Messaggio di S.E.Mons. Stefano Russo in occasione della Pasqua 2018
Il cambio di prospettiva
Stanno diventando di uso sempre più comune delle piccole macchine volanti denominate “droni”. Si tratta di una sorta di mini-elicotteri che si levano in volo radiocomandati e che in alcuni casi permettono anche di trasportare materiali e pacchi. L’uso più consueto è quello finalizzato ad effettuare delle riprese video. Il paesaggio visto dall’alto è tutta un’altra cosa rispetto alla percezione che ne possiamo avere camminando lungo le strade. La bellezza delle immagini riprese dal drone ci stupisce. Ci accorgiamo di cose che la semplice “visione orizzontale” non può cogliere, costatiamo come sono in relazione fra di loro gli ambienti, le piazze, i terreni, le costruzioni, gli esseri umani. Il più delle volte le persone sono riconoscibili solo se sono accanto ad altre persone. Il “cambio di prospettiva” fa nascere in noi un giudizio “altro” su quanto ci circonda.
Il punto di vista dal quale guardiamo la realtà è determinante per la comprensione che abbiamo di essa.
La Pasqua che arriva può diventare l’occasione per uscire da una visione troppo “orizzontale” della vita nella quale a volte corriamo il rischio di chiuderci, limitando di conseguenza il nostro raggio di azione.
Nelle preghiere liturgiche che conducono verso la Pasqua, ritornano frequentemente delle parole che sorprendono e che permettono di operare il vero “cambio di prospettiva”. Esse ci parlano di un giudizio al quale siamo sottoposti e che viene dall’alto. E’ un altezza vertiginosa, difficile da comprendere come criterio di giudizio seguendo semplicemente le prospettive della logica umana. Queste preghiere recitano così: … tu ci sottoponi Signore al giudizio della croce … (invocazione penitenziale di quaresima nei riti di introduzione della messa) e ancora … nella potenza misteriosa della croce tu giudichi il mondo e fai risplendere il potere regale di Cristo crocifisso (dal prefazio della Passione I della liturgia eucaristica).
La prospettiva che parte dall’alto è quella della croce. Come è possibile che da uno strumento di tortura e di oltraggio alla dignità dell’uomo, possa scaturire un criterio di giudizio “altro”?
E’ possibile perché quella croce, attraverso Cristo, è diventata il segno di vicinanza di Dio all’uomo e dell’uomo a Dio. Un Dio che si fa prossimo all’uomo non soltanto assumendo la sua stessa natura umana ma accettando di umiliarsi fino ad essere ucciso e sperimentare l’abbandono del Padre. Un Dio disposto a perdere tutto per amore dell’uomo. Il punto di vista della croce ti svela il “passaggio” verso una bellezza che diversamente non potresti cogliere.
Comprendi allora che il giudizio della croce è un giudizio di misericordia.
Capita così che quando ti sottoponi autenticamente a questo giudizio, riesci a vedere dove prima non ti era possibile vedere, diventando maggiormente capace di riconoscere i tuoi limiti, le tue debolezze, i tuoi difetti ma che questi non sono un ostacolo a vivere una vita piena ma diventano un occasione di affidamento al Signore e così poter accogliere il Suo amore che ti trasforma in figlio di Dio e ti immette in un cammino di conversione (cfr. 2 Cor 12,10). Di conseguenza questo cambio di prospettiva ti fa vedere che la tua vita ha senso solo se è in relazione. L’altro ti è necessario ma non ti basta più stare accanto all’altro, capisci che è il “come” si sta l’uno accanto all’altro che diventa decisivo. E’ possibile scoprire così che la qualità delle relazioni non puoi farla dipendere dal fatto che stai bene o che stai male, che il cielo è splendente o grigio, che l’altro ti piace o non ti piace, è bello o brutto, è sano o malato, è giovane o anziano, è del tuo partito o no, parla la tua stessa lingua o una lingua diversa, è del tuo paese o straniero, ha la tua stessa fede o è ateo. La qualità delle relazioni dipende dal fatto che se sei in Cristo e di Cristo non stai li ad aspettare le occasioni ma capisci che l’altro è la tua grande occasione e che “esisti” solo se sei disposto a pagare di persona per farti “prossimo” all’altro. La prospettiva della croce ti dona uno sguardo che va “oltre” e che punta al cuore dell’uomo guardando ad ognuno come ad un candidato alla fratellanza.
La Pasqua può diventare il vero cambio di prospettiva che apre la vita ogni giorno a nuove scoperte per le quali vale la pena spendere la propria esistenza.