Omelia di S.E. Mons. Giancarlo Vecerrica nella Santa Messa Crismale 27 marzo 2013

 

1. Che dono questa Pasqua 2013, nell’Anno della Fede e nei giorni di Papa Benedetto che sale sul monte della preghiera e di Papa Francesco che scende in mezzo a noi! Questa Pasqua e questi avvenimenti hanno un centro luminoso per tutti: il primato di Cristo, sul cui fondamento tutto è stato creato e ci è stato dato. Papa emerito Benedetto nell’ultima catechesi ci ha detto: il cuore della Chiesa è Cristo. Il Papa Francesco ci ha detto: il centro della Chiesa è Cristo. Cristo, cuore e centro della Chiesa e della nostra vita: che proposta affascinante! Carissimi sacerdoti e laici, giovani e adulti, vorrei soffermarmi proprio su questo tema. Per rinnovare non ci si può affidare a chi non può rinnovare, come dice Gesù nel Vangelo: “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,5). 

2. Ecco allora le letture di questa Santa Messa Crismale: il profeta Isaia prefigura l’opera rinnovatrice di Gesù, che nel Vangelo applica a sé questa profezia. Il soggetto di ogni novità e liberazione è solo Dio e il suo inviato Gesù di Nazareth come lui stesso ha dichiarato nel Vangelo: “Lo Spirito del Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in liberta gli oppressi e proclamare un anno di grazia del Signore”. I destinatari di questa opera di Gesù siamo tutti noi, prigionieri dei mali e bisognosi di tutto.

3. Gesù è veramente tutto: è compimento, liberazione, grazia, lieto annuncio, proprio perché come dice nell’Apocalisse della seconda lettura: “Io sono l’Alfa e l’Omega, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente”. Noi siamo i destinatari di tutto questo, come ha detto il profeta Isaia: “Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti”. Di fronte a questa meravigliosa novità sorge la domanda: allora come dobbiamo comportarci? La risposta è: la virtù dell’umiltà, che è riconoscere che Gesù è tutto e che noi siamo suoi ministri, ordinati nel sacerdozio, o nei vari ministeri, o consacrati nel Battesimo per il sacerdozio dei fedeli. I due papi di questo mese ci hanno affascinato per la loro umiltà, come Gesù stesso ci ha testimoniato: “… umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte di croce” (Cfr. Fil 2,6-11).
Sull’umiltà è urgente fare il nostro esame di coscienza, perché il peccato di impossessarci della Chiesa è sempre in agguato, per darle i nostri connotati, i nostri pensieri, le nostre interpretazioni; mentre San Francesco umilmente e coraggiosamente proponeva il Vangelo sine glossa.
Essere chiamati all’umiltà è riconoscere che la Chiesa è di Cristo: è facile dirlo, ma difficile viverlo, basta pensare all’episodio di Giacomo e Giovanni quando la loro madre chiede un piccolo potere intorno a Gesù. Siamo chiamati a ricevere e dare, non a trattenere o frenare o impedire.
Pasqua è cedere su di sé per rafforzarci sulla pietra angolare che è Gesù, vivendo intensamente dove lui ci pone. Per essere umili è necessario affidarsi, cedere, obbedire, aprirsi. Lasciarsi afferrare da Cristo. Quanto è miserevole contare sulle proprie sicurezze! Ora, comprendete perché insisto molto sul sacramento della Confessione da compiere assiduamente, possibilmente ogni settimana.
Cari sacerdoti o candidati ai ministeri, non rimanete immaturi incentrando tutto su di voi: più sarete sinceri e leali, più sarete umili, cioè grandi. Così voi laici, non pretendete, ma testimoniate umilmente che Gesù è tutto e che la Chiesa è sua. Chi è umile servitore di Cristo non si lamenta e non protesta, non è invidioso, ma gode del bene degli altri. Sentite cosa ci ha detto Papa Francesco: “per «custodire» dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!”. 

4. Questo invito di Papa Francesco di non avere paura della tenerezza è lo sviluppo dell’umiltà come strada per seguire Gesù e trasmetterlo agli altri. Scendiamo da ogni piedistallo che ci siamo costruiti e viviamo in mezzo alla gente umili e lieti, umili ed aperti, umili e pronti a lavare i piedi agli altri. Giovanni Paolo II, nel libro Dono e Mistero, ha scritto: “Sei tu, Pietro. Vuoi essere qui il Pavimento su cui camminano gli altri … per giungere là dove guidi i loro passi come la roccia sostiene lo zoccolare di un gregge”. Cari amici, come vorrei essere come Gesù ci chiede di essere e come Papa Francesco ci propone.
Il mondo ha bisogno della bontà e della tenerezza del Papa e del Vescovo, del prete e dei fratelli e delle sorelle. Il Signore ci ha donato questo Papa Francesco per cambiare il nostro stile pastorale. Quante volte vi ho richiamato la frase di San Francesco di Sales: è meglio essere una goccia di miele che un barile di aceto. Aiutiamoci ad attirare a Cristo e alla Chiesa, allo stupore della Pasqua con la bontà e la tenerezza che Papa Francesco ci testimonia, e quindi ci chiede.
Oggi, celebriamo questa Messa Crismale per domandare al Signore per tutti noi l’umiltà, la bontà e la tenerezza e per ringraziare il Signore per il dono del nuovo Papa Francesco. Quante volte abbiamo impedito l’annuncio cristiano con le nostre rigidità e presunzioni, e ci siamo messi di mezzo, quasi come ostacolo, tra Cristo e la gente. Amici, non mettiamoci in mezzo, ma al fianco della gente per accompagnarla o a terra per lavare i piedi ai fratelli e per essere, come ci ha detto Giovanni Paolo II, il pavimento su cui la gente può passare sopra per incontrare Gesù.
Ed ora compiamo i due gesti di questa Messa: i sacerdoti rinnovano le promesse sacerdotali per immedesimarsi in questo messaggio di umiltà che ha dato il vescovo e poi c’è la benedizione degli oli per indicarci che siamo chiamati a dare sollievo, incoraggiamento e gioia.
Madonna del Buon Gesù, aiutaci a renderci conto che dobbiamo cambiare, per essere umili e semplici, buoni e pieni di tenerezza con tutti, per presentare Gesù a tutti, veramente a tutti.

 

 

 + Giancarlo Vecerrica