Jean Louis Bruguès è un cordiale Monsignore francese di 68 anni, segretario della congregazione per l’educazione cattolica, una specie di ministro dell’istruzione della Santa Sede. È nato a 25 chilometri da Lourdes e dunque ai pellegrinaggi doveva essere abituato. Eppure, arrivato qui a Macerata, non ha potuto nascondere un moto di stupore, si è addirittura detto “intimidito”, per le migliaia di giovani che ha incontrato, parte del popolo di 90.000 persone che nella notte tra sabato e domenica hanno camminato verso Loreto, in questo XXXIII Pellegrinaggio proposto da Comunione e Liberazione. Un Pellegrinaggio che ha fatto proprio un invito fatto da Monsignor Giussani anni fa: “Aspettatevi un cammino, non un miracolo che eluda le vostre responsabilità, che elida la vostra fatica, che renda meccanica la vostra libertà”.
Ma lo stupore di Bruguès ha lasciato subito il posto ad un’osservazione, come ha detto lui, stupefacente: più le nostre società si comportano come se Dio non esistesse e più le manifestazioni di devozione semplice e fervente, popolare, attirano un numero crescente di persone e i giovani non sono fra gli ultimi. Mentre l’arcivescovo parla, la giornalista Rai Lorena Bianchetti annuisce e sorride. Lei i giovani li conosce, il suo lavoro la mette in contatto con loro. Ha partecipato a molte Giornate Mondiali della Gioventù e racconta di aver trovato “giovani che vogliono essere protagonisti e testimoniare una vera felicità, oltre le cose materiali, giovani che vogliono spezzare i fili di morte di una cultura che spaccia per libertà proposte che inaridiscono il cuore, che gettano nella disperazione ”. Ne sa qualcosa, di questa cultura che inaridisce il cuore, Mario Dupuis, 61 anni, due figli e una terza, Anna, nata con un handicap invalidante e morta a 15 anni. Ha fatto l’insegnante a Padova, Dupuis, e 10 anni fa, alla morte di Anna, ha fondato “Ca’ Edimar”, una struttura di accoglienza che ospita stabilmente 15 adolescenti e altri 130 ne segue quotidianamente nel suo centro diurno. Ragazzi che lì hanno trovato un’altra famiglia perché in quella d’origine non possono più stare. Ragazzi difficili che la vita ha reso diffidenti, che non puoi incantare con un discorso, perché “sentono subito puzza di moralismo e di predica e non ti danno più retta”. “Per aprire il loro cuore – ha detto Dupuis – occorre avere a nostra volta un cuore aperto, occorre essere sempre rinnovati.
Il Pellegrinaggio parla del mendicante, io sono qui a mendicare, a chiedere di essere rigenerato ogni giorno, per il mio bene e per il bene di coloro che mi sono stati affidati”.
Ca’ Edimar (Casa Edimar), dal nome di un nino de rua brasiliano, assassinato dopo la sua conversione, è nata dai quindici anni trascorsi insieme ad Anna e da una fraternità con alcune famiglie. La malattia di Anna non ha portato alla chiusura e alla disperazione perché qualcuno, don Giussani, ha aiutato Mario e la sua famiglia a cogliere una bellezza impensabile dietro ciò che, in apparenza, nulla aveva di bello, ha insegnato loro a vivere la vita senza censurare e nascondere nulla. “Quando Anna è morta – ha raccontato Dupuis – è nata una casa dove vivere la comunione fra le nostre famiglie e accogliere nuove Anne”.
Dupuis ha appena terminato di parlare, che nello stadio entra la fiaccola del Pellegrinaggio, benedetta dal Papa. Un segno di pace per le popolazioni afflitte dalla guerra, spiega il direttore del Pellegrinaggio Ermanno Calzolaio, che invita tutti a raccogliere l’appello per la pace lanciato da Tripoli a Loreto dal vescovo della capitale libica, Giovanni Martinelli.
All’inizio della messa, lo stadio è gremito e la gente assiste alla liturgia seguendo la cerimonia sui maxischermi dietro il campo di calcio. Nell’omelia, monsignor Brugues, parla delle solide pietre della Santa Casa raccontando di un filosofo e di un mendicante, tutti e due francesi. Il filosofo è Cartesio, che nel 1623, dopo una visione avuta in sogno, viene pellegrino a Loreto “per raggiungere, attraverso un contatto fisico con la casa della Vergine, la Madre del Logos, Colui per mezzo del quale tutto è stato fatto”. Il mendicante è S. Benedetto Labre, santo e pellegrino, che camminò in giro per l’Europa per trentamila chilometri, si recò a Loreto nel 1777 e finì i suoi giorni povero, fra le rovine del Colosseo. “Cosa accomuna un filosofo e un povero mendicante?”, si è chiesto il prelato francese. “Il primo – ha detto Monsignor Brugues – non ricercava a Loreto il Dio astratto delle Idee pure, ma voleva toccare quelle pietre che testimoniavano, anche nel loro silenzio, della venuta di Dio fino nella carne umana. Il mendicante aveva abbandonato l’immagine di Dio alla quale si riferivano volentieri i grandi e i potenti di questo mondo: venendo a Loreto, anche lui intendeva toccare da vicino Colui che si era lasciato toccare dalla miseria umana”.
Come sempre il Pellegrinaggio ha visto l’adesione della Chiesa e delle autorità civili. Concelebravano i vescovi Giancarlo Vecerrica (Fabriano), Claudio Giuliodori (Macerata), che ha letto il telegramma del Papa, Luigi Conti (Fermo), Luigi Negri (San Marino), Piero Coccia (Pesaro). Presenti, fra gli altri, il sindaco di Macerata, Romano Carancini e il neoletto presidente della Provincia di Macerata, Antonio Pettinari.
Alle 22, guidato dal vescovo “don” Giancarlo, cuore di questo gesto fin dall’inizio, il Pellegrinaggio si è mosso alla volta di Loreto. Tutti avevano nello zaino il messaggio di monsignor Julian Carron, successore di don Giussani alla guida del movimento di Comunione e liberazione: “Offrite il sacrificio di ogni passo per il Santo Padre.
Vi auguro di verificare, come vediamo in lui, che cosa accade quando un uomo si lascia afferrare da Cristo: un incremento e una pienezza di umanità, in qualunque circostanza ci troviamo, che gli altri possono riconoscere come un autentico miracolo, tanto è impossibile all’uomo”.
Durante la notte, nelle litanie dei santi, è stata inserita anche l’invocazione a Giovanni Paolo II, che nel 1993 partecipò alla XVI edizione del Pellegrinaggio.
Fra le testimonianze che accompagneranno il cammino, quella di Fabio Salvatore, regista, attore e scrittore, da tredici anni malato di cancro, da tredici anni “abbracciato alla bellezza della croce”.
Infine l’arrivo a Loreto: i primi sono entrati nella piazza della Basilica alle 5.50, all’alba, gli ultimi, accompagnati dall’immagine della Madonna che ha aspettato i pellegrini nella discesa di Monte Reale, alle 7.15.
Partecipatissima la presenza della nostra diocesi: quattro pullman da Fabriano, molti altri in treno ed auto, ma anche due pullman da Sassoferrato, inoltre numerosi i fedeli da Cerreto d’Esi, Genga e Matelica.