Sisma 2016, la risposta della Chiesa in Italia

Il 24 agosto 2016 un violento terremoto ha scosso il Centro Italia. A due anni di distanza molte sono state le iniziative messe in campo dalle istituzioni, anche se la ricostruzione, nel senso stretto del termine, sembra non essere ancora partita

La Chiesa in Italia si è attivata con Caritas Italiana nella costruzione di luoghi polifunzionali adatti per la ripresa di molte attività, da quelle religiose a quelle culturali e aggregative: 32 “Centri di comunità”, 4 strutture destinate all’accoglienza, 7 tra servizi caritativi e spazi socio-pastorali e due loculari all’interno del cimitero di Amatrice. Grazie a questo impegno che l’organismo pastorale della Cei ha messo in atto è stato realizzato anche un’importante monitoraggio sistematico di tipo sociale, economico e sociodemografico, soprattutto delle provincie di Rieti, Perugia, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, L’Aquila e Teramo, con il preciso scopo di giungere alla definizione di linee progettuali prioritarie di sviluppo, che caratterizzeranno e orienteranno gli interventi post-terremoto. In totale sono circa tremila le chiese danneggiate, oltre a centinaia di edifici di proprietà ecclesiastica che hanno subito danni seri, come case canoniche, stabili per la pastorale, episcopi, archivi, musei e biblioteche.

Mons. Stefano Russo, Vescovo di Fabriano-Matelica e co-presidente dell’Osservatorio centrale per i beni culturali di interesse religioso di proprietà ecclesiastica in un’intervista pubblicata ieri su Avvenire fa appello al buon senso, affinchè si mettano da parte tutte le rigidità per cercare di arrivare insieme ad una effettiva semplificazione delle regole per la ricostruzione, non solo sulla carta, senza però trascurare legalità e trasparenza.

Leggi l’intervista a Mons. Stefano Russo pubblicata su Avvenire il 24 agosto 2018.