Omelia del Vescovo per l’Ordinazione diaconale di Marco Strona, 25 marzo 2015

SOLENNITA’ DELL’ANNUNCIAZIONE
Cattedrale, mercoledì 25 marzo 2015, ore 18,30

Omelia del Vescovo

 

  1. Questa è una festa antichissima: il contenuto dell’Annunciazione riguarda l’attesa del Messia. Maria è la più alta espressione dell’attesa di Dio e della nostra attesa. Il sì di Maria è per la vita; è la sorgente di una possibilità indefinibile dell’umana immaginazione, come ha concluso l’Angelo a Maria: “Nulla è impossibile a Dio”. Con il sì di Maria Dio si è reso presenza, nell’umanità di Gesù. A Maria, che consegna la sua libertà a Dio, per il quale tutto è possibile, viene data la possibilità dell’impossibile. Non mi pare disdicevole accogliere qui l’invito del filosofo Camus: “Siate realisti, chiedete l’impossibile”.
    La vocazione di Maria, che con il suo fiat si consegna  a Dio, è la tua vocazione, caro Marco: il tuo sì consegna la tua libertà all’Onnipotenza di Dio. Nella tua testimonianza descritta nel nostro settimanale “L’Azione”, infatti, scrivi: tutto ciò che ho fatto fino ad ora mi ha portato a decidere di consegnare tutta la mia vita, la mia memoria, il mio intelletto, la mia volontà e la mia libertà a Gesù nella Chiesa.
  2. Il sì di Maria, così il tuo sì, non è una parola, “flatus vocis”; un pensiero che vola via, come una pia intenzione; ma è una sostanza di vita e di possibilità. È la tua libertà che consegna la tua persona, il tuo essere, a Dio. Nell’epoca in cui tutto è ideologizzato, anche la fede cristiana rischia di perdersi nel vuoto di sostanza e perciò cadere nell’infedeltà: per quanti il sì di ieri è volato via e si è perso! Invece, Maria dicendo sì ha consegnato tutta la sua vita, tutta la sua persona a Dio. È la sua persona, non appena la sua voce, che dice sì all’incarnazione di Gesù e da questo atto consegna tutta la sua vita, cambiando tutti i suoi progetti.
    Il sì allora è una persona, è la tua persona che si immette nel piano di Dio per questo mondo, per cui potrai dire, come San Paolo  “Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me”. Che cambiamento di vita, di prospettiva, di possibilità, di realizzazione dell’impossibile di Dio! Tu, Marco, dici sì con tutto te stesso, sapendo di realizzare l’opera della Chiesa di Dio. Il tuo sì personalissimo, totalizzante e radicale, sincero e puro sia la tua nuova personalità e identità, la tua nuova missione e la tua nuova creatività. Tu chi sei? Puoi rispondere così: sono tutto il sì di Maria, tutto il sì dato a Gesù e alla sua Chiesa; non il sì verbale ma quello sostanziale. Chi ti vede così, come una nuova creatura piena del piano di Dio, potrà dire, come la gente diceva a Gesù nel Vangelo: beata quella madre che ti ha messo al mondo (cfr. Lc 11, 27-28). Cioè: beato tu,  beata la tua famiglia, che qui ringrazio, beato il Collegio Capranica che ti ha guidato, beata questa nostra diocesi che ti ha curato, seguito e accolto. Beata l’Azione Cattolica che ha suscitato la tua vocazione come altre belle vocazioni. Beato il paese del Guatemala che ti ha affascinato.
    Beato tu, perché ti sei fidato e ti sei affidato, come Elisabetta dirà a Maria dopo l’Annunciazione: “E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».” (Lc 1, 45). Beato tu, Marco, che accogli e porti Gesù a tutti: tu ci aiuti a vivere le beatitudini, su cui quest’anno stiamo lavorando, con il desiderio di far crescere la passione per il nuovo umanesimo.
  3. Questo è il valore dell’ordine del diaconato: essere a servizio di Dio e della Chiesa con la propria persona. È donare la nuova presenza di Gesù. Sii uomo del sì, dell’apertura all’impossibile di Dio. Noi consacrati, tante volte, ci chiudiamo, ripiegandoci intimisticamente o pietisticamente in un rapporto di sola soddisfazione personale, quasi paurosi di fronte all’apparente vittoria del male e della potenza diabolica, che oggi imperversa maggiormente. Il tuo diaconato porti a tutti  le Beatitudini che già vivi come la vittoria della vita nuova, annunciando la speranza contro ogni speranza.
    Combatti la chiusura, l’individualismo, l’egoismo, il narcisismo, che sono i mali del mondo di oggi, presenti anche nel nostro territorio e che sfiorano anche noi sacerdoti e cristiani. Quanti personalismi, quanti cuori chiusi alle proposte straordinarie e meravigliose della nostra Chiesa, quanto scetticismo di fronte all’utopia cristiana, che può diventare possibile, e che Papa Francesco coraggiosamente porta avanti. La proposta di Dio che ci arriva attraverso la Chiesa non corrisponde a ciò che un prete o un diacono pensa o progetta, a ciò che un laico pensa e vorrebbe fare. Ricordiamoci che Dio propone sempre cose nuove e  impossibili che diventano possibili, come è accaduto a Maria, a Giuseppe e poi agli Apostoli. La strada del diacono è quella dell’umiltà e del coraggio, dell’obbedienza e della creatività.
  4. Carissimi giovani, con il diaconato di Marco in attesa di diventare sacerdote, continuando la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù diocesana, che ieri sera abbiamo iniziato ad Attiggio in maniera stupenda e commovente, accogliete l’invito di Papa Francesco per questa celebrazione, che vi dice:”Abbiate il coraggio di essere felici!”.  
    Il Papa poi  vi propone una delle otto beatitudini:” Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”. Così vi vuole il Papa: innamorati di quell’Amore che rende la vita vera, bella e grande.
    Seguite con grande interesse, attenzione quanto sta per accadere a Marco, qui, ora: non sarà solo un rito e parole, ma sarà un’esplosione di vita e di forza rivoluzionaria, una donazione senza limiti, perché, come scriveva il giovane Paul Claudel: “che vale la vita se non per essere data?”.

 

+ Giancarlo Vecerrica