Omelia del Vescovo alla fine della Processione di Corpus Domini

Omelia del Vescovo per il Corpus Domini Diocesano
Cattedrale, 4 giugno 2015

Domenica 24 maggio, qui in Cattedrale, nel mio 50° di sacerdozio mi sono commosso quando ho ricordato il mio rapporto con i sacerdoti e con voi, pensando a quello che mi avete dato in questi anni.

Nelle dieci sere delle feste triennali del Crocefisso a Matelica dei giorni passati il cuore mi scoppiava di gioia nel vedere il vero “spettacolo” di fede di questo meraviglioso popolo matelicese: è stata l’esplosione della fede come beatitudine, è stato l’annuncio delle otto beatitudini in maniera viva, umana, popolare, coinvolgendo tutti, giovani e adulti. Un’esplosione di fede che cresce fa crescere tutti, anche a noi sacerdoti.

Questa sera sento la stessa commozione, ripensando ai “mercoledì della fede” di quest’anno sulle Beatitudini, con questa Cattedrale sempre piena della vostra presenza, per ascoltare testimonianze impressionanti su come essere i Beati di Gesù, desiderosi di donare a tutti quelle beatitudini evangeliche: come è bella la nostra “Chiesa” vissuta così!

Il Corpus Domini che celebriamo quest’anno è pieno di questa vita che ferve tra noi, perché il corpo umano e divino di Gesù risorto, vivo, presente tra noi, accoglie e accompagna i nostri poveri corpi umani: ci accarezza con la sua misericordia, apre le nostre ferite al mistero della sua gioia e bellezza, ci riempie di entusiasmo per questa bella fede cristiana. Papa Francesco in Evangelii Gaudium ci dice: ”Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (n. 1).

Il Corpus Domini è la celebrazione dell’amore reale, che è dare tutto se stesso all’altro, a noi: ”Questo è il mio corpo, dato per voi, … fate questo …”. E’ la presentazione concreta della presenza reale dell’Amore: “Questo è il mio corpo” significa: questo è la mia persona che vi ama, che si dona, che è per voi. Oggi si incontrano due realtà: la realtà corporea di Dio e quella dell’uomo.

Questa fusione esprime la nostra trasformazione: la nostra realtà umana, che accoglie il corpo crocifisso e glorioso del Signore, diventa nuova e bella come lui; felice e beata come lui ce la propone: generosa e aperta a tutti.

Come può avvenire questo? Aprendogli le porte della nostra casa, del nostro cuore: come lui si coinvolge, noi ci coinvolgiamo con lui. Accettare l’amore crea reciprocità, genera reciprocità. Così ho letto la mia storia di 50 anni di prete: mi sono lasciato condurre dallo spirito di Cristo, che è il suo corpo vivo. Non noi conduciamo Gesù, ma è lui il protagonista, perché ci dice: “io ti ho amato per primo”.

Sentite come scriveva uno dei massimi testimoni dell’amore, nel secolo passato, S. Massimiliano Kolbe: “Lasciati condurre dallo Spirito Santo. Lasciati condurre nella pazienza, nell’amore, dalla Divina Provvidenza. Lasciati condurre … nelle cose che non sono di tuo gradimento. Lasciati condurre dalla misericordia divina, dall’Immacolata. Lasciati condurre nella pace, nella pazienza e nell’amore della Divina Misericordia. Lasciati condurre … attraverso l’Immacolata, e allora farai tantissimo bene, renderai a Dio il massimo grado di gloria, per mezzo della salvezza dei fratelli”.

Come sarebbe bello se, adesso, qui, vi presentaste, uno ad uno, a conclusione di questo Anno Pastorale sulle Beatitudini, per dire, con semplicità e coraggio: si mi affido solo a te, Gesù, perché desidero essere beato già su questa terra, così triste e malata.

Si presentino, allora, non i bravi, i buoni, i potenti, ma ognuno di noi, povero e semplice, ma ardimentoso nella fede in Gesù, per dire: accetto, accolgo le beatitudini che tu, o Cristo, mi offri:

  • Amo essere beato nella mia povertà, per avere il regno dei cieli nella mia vita, nella mia famiglia, nel mio territorio.
  • Amo accettare e accogliere le afflizioni della vita per ricevere la tua consolazione e donarla a chi soffre più di me, per il lavoro, per i mali del mondo.
  • Amo essere mite per ereditare tutta la realtà umana, per avere questo rapporto bello con tutto e con tutti. Non dirò più: sono arrabbiato. Dirò: ti perdono, ti accolgo, ti voglio bene, ti cerco, anche se antipatico o nemico.
  • Amo avere fame e sete di giustizia, sapendo che la giustizia di Dio è amore e misericordia che mi cerca. Ti riceverò nell’Eucaristia tutte le domeniche per donare la tua giustizia misericordiosa a tutti.
  • Amo essere misericordioso per avere la tua misericordia: Dio mi perdona, se io perdono!
  • Amo essere puro di cuore per vederti, contemplarti e amarti sopra ogni cosa e amo purificare la mia coscienza nella Confessione amata e ricercata continuamente.
  • Amo essere operatore di pace in famiglia, nella parrocchia, a scuola, nel lavoro, nello sport, per far vedere che i figli di Dio vivono sempre in pace e danno pace e amore.
  • Amo essere perseguitato se è per scegliere te, o Cristo mio, come i grandi testimoni del martirio cristiano di questi nostri tempi.

Cari Amici, questo Corpus Domini, chiudendo i mercoledì della fede sulle Beatitudini ci indica due prospettive: ci fa continuare a vivere, gustare e donare le Beatitudini e ci apre a sintetizzarle nella parola d’ordine che ci ha dato Papa Francesco per il nuovo Anno Santo: la parola Misericordia per cercare ed essere il Suo volto.

Grazie, cari sacerdoti e fedeli. Ripartiamo, coinvolti con Gesù, per annunciare la bellezza di essere cristiani oggi, la forza rivoluzionaria delle beatitudini e il potere della misericordia. Non vi stancate di ritornare continuamente a questo bel punto di unità, che è la nostra Cattedrale. Come ho sempre desiderato lavorare per questo: “ut congregemur in unum”! È lo Spirito che ci ha messo insieme. Se scappi, se fuggi, se vai per conto tuo perdi tutto. Che ogni giorno ti sorga questo scrupolo: sono realmente in unità con il Vescovo, con il presbiterio e con la Chiesa locale o vado per conto mio?

La nostra Diocesi ha bisogno di voi sacerdoti, di voi giovani, di voi famiglie, di voi cittadini impegnati nel sociale, nell’educazione, nell’economia, che portate questa realtà evangelica, fatta di unità con il corpo reale di Cristo che è questa Chiesa particolare: non la tua chiesa, non la tua parrocchia, non il tuo gruppo, ma la mia Chiesa che è unita al Papa e al Vescovo.

Oh, potessero presentarsi tanti giovani per essere sacerdoti di questo amore. Con l’accompagnamento della Madonna del Buon Gesù, ognuno si unisca a questa preghiera di Pedro Calderon de la Barca:

“La Tua voce, Gesù, ha potuto intenerirmi, la Tua presenza trattenermi, il Tuo rispetto commuovermi.
Chi sei? Tu solo, Gesù, hai destato l’ammirazione dei miei occhi, la meraviglia del mio udito.
Ogni volta che Ti guardo, mi provochi nuovo stupore.

E quanto più Ti guardo, più desidero guardarTi.
Gesù, imprimi in me il tuo Volto, donami il tuo Cuore”
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+ Giancarlo Vecerrica