In questo periodo che precede l’Avvento dovremmo ricordare in particolare una presenze assai familiare nella nostra esperienza quotidiana: quella dei sacerdoti.
Scrive Matteo Calabresi, Responsabile nazionale del Servizio per la Promozione del Sostegno economico alla Chiesa – “…Nei quartieri urbani e nei piccoli centri, essi sono in missione. Portano la Parola del Vangelo, fanno opera di carità, accoglienza e conforto. La loro presenza è un dono prezioso per tutti. Ma ha bisogno del sostegno di tutti. È per questo che mi rivolgo a quanti sono consapevoli della ricchezza di questa presenza, perché vadano incontro ai sacerdoti che vivono in mezzo a noi e li aiutino generosamente. Vorrei far sapere che ognuno può sostenere i 38.000 sacerdoti diocesani italiani che dedicano la vita al servizio del prossimo. Invito tutti a guardare con fiducia il bene che ogni giorno i sacerdoti compiono con la preghiera, i sacramenti, le opere di carità, le attività educative e pertanto chiedo di essere solleciti verso di loro, in particolare verso i sacerdoti che hanno più bisogno, sostenendoli con la propria offerta “ .
Ma per comprendere meglio il senso di questa giornata e di questo appello vorrei rapidamente ripercorrere le tappe che hanno portato alla attuale situazione.
Prima del 1984, erano tre le fonti di finanziamen¬to per la Chiesa Cattolica in Italia: 1) le offerte libere (e non dedu-cibili) dei fedeli; 2) il finanziamento diretto da parte dello Stato, attraverso gli stipendi versati solo ad alcuni sacerdoti (cap¬pellani degli ospedali e insegnanti di religione che svolgono, nel quadro della pubblica amministrazione, un servizio al cittadi¬no); 3) il finanziamento diretto da parte dello Stato, attraverso le congrue a vescovi, parroci e canonici.
Con la revisione del Concordato nel 1984 la prima fonte di sostentamento, cioè quella delle offerte (non deducibili) dei fedeli è stata posta sempre più al centro del sistema, rappresen¬tando l’elemento di maggior valore ecclesiale. La seconda fonte, quella di sostentamento dei sacerdoti che svolgono quei servizi, già evidenziati in precedenza, di particolare utilità pubblica e sociale, non è stata modificata. Mentre la terza, quella delle con¬grue e dei contributi per l’edilizia del culto, è stata, invece, radi¬calmente modificata. Dal 1989 sono dunque cessati per sempre questi finanziamenti diretti e sono state introdotte due nuove forme di sostegno economico alla Chiesa Cattolica rivolte ai cit¬tadini: le offerte per il sostentameito del clero, deducibili dal pro¬prio reddito complessivo ai fini del calcolo dell’Irpef, e la scelta per la destinazione dell’otto per mille dell’Irpef.
Nel frattempo sono stati aboliti anche i benefici ecclesiastici e questi beni sono stati trasferiti ai nuovi Istituti diocesani per il sostentamento del clero. Questi organismi, con i redditi ricavati dall’amministrazione del patrimonio, concorrono ad assicurare il sostentamento dei sacerdoti diocesani che, indistintamente, svolgono il proprio ministero in servizio alle diocesi italiane.
L’espressione offerte deducibili per il sostentamento del clero è divenuta nel tempo una nota espressione che circola nella Chiesa Cattolica. Infatti a partire dal 1989 una delle conseguenze del Concordato fu questa: ai sacerdoti d’ora in poi ci avrebbero pensato i fedeli.
Infatti grazie al valore perequativo del nuovo sistema tutti i sacerdoti diocesani, anche gli anziani e i malati, possono contare su un mensile proporzionato al loro incarico. Questo nuovo sistema ha una duplice finalità: in primo luogo soste¬nere l’attività dei circa 38 mila sacerdoti impegnati sulle 227 diocesi italiane e dei 3 mila pensionati e malati, la seconda è quella di educare i fedeli a guardare oltre il ristretto orizzon¬te ecclesiale locale. Le offerte, infatti, non sono dirette solo al proprio sacerdote, ma a tutti i preti italiani, soprattutto quelli che hanno più bisogno.
In realtà la revisione del 1984 non ha inventato o imposto nulla di inedito con la nuova formula di sostegno economico alla Chiesa. È stata invece favorita pro¬prio la realizzazione pratica della Chiesa-comunione – come è chiaramente presentata a partire dal Concilio Vaticano II – dove i fedeli sono chiamati responsabilmente a provvederla del necessario, anche economico, perché abbia tutto quanto le occorre per assolvere alla sua missione di annuncio del Vangelo, di santificazione attraverso i Sacramenti, di assistenza pastorale caritativa (cfr. documento dell’Episcopato Italiano “Sovvenire alle necessità della Chiesa: corresponsabilità e partecipazione dei fedeli”, 1988).
Le offerte dunque, intestate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero (I.C.S.C.), sono destinate unicamente al sostentamento del clero diocesano e sono deducibili dal proprio reddito com¬plessivo, ai fini del calcolo dell’Irpef, fino ad un massimo di 1.032,91 euro all’anno. Le offerte possono essere effettuate in quattro modi: il primo è mediante il versamento in conto cor¬rente postale, il secondo tramite bonifico bancario, il terzo è recandosi direttamente presso uno degli Istituti diocesani sostentamento clero (I.D.S.C.) presenti in tutte le diocesi italiane e l’ultimo attraverso carta di credito.
Tre sono I principi basilari del sistema: