Omelia per l’8° Anniversario dell’Ordinazione Episcopale di S.E. Mons. Giancarlo Vecerrica




Cattedrale di San Venanzio Martire, Fabriano.

Festa della Cattedra di San Pietro e Anniversario dell’Ordinazione Episcopale
di S.E. Mons. Giancarlo Vecerrica, 22 febbraio 2011.

Quale è la nostra cattedra della vita?

L’opinione pubblica, il mio pensiero (non dico la coscienza che è cosa diversa dal pensiero) oppure noi cattolici abbiamo un dono straordinario, unico al mondo come risposta a questa domanda? Certo, per questo oggi siamo qui.
Dal IV secolo i cristiani presero ad onorare una “Cattedra” molto più reale della cattedra degli antichi romani (che la identificavano con i loro defunti); quale? Quella di Pietro, capo della Chiesa di Roma. Significato di questa festa è quindi la celebrazione del “mistero di Pietro”, un carisma unico e infallibile che rivive nei successori di Pietro; ogni Papa, ed ora Benedetto XVI, è il “servo dei servi di Dio” in qualità di maestro e di guida, assistito dallo Spirito Santo.
Oggi è la festa del Papa, del Vescovo e dei sacerdoti, per tutto il popolo di Dio.


1- Il Papa è l’espressione somma del ministero del sacerdozio. E’ il sacerdote! Il quale, come scrive San Pietro, “partecipa” della gloria di Cristo, “Pastore supremo”, guidando, pascendo il gregge di Dio, il popolo di Dio. Dio ha bisogno degli uomini per salvare e guidare gli uomini!
Così all’origine: gli Apostoli, a cominciare da Pietro, sono andati in tutte le città per creare e guidare le comunità, attraverso la presidenza della “frazione del pane”, dell’Eucaristia.
Così sempre, fino ad oggi, i sacerdoti partecipando del Sacerdozio di Cristo, lo esercitano nella guida del popolo affidato, con la presidenza dell’Eucaristia.
Io, vostro Vescovo otto anni fa, in questo giorno, in questa Cattedrale, ho iniziato il mio ministero episcopale presiedendo l’Eucaristia.

2- Quest’anno, anno del Congresso Eucaristico, è una grande occasione per scoprire sempre più la grandezza del sacerdozio nel ministero petrino, episcopale, sacerdotale. Il mistero eucaristico coinvolge tutte le dimensioni fondamentali della vita di Gesù e della Chiesa. C’è Gesù perché c’è l’Eucaristia; c’è l’Eucaristia perché c’è il sacerdote. Che dono il sacerdozio che ci dona Gesù!
Tutto il mio episcopato si è dedicato alla cura dei sacerdoti, dei giovani sacerdoti e delle nuove vocazioni.

3- Guardando il Papa guardiamo a Gesù sommo sacerdote.
Guardando il Vescovo guardiamo Gesù sacerdote.
Guardando il sacerdote guardiamo Gesù sacerdote, che vive nella presidenza della Eucaristia.
Vocazione, sacerdozio ed Eucaristia sono il segno sacramentale, reale, di Gesù in mezzo a noi. Allora la vocazione è la chiamata di Gesù, come a Pietro, come agli Apostoli, ad essere il suo sacerdote, il suo ministro nella sua presidenza Eucaristica. Altro che sentimentalismo o astrattezza o personalismo. E’ invece sentire il brivido nella carne, perché siamo sacerdoti così come siamo, con questo nostro corpo e persona e difetti. La vocazione non è ciò che io penso, non la mia immagine, i miei sogni, o ciò che sento. Ma è la chiamata reale, impensabile, sorprendente, direi paradossalmente “sconveniente”, perché non la merito. Ed è “chiamata” sempre attuale. Ogni giorno Gesù chiama a rispondere. Chi è capace  di rispondere? Non uno che ha capito, ma chi ama tanto la vita. La vocazione è slancio di amore alla vita mia e degli altri, perché Gesù la salvi, la renda bella e grande.
Chiamati a presiedere l’Eucaristia e in questa celebrazione il nostro sacerdozio esprime la pienezza del sacerdozio di Cristo e infatti ogni sacerdote è chiamato a pronunciare obbligatoriamente i nomi di coloro che hanno la pienezza del sacerdozio, deve dire i nomi del Papa e del Vescovo. Nella liturgia non c’è niente di superfluo o marginale, tutto è essenziale, vero e soddisfacente.

4- Che cosa chiede il Vescovo in questa festa del Papa e della vocazione al sacerdozio in ordine all’Eucaristia?
1° – L’amore al Papa come “il dolce Cristo in terra” (Santa Caterina da Siena),senza interpretazioni o incertezze.
2° – Immedesimarsi con il Vescovo, lasciandosi condurre, affidandosi. Il Papa in “Luce del mondo” dice: “Il fatto è questo: quando al momento dell’ordinazione sacerdotale si dice si, si può di certo avere un’idea di quello che potrebbe essere il proprio carisma, ma si sa anche questo: mi sono rimesso nelle mani del Vescovo e, in fin dei conti, nelle mani del Signore. Non posso scegliere quello che voglio. Alla fine, devo lasciarmi guidare” (pag. 20).
3° – Pregare e offrire la propria vita per svelare nuove vocazioni al sacerdozio: che ogni sacerdote o laico senta il gioioso dovere di presentare al Vescovo una nuova vocazione al sacerdozio, alla vita religiosa, al diaconato. Che dono è stato il nostro diacono Federico salito in cielo un mese fa!
4° – La preghiera, l’offerta e la collaborazione per i nostri cari lavoratori sempre in crisi. Ma, come mai ancora non si possono dare loro risposte certe? Noi, comunque, vogliamo collaborare al massimo, anche con la nostra Caritas.
In modo particolare chiedo anche l’incremento degli strumenti educativi per i giovani, come gli oratori parrocchiali e le diverse iniziative, anche originali, per incontrare i nostri giovani, che sono i veri poveri di oggi, e dare loro la possibilità di accogliere “la vita buona del Vangelo”.

5° – Sono felicissimo di essere Vescovo di questa diocesi, piccola, vivace ed anche con dei problemi come tutte le diocesi. Sono immensamente grato a tutti voi perché mi volete troppo bene.
Ma io vi chiederò sempre di più.
Ed ora tutti ci affidiamo alla Madonna del Buon Gesù, alla quale ci siamo consacrati: Lei ci ottiene sempre tutto e noi non facciamone mai a meno, altrimenti siamo tra coloro che, come scrive Dante, vogliono  “Volar senz’ali”.


                                                         + Giancarlo Vecerrica



(foto, Cristina Ferretti)