Lo scudo accollato ad una croce astile trifogliata d’oro, e timbrato da un cappello prelatizio a sei nappe per lato, il tutto di verde, è diviso in quattro quarti.
Nel primo quarto troviamo su campo di rosso un chrismon d’oro che allude in modo evidente al mistero pasquale di Cristo.
Nel secondo quarto staglia una stella a 8 punte d’azzurro, emblema della Beata Vergine Maria, stella dell’evangelizzazione.
Nel terzo quarto campeggia la figura di un libro di rosso che simboleggia la Parola di Dio e il suo primato nella vita dei credenti, oltre che il primario compito del Vescovo di annunciare la Parola di Dio. Un delicato riferimento è anche all’antica arte cartaria di Fabriano, dede del ministero episcopale di Mons. Russo.
Nell’ultimo quarto troviamo lo stemma civico di Ascoli Piceno, città di origine del titolare. Il castello vuole ricchiamare anche la città del cielo e l’edificio spirituale.
Il motto “Secundum verbum tuum” riprende le parole desunte dal dialogo della Beata Vergine Maria con l’angelo Gabriele al momento dell’annuncio della nascita del Salvatore. Parole che dicono un’accettazione fiduciosa, obbediente e persino entusiastica della Parola di Dio da parte di Maria, la prima discepola cristiana. Desiderio che deve essere proprio del discepolo di ogni tempo e che deve animare totalmente la vita e il ministero di ogni pastore nella Chiesa.
(L’autore dello stemma è il reverendo don Antonio Pompili)