa vedere il cristianesimo come una religione, staccata dalla vita. Occorre il coraggio di tenerci alla soddisfazione del proprio io e a “pretendere” dalla Chiesa questa apertura a poter incontrare di nuovo Gesù. Si tratta di ricominciare da Uno, che dice: “Io sono la via perché sono la verità e la vita” (Gv 14,6). In questa certezza vorrei vedervi impegnati, perché vi è ridata ogni giorno questa possibilità, attraverso i sacramenti della Chiesa. “Per incontrare Gesù – ha detto il Papa – bisogna andare là dove Egli sta”.
- La Chiesa è appartenenza.
Questo itinerario porta voi giovani all’apertura verso la Chiesa per avere le risposte su come e dove incontrare Cristo. Perché Cristo non interessa? Perché ci è lontano, ed è isolato. Quando non implica tutta la mia umanità mi è estraneo e così tutte le azioni della Chiesa vengono definite un formalismo. Tolstoi diceva: “comincia a sfuggirmi ciò che mi era indispensabile per vivere”.
L’attaccamento a Cristo passa attraverso l’attaccamento al suo corpo vivo, sempre e dovunque presente, che è la sua Chiesa. In questo popolo cristiano, che vive nei sacramenti che sono i luoghi della presenza reale di Gesù, c’è proprio Lui, sta Lui; e sta per sempre, fino alla fine del mondo, così che possiamo dirGli: Tu mi appartieni ed io appartengo a Te.
Allora, la dimensione fondamentale del cristiano è l’appartenenza: appartenere a Dio, in Gesù, tra di noi. Così apparteniamo a ciò da cui deriviamo e da cui siamo salvati, liberati, realizzati. Infatti la Chiesa è il luogo dove poter dire io con verità. Quanto più apparteniamo a questa realtà di Chiesa, tanto più cresciamo, portando molto frutto (cfr. Gv 15). Quanto più ci immedesimiamo con il corpo di Cristo, che con la Chiesa ci fa compagnia, tanto più diventiamo creativi e promotori di una nuova civiltà. Invece quanto più apparteniamo alla nostra reattività o presunzione, tanto più ci impantaniamo, a volte fino a diventare violenti. Un giovane che non appartiene a un ideale reale si perde. Un giovane che segue la compagnia di Gesù crea la sua personalità irresistibile, tanto è vero che molti martiri, giovani, hanno avuto il coraggio di resistere alle persecuzioni e sono diventati santi, uomini e donne grandi nella storia, invocati come nuovi intercessori per tutta la società.
E’ importante impegnare i giovani nella comunità, aiutarli a fare esperienza concreta di appartenenza. Non esiste pastorale parrocchiale senza la comunità dei giovani. “La nostra, dicono gli esperti, è una società della non-appartenenza. O di una appartenenza debole, incapace di fronteggiare una mentalità dominante, spesso sostenuta dalla grancassa del mass media, che sembra andare nella direzione opposta. Eppure quando li si incontra, ci si accorge che i giovani manifestano di essere affamati e assetati dell’abbraccio di un padre. I giovani reclamano una meta. E percepiscono che senza padri e senza madri, senza radici in cui affondare la propria esperienza umana, l’impresa è impossibile” (Card. Scola)
Conclusione
Le domande di riflessione per questa sera sono:
- come noi adulti valorizziamo l’io dei nostri giovani (carisma, carattere, vocazione), oppure li snobbiamo e trascuriamo?
- come voi giovani potete appartenere ed appassionarvi alla Chiesa e come date il vostro contributo per renderla sempre più comunità viva, reale e creativa?
- come procede la comunità dei giovani nelle nostre parrocchie e associazioni?
Le invocazioni sono:
- Maria, Madre della nostra Chiesa, cui apparteniamo, prega per noi
- Maria, Madre della comunità dei giovani, prega per noi.