Il medico: come sarà il corpo risorto?
Il dottor Marcello Latini è uno dei sei selezionati per porre una domanda di fede a Benedetto XVI nel programma “A sua immagine” il Venerdì santo.
«Quando me l’hanno detto sono quasi svenuto; anche adesso mi sembra impossibile». E’ emozionato e ancora comprensibilmente incredulo, Marcello Latini di Fabriano (Ancona): nel pomeriggio del Venerdì santo, nel corso della trasmissione A sua immagine, papa Benedetto XVI risponde alla sua domanda di fede. Come tantissime altre persone in Italia e nel mondo, anche Latini aveva accolto l’invito del programma, inviando il suo quesito sul sito Web, probabilmente senza immaginare che quel dubbio teologico interiorizzato, meditato per anni potesse colpire nel segno e catturare l’attenzione delle redazione.
«Quando mi è arrivata la risposta via email che mi comunicava di essere uno dei prescelti, è stato incredibile». E lui, che preferisce restare con i piedi per terra, finché non lo vede davvero in Tv non ci crede. Proprio come san Tommaso. In principio le domande dovevano essere tre, poi sono salite a sei. Così, accanto al quesito di una donna musulmana della Costa d’Avorio, a quello della madre di un uomo in stato vegetativo, c’è anche la domanda di Marcello Latini, 54enne padre di famiglia e medico di base, sposato con due figli, un maschio e una femmina, di 24 e 19 anni, una vita tranquilla in una cittadina marchigiana, una fede profonda, concretizzata nell’impegno ecclesiale, come vicedirettore della Pastorale diocesana del lavoro, e da qualche tempo nel servizio come oblato benedettino.
La domanda di Marcello Latini riguarda la resurrezione della carne. In sintesi: una volta risorto, Gesù non viene riconosciuto dagli apostoli e dalle donne, è un corpo vero, di carne, ma anche un corpo glorioso. Il fatto che il suo corpo risorto non abbia le stesse fattezze di prima della morte cosa vuol dire? La resurrezione sarà anche per noi così? «Da sempre, tutte le volte che recito il Credo, quando si arriva all’espressione “resurrezione dei morti” a me viene da pensare con qualche perplessità all’immagine dei sepolcri, alle tombe che si aprono, alle ossa che si ricompongono… Allora io di solito preferisco dire “resurrezione dai morti”. Del resto, mi sono sempre chiesto: perché Gesù, che nella sua vita è stato sempre molto concreto, dopo essere risorto con il suo corpo non è stato subito riconosciuto dai suoi? Cosa vuol dire? E cosa significa “corpo glorioso”? Sono dubbi che mi porto dentro da sempre».
E aggiunge: «Chi, poi, svolge una professione come la mia, sempre a contatto con la malattia e con la morte, forse sente ancora di più il bisogno di un messaggio di speranza». E proprio nella sua professione Latini riconosce il ruolo determinante della fede: «Credere orienta il mio lavoro, per viverlo secondo una certa visione: non per i soldi o per la carriera, ma come impegno nei confronti di chi soffre. In questo momento sto seguendo una persona in fin di vita; vado a trovarla tutti i giorni e ogni volta penso: questa è la sua via crucis». E un ricordo che lo fa sorridere: «Quando mi hanno messo davanti alla telecamera per formulare la mia domanda rivolgendomi al Papa ero impacciato a livelli fantozziani. Abbiamo dovuto ripetere tutto: volevano che fossi spontaneo e spigliato, io invece ero fin troppo serioso».