Cari sacerdoti, la nostra vocazione è vera?
L’anno vocazionale ci spinge a “purificare” la nostra vocazione per renderla splendente. San Tommaso D’Aquino dice che “la bellezza è lo splendore del vero”. Allora la domanda che ci poniamo: è come rendere bella, cioè vera, la nostra vocazione.
1. Teologicamente, la verità della nostra vocazione, cioè la sua bellezza, poggia sulla coscienza sempre viva di essere stati scelti da Cristo e, in secondo luogo, scelti non perché bravi e buoni, ma, come è stato per gli Apostoli, scelti perché l’ha voluto Gesù stesso.
Siamo sacerdoti per il fatto di avere ascoltato e seguito l’invito di Cristo: vieni e seguimi. Riconoscere di essere stati scelti e chiamati è una grazia ed un entusiasmo.
2. Spiritualmente, la verità e la bellezza della propria vocazione passa attraverso l’esperienza quotidiana: la celebrazione fervorosa della Santa Messa, la fedeltà scrupolosa nella recita quotidiana della Liturgia delle Ore, il Santo Rosario e l’ora di Adorazione Eucaristica, il colloquio con il proprio Padre Spirituale. E, soprattutto, la fedeltà al Sacramento della Confessione, tendenzialmente ogni settimana: vi supplico, cari sacerdoti, non rimandate la Confessione!
3. A livello di formazione, possiamo rendere bella e vera la nostra vocazione se lavoriamo per scardinare i nostri vizi e difetti, a tutte le età. Pertanto raccomando di impegnarsi nella:
a) fedeltà alla missione che ognuno ha. Il posto che ti è stato affidato è il luogo per la tua santificazione: spasimare per un altro compito è come una fuga che mette in pericolo il cammino di formazione. Quando il Signore, attraverso il Vescovo, ti indica di cambiare, tu allora obbedirai con serenità e semplicità. Ricordati di presentare le dimissioni nelle scadenze stabilite e non secondo il tuo sentimento.
La missione che svolgi non è per te, per fare bella figura, per attirare a te, ma per portare tutti a Gesù e alla Chiesa;
b) fedeltà all’opera del Signore, che ti fa lottare contro il vizio terribile della gelosia o invidia. Questo è uno dei vizi capitali più ricorrenti e pericolosi: quando ti sei impigliato in esso non te ne accorgi, tanto che ti diventata abituale. Invece devi essere contento che l’altro confratello, o l’altra parrocchia, è migliore, perché è per l’opera di Dio. Per farti decidere a correggere il tuo carattere tendente all’orrore dell’invidia o gelosia ti può aiutare questo pensiero di Sant’Agostino: “La tristezza per la bontà di un altro, soprattutto se fratello (cfr. Caino e Abele), è il peccato che Dio condanna più di ogni altro” (De Civitate Dei XV, 7,1). Ricorda che il tuo Vescovo ti chiama sempre alla valorizzazione del positivo. San Paolo raccomanda questo: “gareggiate nello stimarvi a vicenda” (cfr. Rm 12,9-12);
c) fedeltà al celibato: la verginità, su cui si fonda il tuo celibato, è il modo meraviglioso di possedere Cristo e, perciò, è il modo più potente di possedere la realtà, di essere padre e madre.
Questo tempo terribile di tentazione e di scandali nel clero ci induce a riflettere maggiormente sul senso della verginità e del celibato e a pregare che il Signore non ti faccia “impazzire”.
Comunico alcune indicazione pratiche: attraverso la preghiera intensa come affezione a Cristo evitare tutte le occasioni equivoche: non ricevere minorenni da soli, educare i ragazzi e i giovani al vero pudore e al rispetto del proprio corpo. Ogni sacerdote si senta responsabile della purezza della vocazione del suo confratello;
d) fedeltà creativa alla vocazione: non è più sufficiente la pastorale “tradizionale” o attendere che i fedeli vengano in parrocchia; ma, soprattutto per i ragazzi e i giovani, occorre inventare forme nuove per la continuità educativa alla fede. Le leggi d’oro sono: imparare dagli altri sacerdoti, i giovani imparano dagli anziani e gli anziani imparano dai giovani e farsi aiutare da chi è più creativo;
e) fedeltà alla comunione presbiterale. Sapete quanto raccomando la “vita comune” tra sacerdoti e quanto sostengo la partecipazione alla casa del clero, da realizzare in ogni vicaria! E bene rileggere la “Lettera ai cristiani di Magnesia” di Sant’Ignazio di Antiochia (cfr. seconda lettura dell’ufficio delle letture del lunedì della XVI settimana del T.O);
f) la fedeltà al Papa e al Vescovo: su questo compito è importante rileggere i numerosi e meravigliosi testi patristici e del magistero. La fedeltà al Papa deve essere assoluta. E la frase patristica “niente senza il Vescovo” diventi sempre più vera, profonda e testimoniata. Voi stessi giustamente vi scandalizzate quando un sacerdote non è obbediente al Papa e al Vescovo: questo è segno che ci tenete profondamente a questa promessa compiuta il giorno della nostra ordinazione sacerdotale. Che questa obbedienza e carità siano sempre limpide, immediate e senza finzioni!
Infine, cari sacerdoti e laici, un punto di verifica della nostra vocazione è se sentiamo in noi l’impeto educativo verso i ragazzi e i giovani nel proporre loro vocazioni alte e belle – alla vita consacrata e al sacerdozio in particolare – e nell’accompagnarli in questa proposta fino alla maturazione vocazionale.
Un bel lavoro propongo a me e a voi tutti: vi auguro una buona purificazione della vostra vocazione!
Un grande abbraccio fraterno, con il desiderio di vedervi tutti pronti, presenti e disponibili alle numerose e interessanti proposte di questo nuovo anno pastorale 2012 – 2013.
Vi benedico di cuore + Giancarlo Vecerrica