Chiesa dei Santi Biagio e Romualdo Santa Messa trasmessa da Rai1

 

Introduzione all’atto penitenziale

In questa chiesa dei Santi Biagio e Romualdo, simbolo della ricostruzione dopo la devastazione del terremoto del 1997, in cui vi morì una mamma, 10 anni fa vi feci il mio primo ingresso come vescovo; ed oggi qui celebriamo la giornata per la vita, per impegnarci nella sequela di Cristo. Domandiamo ora perdono per i nostri peccati. 

Omelia del Vescovo 

Oggi siamo chiamati a scoprire il senso della vita, per non sprecarla!

Un mese fa ero a Nazareth con un gruppo di giovani: mi sono commosso nel trovarmi nel luogo dove Gesù è vissuto per trent’anni e lì mi è stato indicato il “monte del precipizio”, da dove i nazaretani volevano gettare giù Gesù. Quante volte ci mettiamo su i precipizi e quante volte abbiamo tentato anche noi di gettare giù Gesù, perché non eravamo soddisfatti di Lui. “Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”. Gesù non ama i precipizi, ama le persone, ama camminare in mezzo a noi.

Questo particolare dell’episodio di Gesù che visita la Sinagoga di Nazareth ci ripone davanti a lui, per riaprire il dialogo. Gesù non precipita mai, ma “cammina”, perché vuole restare con noi.

Gesù è venuto per annunciare a tutti la sua liberazione. Capire la vocazione di Gesù è capire la nostra vocazione, che è collaborazione con la sua missione. Gesù va a Nazareth per spiegare che lui è il Messia e infatti proclama: “oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete ascoltato”.

A questa vocazione messianica di Gesù ci ha preparato il profeta Geremia, “il profeta delle nazioni”, il quale presenta la sua vocazione usando un linguaggio da “battaglia”: è una vocazione da lotta contro la mentalità chiusa, infatti invita i suoi destinatari a prendere inevitabilmente posizione: “ti faranno guerra – gli dice il Signore – ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti”.

Di fronte a questa vocazione da “battaglia” del profeta Geremia, che preannuncia Gesù liberatore, anche noi siamo chiamati a prendere posizione. Come? Come hanno fatto le persone indicate da Gesù nel Vangelo, la vedova di Sarepta e il lebbroso Naaman, i quali si sono affidati; come ha fatto la Madonna, che si è immessa nella vocazione di Gesù; come hanno fatto i santi, facendo risplendere la loro vocazione alla luce della presenza liberatrice di Gesù; come ha fatto san Biagio, di cui oggi celebriamo la festa.

Ogni Domenica nelle nostre chiese accade lo stesso avvenimento vissuto nella sinagoga di Nazareth: Gesù annuncia la sua librazione e noi siamo chiamati a rispondere con la nostra vocazione, che è il sì a lui che ci chiama a seguirlo, come hanno fatto la Madonna e i Santi. Ogni Domenica ci troviamo di fronte a questa domanda: gettare Gesù dal precipizio della vita o accoglierlo? Io sono solito dire che nelle famiglie la Domenica non è giorno di silenzio, per dormire, ma di impegno caloroso di tutta la famiglia per andare ad incontrare Gesù nella Eucaristia domenicale. Come accade nel modo in cui trattiamo Gesù, cosi deve accadere quando qualcuno ha bisogno di noi; è Gesù che in quella persona ci viene incontro e allora c’è la domanda: come accolgo la vita dell’altro che rappresenta Gesù per me? 

Oggi si celebra la Giornata per la Vita dal titolo “Generare la vita vince la crisi”, indetta dai vescovi italiani. Per affrontare la vita con le sue crisi, come l’attuale situazione della mancanza del lavoro, non possiamo non tener conto della presenza di Gesù, unico liberatore. È lui che ci immette in questa vocazione di vera liberazione. L’ostilità dei concittadini nei confronti di Gesù non è in grado di bloccare la sua missione evangelizzatrice. Egli passa in mezzo a loro e si mette in cammino. Cosi anche noi oggi, di fronte alle tante avversità che, in vario modo, minacciano la nostra vita, non abbiamo la pretesa e l’illusione di scansare gli ostacoli, ma possiamo “passarci in mezzo”, forti dell’invincibile speranza del messaggio evangelico.

In questo Anno della Fede siamo chiamati a riconoscere e annunciare Gesù, a riportarlo in mezzo a noi per riprendere la lotta contro i mali e per ridare speranza alla nostra vita, come ci esorta San Paolo: “mi protendo nella corsa per afferrarlo, io che sono già stato afferrato da Cristo”. Le iniziative di questo Anno della Fede nella nostra Diocesi – come la recita del Credo in famiglia all’ora di cena, gli incontri parrocchiali dei “mercoledì della fede” e gli incontri mensili in Cattedrale con dei maestri della fede – ci aiutano a rilanciare la nostra stupenda vocazione a riconoscere Gesù in mezzo a noi come il vero liberatore di tutti i mali.

Amico, oggi tu come rispondi a questa chiamata di Gesù? Anche tu, come i nazaretani, lo tieni fuori dalla tua vita? Gesù ti chiama appassionatamente, come dice a San Giovanni Crisostomo: “io ho lasciato il Padre mio e sono venuto a te, tu che mi odiavi, mi fuggivi … ti ho inseguito … ti ho legato a me, ti ho tenuto stretto, ti ho abbracciato. Mangiami, ho detto, bevimi. … sono disceso sulla terra, non solo per mescolarmi tra quelli della tua gente, ma per abbracciare stretto proprio te”.

+ Giancarlo Vecerrica