Il mio saluto, sentito e doveroso, presenta i temi di questa celebrazione centenaria.
1. Il nostro settimanale L’Azione è centenario. Nella nostra diocesi ci sono tante persone centenarie. Sempre pongo loro questa domanda: che cosa vi ha condotto a questa età? Spesso la risposta è: “la fede come vita, non ho mai saltato la messa festiva”. E, spessissimo, sbirciando in casa trovo in bellavista L’Azione.
Le due cose, il centenario delle persone attribuito alla propria fede e il centenario del nostro settimanale, si incontrano fino a coincidere in un unico principio: la fede cambia la realtà, la illumina, ne rivela il senso e dona il “centuplo” evangelico su questa terra. Con la fede che coinvolge la vita si vive meglio e il giornale, che nasce da questa fede, vissuta e testimoniata, legge meglio la realtà e la comunica con passione, con entusiasmo e con l’accompagnamento delle persone.
2. Il nostro settimanale è giovane. E’ bella un’altra coincidenza: i centenari rivolgono sempre un messaggio ai giovani sull’amore alla vita come vocazione e il nostro settimanale è principalmente guidato da giovani, che con entusiasmo comunicano e dialogano. I giornali non devono solo scrivere ma anche ascoltare, dialogare e accogliere tutto e tutti. Mi soffermo spesso, compiaciuto, nel vedere il via vai quotidiano nella sede de L’Azione. Normalmente gli uffici, compresi quelli cattolici, sono chiusi e si deve suonare per entrare, anche a causa dei pericoli di oggi; invece la porta del nostro settimanale è sempre aperta, basta “spingere”. Mi piace collocare L’Azione tra i “monumenti” vivi del nostro territorio, da visitare: andare alla sede de L’Azione è sempre un incontro, una riflessione, una proposta culturale per arricchire l’humanum. Diceva il cardinale Ratzingher: “la fede crea cultura, è essa stessa cultura”.
3. Mi sono perso a raccontare queste mie esperienze personali perché contengono i temi di questa celebrazione: l’umanità in ricerca, la fede come luce sulla vita, la famiglia, che è il tema dell’Incontro Mondiale che avrà luogo a Milano a fine maggio e che è messo a tema di questo nostro centenario: “la vera emergenza educativa: la famiglia nel lavoro, nella scuola, nello sport”. Il vescovo S.E. Mons. Enrico Solmi, che accolgo cordialmente, ci presenterà proprio questo tema.
La persona umana ha bisogno di fare un’esperienza di unità per poter stringere buone relazioni, soprattutto nella famiglia. Chi ha responsabilità nella società è chiamato a sostenere la realtà fondamentale della famiglia. Lo fanno? I giornali sono chiamati a tenere viva questa responsabilità di tutti perché la famiglia sia sempre unita ed aperta.
4. La nostra diocesi, piccolissima, ma vivacissima e ricchissima di storia mariana, francescana e benedettina, ora è in grave crisi per la mancanza di lavoro, che aggrava sempre di più la situazione delle nostre famiglie. Questi temi li ascolteremo dagli esperti in questi giorni.
A me vescovo spetta presentare questa nostra realtà ecclesiale e sociale; valorizzare il positivo e incoraggiare tutte le realtà vive; annunciare che tutto ciò che facciamo come chiesa, soprattutto per il mondo del lavoro e le famiglie, diventi sempre più una speranza attuale e concreta. A me vescovo spetta rivolgere un invito forte ai cari giornalisti perché siano originali non nel descrivere le apparenze ma nel presentare la profondità della vita che altri spesso non riescono a decifrare. Scrive il giornalista e apologeta inglese Chesterton: “il caos attuale è dovuto ad una generale dimenticanza a tutto ciò a cui originariamente gli uomini aspiravano. Nessun uomo domanda più ciò che desidera, ogni uomo chiede quello che si figura di poter ottenere. E rapidamente la gente si dimentica ciò che l’uomo voleva davvero in principio; e dopo una vita politica vivace e di successo, un uomo dimentica se stesso. Il tutto diventa uno stravagante tumulto di seconde scelte, un pandemonio di ripieghi”.
Oggi anch’io chiedo ai giornalisti di non impantanarsi in quello che Chesterton chiama “l’inferno delle seconde scelte”, ma di tenere conto di tutti i fattori per essere sempre più realisti. Mi piace proporvi due testi importanti: il primo è una preghiera dello scrittore americano Niebuhr: “ O Dio, dacci la serenità di accettare quello che non si può cambiare e il coraggio di cambiare quello che si può cambiare; e soprattutto la saggezza di distinguere l’uno dall’altro”; il secondo è del neo beato Giuseppe Toniolo: “noi credenti sentiamo nel fondo dell’anima, che chi definitivamente recherà a salvamento la società presente, non sarà un diplomatico, un dotto, un eroe, bensì un santo, anzi una società di santi”.
Alla luce di questi testi, che programma meraviglioso si presenta al lavoro indefesso dei nostri giornalisti!
5. Infine a me vescovo spetta ringraziare. Sono molto grato alla FISC, al Presidente e a tutti i Direttori dei settimanali diocesani, a tutti i relatori di questa tre giorni. La realtà della FISC è un esempio clamoroso e inaudito di unità di tanti giornali, che deve essere salvaguardata da tutti. Permettetemi di fare l’elogio del nostro settimanale L’Azione che da cento anni anima questa nostra diocesi; ringrazio la diaconia, la redazione e l’amministrazione del nostro settimanale, guidato dal vibrante Direttore Carlo Cammoranesi e ringrazio tutti i Direttori di questi 100 anni.
Ringrazio tutte le nostre Autorità civili, militari, politiche e di realtà e associazioni, che hanno collaborato in maniera encomiabile alla riuscita del nostro settimanale e di queste celebrazioni. Ringrazio di cuore, una ad una, le migliaia di persone che leggono L’Azione e lo diffondono sempre più.
Chiudo questo mio intervento immedesimandomi nella umanità straordinaria del nostro Papa Benedetto XVI il quale, compiendo 85 anni, ha detto cose che ridonano le vere certezze e sicurezze con cui andare avanti nel compito che abbiamo dentro la società: “mi trovo di fronte all’ultimo tratto del percorso della mia vita e non so cosa mi aspetta. So, però, che la luce di Dio c’è, che Egli è risorto, che la Sua luce è più forte di ogni oscurità, che la bontà di Dio è più forte di ogni male di questo mondo. E questo mi aiuta a procedere con sicurezza”.
Amici tutti, siate i benvenuti nella nostra diocesi: vi auguro di gustare e raccontare il nostro territorio ricco di storia, di arte, di fede vissuta e perciò di amicizia e di fraternità! Grazie per la vostra venuta fra noi!
+ Giancarlo Vecerrica