Omelia del Vescovo per la Messa Crismale

SANTA MESSA CRISMALE
MERCOLEDI’ 1 APRILE 2015 – ORE 18 CATTEDRALE

Carissimi Consacrati e consacrate, carissimi fedeli, in questa omelia mi rivolgo ai sacerdoti, mentre, voi mi ascoltate per sostenere queste proposte rivolte ai nostri sacerdoti e per viverle anche voi, in forza del vostro sacerdozio comune.

Carissimi sacerdoti!

  1. L’anno scorso vi chiedevo un cuore nuovo, puro, libero e obbediente, quest’anno chiedo un lavoro sulla nostra missione sacerdotale: dopo pochi anni di sacerdozio (per i preti giovani) o dopo tanti anni (per i preti diversamente giovani) quale è la missione che svolgiamo e con quale chiarezza e verifica; con quali prospettive la portiamo avanti?
    Qual è la missione del prete? Rispondiamo subito: non quella che avevo in mente io prima o dopo essere sacerdote, o che si è maturata negli anni a modo mio. Su questo ci si esamina il professionista, non un prete. La mia missione di sacerdote non è mia, ma è quella di Gesù, perché è Gesù, Sommo ed Unico Sacerdote, che abolisce il vecchio sacerdozio e ne instituisce un altro, il suo, che si qualifica così: “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (Ebr 10). Allora la domanda è sempre quella di capire cosa vuole Gesù da me e quale missione mi chiede. Inoltre, non si tratta di una missione “uguale” a quella di Gesù, perché altrimenti, siamo sempre noi i protagonisti e possiamo accomodarcela come ci pare. Io sacerdote porto avanti un’altra missione da quella “mia”, perché non è mia di me, ma diventa “mia” se nel mio io è Gesù che agisce, come ho detto al neo-diacono Don Marco: la tua nuova identità è il sì totale a Gesù fino a dire “non sono più io che vivo ma è Gesù che vive in me” (Gal 2,20). Questo esame di coscienza e questo tentativo di confronto io cerco di farlo di anno in anno, di giorno in giorno e lo auguro ad ognuno di voi.
  2. Quale è la missione di Gesù? Eccola, presentata dalla Liturgia di questa bella Messa Crismale. Gesù porta avanti la missione data dal Padre, che è anticipata dal profeta Isaia e poi proclamata nel Vangelo di oggi: “Annunciare la buona novella ai poveri, ai prigionieri, ai ciechi, agli oppressi e proclamare un anno santo”. Questa è la missione di Gesù che è donata a noi e che Papa Francesco ci testimonia continuamente e provocatoriamente, soprattutto ora, con l’indizione dell’Anno Santo della Misericordia.
    La missione del Padre, data a Gesù e da Gesù a noi, è la missione della misericordia. L’evangelista Luca sembra collegarsi con Matteo 5, in cui Gesù proclama le Beatitudini, che quest’anno è il nostro lavoro speciale. La nostra missione è portare il Vangelo, il lieto annuncio; la misericordia a tutti, per essere poveri, puri, miti, operatori di giustizia e di pace. Gesù porta avanti non una sua missione, ma la missione data dal Padre e farà sempre così: “Io faccio sempre ciò che a Lui piace”. Allora, noi sacerdoti siamo chiamati ad annunciare e portare avanti non i nostri progetti, le nostre idee, i nostri programmi, ma quelli di Gesù, che me li propone nella sua Chiesa, con il Papa ed il Vescovo. La domanda è: tu in parrocchia e nelle responsabilità pastorali fai quello che vuoi tu o quello che vuole Gesù e la sua Chiesa? Quanti teologi o fedeli prendono la Bibbia e la interpretano e la applicano a modo loro. E, anche noi, nel portare avanti la missione dataci, rischiamo di fare lo stesso errore, perché il diavolo suggerisce sempre scappatoie e libertà fasulle.
    Tutto quello che sei chiamato a compiere come sacerdote ti viene donato e allora devi ascoltare e offrirti, capire e tentare di compierlo, confrontarti e mortificarti continuamente. Come?
    – con il dare valore alla formazione sacerdotale (dai ritiri ai vari incontri): non puoi non desiderare questi momenti e dare loro sempre la priorità;
    – crescere nello stile comunionale che ci immette nella missione stessa di Gesù, che tiene uniti i suoi in un Cenacolo di amore;
    – valorizzare i tuoi carismi e le tue creatività consegnandoli umilmente alla tua Chiesa; e voi sapete quanto ci tengo a valorizzarvi, se vi presentate e vi confrontate.
  3. La benedizione degli Oli e il rinnovamento delle promesse sacerdotali che stiamo per compiere, non è un atto ripetitivo, ma è un esame di coscienza, uno scossone, una vera rivoluzione perché ogni volta è la presa di coscienza di essere “consacrati” per il Signore nelle due questioni che vi ho proposto oggi sul tema della missione: la tua missione sia quella di Gesù e ti apra sempre di più a vivere le Beatitudini. La mia tristezza è vedere sacerdoti che non cambiano, perché chiusi, lamentosi, sempre critici, quando – come qualcuno dice – “non gli sta bene niente”. La mia gioia è notare – e lo noto – sacerdoti che in questi anni hanno fatto sforzi enormi di cambiamento: ve l’assicuro, sono tanti questi sacerdoti, che osservo, ammiro e da cui cerco di imparare. Auguro a tutti di riconoscerli e ammirarli con questo desiderio: vorrei essere come lui! Nel funerale di Don Franco, mercoledì scorso, ho accennato a questa mia povera testimonianza: ogni sera mi pongo queste domande: oggi ho rattristato qualcuno? Ho valorizzato o solo criticato, ho imparato da qualcuno?
    Per svolgere non la nostra ma la missione di Gesù occorre vivere queste sue stesse Beatitudini: essere poveri di sé, puri di cuore, sempre misericordiosi, sempre operatori di pace e di giustizia e soprattutto “imparare da Gesù che è mite e umile di cuore” (Mt 11, 29).
    Sant’Agostino ad un suo amico filosofo che gli chiedeva il metodo della filosofia e della teologia rispondeva “primo, Humilitas; secondo, Humilitas; terzo, Humilitas”. Umiltà è stare al dato, cioè a quello che ci è donato.
    La benedizione degli Oli e il rinnovamento delle promesse sacerdotali susciti in tutti noi, sacerdoti e fedeli, tanta gratitudine per questo dono che il Signore ci ha dato  consacrandoci a Lui, come ci hanno proclamato le tre letture: nel segno degli Oli, infatti, Gesù s’interessa tanto di noi che ci vuole toccare e ungere, vuole segnare e interrogare il nostro corpo, perché ognuno sia tutto del Signore e per il Signore, cioè per la sua missione.

Grazie, Gesù, per questi doni e per la vocazione e la missione che affidi ad ognuno di noi.
Grazie, Madonna del Buon Gesù, perché ci aiuti a pulire, purificare e rendere sempre più splendente la nostra vocazione, il nostro presbiterio e la nostra Chiesa diocesana. Il mio grande desiderio è che tanti ragazzi e ragazze, giovani, siano affascinati da questa vocazione di consacrazione e di beatitudine, che stiamo vivendo noi consacrati.

+ Giancarlo Vecerrica