OMELIA DELLA MESSA CRISMALE
CATTEDRALE, 16 aprile 2014
1. La parola “consacrato”, ricorrente in Isaia e nel Vangelo e rivolta a Gesù, si riversa su di noi: “consacrati” dal Padre, attraverso gli oli che benediciamo.
Che cosa vuole il Padre nostro per consacrarci? Tutto di noi stessi, tutta la nostra persona, tutto il nostro io. Nella Bibbia quale è il termine preciso e ricorrente – citato ben 819 volte – con cui siamo definiti? Proprio su questa parola vi invito quest’anno a lavorare. È una parola abusata, ma necessariamente da riscoprire e da riempire. È la parola CUORE, perché vorrei rincuorarvi tutti e chiedervi di rincuorare la gente, che in gran parte è sfiduciata. Siamo consacrati per avere e donare un cuore aperto e buono, misericordioso e fedele. Che cosa è il cuore nella Bibbia? Indica l’io, il volto interiore, le vere esigenze; è la mia struttura umana.
2. Quando il tuo cuore da cattivo e infedele diventa buono? Quando è custodito per come il Padre nostro ce lo ha donato. Il cuore è il principio della moralità, non è definito dai sentimenti ma dalla coscienza di relazione. Vive se cresce la relazione con il Padre e con gli altri. Allora che cosa veramente ti sta a cuore? Per chi batte il tuo cuore? In una parola, su che cosa è concentrato il tuo cuore? Su di te, sulle tue cose e sui tuoi istinti? O su chi l’ha fatto? Il prete ha solo Dio nel cuore, lo sposato ha solo Dio nel cuore; il prete vive la totalità di rapporto con Dio e poi lo riversa su tutti; lo sposato ha la totalità di rapporto con Dio e la riversa sulla persona amata per il bene di tutti. Cuore è fedeltà al sì dato a Dio fino al martirio.
Il cuore senza Dio è “ringrinzito” (Benedetto XVI), il cuore senza Dio è “cuore indurito” (papa Francesco). Se è pieno di Dio è pieno di amore, batte e palpita per ciò per cui è fatto: amare Dio. Infatti Gesù dice: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento” (Mt 22,37-38).
Allora mettiamo questo cuore pieno di Dio nella preghiera, nella celebrazione dei sacramenti e dell’Ufficio delle Ore, dell’Adorazione: non ci sia un gesto che non sia fatto con il cuore! Un certo modo di pregare, di celebrare e di vivere il nostro sacerdozio o la nostra vocazione sembra fatto senza senso, che non nasce dal cuore. Che ogni preghiera sia essere cuore a cuore con Gesù! Soprattutto, la Confessione sia vissuta con il cuore che batte per Gesù, sia nel viverla personalmente ogni settimana e sia nell’essere sempre disponibili per ricevere le Confessioni. Ma anche la partecipazione agli incontri diocesani, che rappresentano l’unità del corpo di Cristo, sia vissuta con un cuore grande e con umiliazione quando non ci si riesce. Ecco la proposta: avere lo stesso cuore di Gesù nel nostro cuore, con gli stessi sentimenti e con lo stesso amore, per dire “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2,20), per poter desiderare la stessa cosa dei discepoli di Emmaus: “Non ardeva forse il nostro cuore quando Egli, lungo la via, ci parlava e ci spiegava le Scritture” (Lc 24,32).
3. Il cuore è il mio io che si apre a Dio e solo da Lui è riempito. Il cuore è relazione con Dio e proprio per questo siamo chiamati ad aprirci a tutti e ad avere la stessa buona relazione di Dio con tutti. Oh, quanto dovremmo lavorare su questo nostro essere in buona relazione con tutti! Quanti problemi di relazione abbiamo tra noi e con gli altri! Gesù ci ha detto ancora che con il prossimo dovremmo avere la stessa relazione che abbiamo con Dio, lo stesso cuore che batte in me batte in te e in tutti: “il secondo precetto è simile al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22,39). Noi sacerdoti, che ora faremo il rinnovamento delle promesse sacerdotali, ci interroghiamo su come il nostro cuore è sempre in buona relazione con il vescovo, con i confratelli, con la gente che ci è stata affidata. Troppi rapporti sono determinati dalla reattività, rinchiudendo il cuore, e così si diventa sempre più chiusi, scoraggiati, piccati, orgogliosi. Il nostro male è sempre frutto di un cuore malato, infatti Gesù ci dice: “Tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e viene gettato in una fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende impuro l’uomo. Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi, omicidi, adulteri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie. Queste sono le cose che rendono impuro l’uomo” (Mt 15,17-20). Quanto è brutto sentirsi dire: sei senza cuore. Trattiamoci sempre con il cuore in mano. Correggiamoci e sosteniamoci in questa conversione. Non abbiamo pudore a commuoverci di fronte agli altri.
4. Che bel lavoro ascetico ci stiamo proponendo quest’anno: l’educazione del cuore! Il lavoro ascetico sul cuore è la vera ed unica conversione. Per questo Dio propone una grande operazione chirurgica: “vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (Ez 36,26). Lavoriamo su di noi per custodire il cuore nuovo di Gesù entrato in noi, per essere sempre felici e beati: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5,8). Che bello avere l’amore di Dio in noi, avere lo stesso cuore di Gesù in noi! Si tratta di non attaccarlo a nessuno e a niente, ma solo allo sposo dell’umanità e attraverso Dio entrare nel cuore di tutti. Questa è la missione: avere il cuore di Gesù che batte per tutti. La liturgia continuamente ci fa domandare: “un cuore puro crea in me, o Signore; rinnova in me uno spirito saldo”. Lasciamoci travolgere dalla testimonianza di questo cuore nuovo e pieno di misericordia entrato nella Chiesa, la testimonianza di Papa Francesco, il quale ha detto: “Il dramma di oggi è quello del cuore chiuso; e quando il cuore è chiuso chiude la mente e quando cuore e mente sono chiusi non c’è più posto per Dio, ma soltanto per ciò che crediamo si debba fare”.
Ma oggi ci vuole coraggio a parlare di un cuore nuovo, misericordioso, pieno di perdono e di tenerezza. Come pastore mi sgolo nel parlare a tutti dell’amore, in tutte le relazioni umane, sociali, politiche, istituzionali. Quelli che comandano questa società mi ascolteranno? I progetti buoni per la nostra gente sono quelli che nascono dall’amore, dal cuore non riempito di sé, ma dalla creatività e fantasia di Dio che è amore.
5. Conclusioni. Prego per me e per voi, perché la preghiera della Compieta di ogni sera ci riempia il cuore di gioia: “il cuore vegli con Cristo e il corpo riposi nella pace”. Più il cuore è pieno di Gesù, più sarà puro, libero e generatore di nuove vocazioni. Prego perché siamo umili nel domandare di essere aiutati ad educare il cuore, ad imparare sempre, come anch’io ho imparato da voi: che commozione l’altro giorno ascoltando al telefono un sacerdote che mi ha detto: “Grazie per il richiamo sulla mia assenza all’incontro, questo vuol dire che Lei mi vuol bene”. Con l’invito di ogni prefazio vi auguro: “in alto i vostri cuori”!
Diciamo ora, insieme, la bella giaculatoria: “Dolce cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più. Dolce cuore di Maria, siate la salvezza dell’anima mia”.
+ Giancarlo Vecerrica