«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini che egli ama».
(Lc 2, 14)
Carissimi fratelli e sorelle,
formulare gli auguri di Natale dovrebbe essere una delle cose più semplici di questo mondo. Invece, quest’anno sto provando tanta difficoltà, perché sento in me la fatica di chi è chiamato a trasmettere una notizia straordinariamente bella, ma si trova a doverlo fare in un tempo faticoso, scandito da tante forme di violenza: violenza tra popoli e tra noi, violenza di sentimenti, di parole e di atteggiamenti. Ciò nonostante, provo ugualmente a rivolgermi a Voi, incoraggiato da un annuncio che nessuna paura, né periodo faticoso può mettere a tacere: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace sulla terra a gli uomini che egli ama”. È infatti cosi che agli angeli, nella notte di Natale, proclamano un tempo nuovo ai pastori riuniti intorno alla grotta di Betlemme.
Quindi, a motivo di questa straordinaria notizia, mi piacerebbe potessimo celebrare il Natale non come un momento tradizionale ed evanescente, caratterizzato da atteggiamenti di facciata, ma come un’occasione per tornare a fermarsi, a riflettere e ritrovare la pace del cuore e la serenità dell’anima, consapevoli che questa pace non si trova ovunque o in chiunque, ma solamente in Gesù.
Nel Natale ci viene rivelato che la gloria di Dio è la Pace sulla terra e tra gli uomini. Pensate quanto è diverso Dio da noi: Lui si gloria se noi siamo in pace, mentre per noi la gloria è spesso associata alla sconfitta del nemico e all’affermazione di noi stessi a scapito degli altri. Ne abbiamo triste conferma non solo nella brutale aggressione ai danni dell’Ucraina che si protrae da quasi un anno, ma anche nei conflitti che si combattono in ogni angolo del mondo.
Ecco, allora, che il Natale diventa occasione quanto mai propizia per ricordare alla nostra umanità che, se vogliamo sperimentare la gloria di Dio come nostra Pace, è indispensabile promuovere una cultura della pace formando una generazione di veri artigiani di Pace, capaci di essere “pacificatori” e non solo pacifisti, coraggiosi nel condannare non solo questa o quella guerra, ma il conflitto in quanto tale, soprattutto quello invisibile e nascosto. Mi riferisco alle lotte tra i poveri, alle battaglie di chi è rimasto senza lavoro, ai contrasti nelle famiglie e tra le generazioni, alle guerre che riducono in miseria intere popolazioni provocando migrazioni di massa, agli abusi contro l’ambiente, alle battaglie ideologiche e così via.
Questa inesauribile storia di violenza ci racconta che abbiamo bisogno di Pace tra noi e sulla nostra terra irrorata dal sangue di innumerevoli vittime di guerre e terrore; Pace in ciascuna famiglia sempre più esposta alla fragilità delle relazioni e a brutalità spesso nascoste e, per questo, ancor più dolorose; Pace nelle nostre comunità cristiane chiamate a testimoniare l’accoglienza fraterna, particolarmente verso chi si sente rifiutato; Pace nelle nostre città e nei nostri paesi esposti al diffuso e non superato malessere sociale che alimenta risentimento o rancore verso tutto e verso tutti; Pace per il nostro pianeta – nostra casa comune – sempre più sfruttato ed inquinato dal nostro esasperante menefreghismo. Abbiamo bisogno di Pace e non semplicemente di starcene in pace, indifferenti a tutto ciò che non arriva a disturbarci.
Per noi credenti, la Pace è il dono natalizio per eccellenza perché è una persona: l’Emmanuele, il Dio con noi! Questa Pace nasce nel cuore di chi accoglie il Principe della Pace e vive in comunione con Lui, una comunione dalla quale scaturiscono gli stessi suoi sentimenti. Questa Pace va implorata come dono di Dio, ma va anche costruita con impegno, serietà e fantasia, giorno dopo giorno, facendo germogliare la giustizia e l’amore che sono dentro di noi.
Solo se sapremo trovare il coraggio di rivoluzionare la nostra mentalità, allora comprenderemo che ciò che minaccia la Pace non è la guerra, ma la superbia; non i colpi di cannone, ma la mancanza di amore; non la persecuzione a causa della giustizia, ma lo svendere il nostro cuore a ciò che non è Dio. Ciò che minaccia la Pace è dimenticarci che essa non è un semplice vocabolo, ma un “vocabolario” che restituisce il giusto significato alla parola amore. Ciò che minaccia la Pace è aver perso il gusto del dono gratuito, libero e generoso della nostra vita. Ciò che minaccia la Pace è smettere di lottare affinché la grazia di Dio possa vincere sul nostro peccato. Ciò che minaccia la Pace è l’incapacità di riconoscere nell’altro un fratello o una sorella, e non un temibile avversario.
È questo il messaggio di speranza che giunge dall’umile grotta di Betlemme e che quel Bambino – «avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia» – consegna a tutta l’umanità. Ed io, come pastore e padre di questa chiesa particolare, ho il dovere di annunciare e condividere questo annuncio nella forma del più cordiale augurio per tutti e per ciascuno. Un augurio che, per noi credenti, si fa preghiera per chiedere al Signore di trasformare le mie povere parole in fecondi eventi di grazia tramite i quali poterlo riconoscere. Solo così, potremo vivere un Natale probabilmente non “in pace”, ma sicuramente “di Pace”!
Buon Natale a tutti!
+ Francesco Massara,
Arcivescovo