Omelia del Vescovo per la Concelebrazione Eucaristica nell’undicesimo anniversario dell’Ordinazione Episcopale

Cattedrale di Fabriano,  Sabato 22 febbraio 2014 – Festa della Cattedra di san Pietro

 

Concelebrazione Eucaristica 

nell’undicesimo anniversario dell’Ordinazione Episcopale del Vescovo

Omelia

 

1. Il Vangelo di oggi (Mt 5,38-49) ci sconvolge: è possibile amare come ci ama Gesù e come ci vuole Lui, fino ad amare anche i nemici? E poi, l’invito finale ci sembra quasi assurdo: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Amici, a chi ha fede, ci dice il santo Vangelo, tutto è possibile. Gesù non ci propone mai cose assurde o impossibili. Il culmine di queste richieste di un amore senza limiti – Siate perfetti come il Padre celeste – contiene anche la ragione per cui con Gesù tutto è possibile. Come? Se ci immedesimiamo e ci immettiamo nel Padre nostro – come stiamo studiando quest’anno in diocesi – allora portiamo avanti il suo amore, la sua perfezione di amore. Se seguiamo Gesù fino a riconoscerLo come il nostro protagonista – “Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me” (Gal 2,20) – allora è Gesù stesso che ama, che perdona, che ci fa vivere questo amore straordinario: doniamo non il nostro fragile amore, ma il Suo amore incrollabile.  

Proprio perché con la fede tutto è possibile, allora, anche con l’amore di Dio in noi, tutto è possibile: «Il disegno di amore del Padre, se la nostra libertà non lo rifiuta, è infallibile» (Card. Scola). Così realizziamo ciò che scriveva il poeta Rilke: «Amore vero è quello che ti obbliga a diventare il meglio di ciò che puoi diventare». È guardare gli altri con gli occhi di Dio.

Il Cristianesimo è la storia di due mendicanti di amore che si incontrano: Dio mendicante del nostro amore, noi mendicanti dell’amore di Dio, da portare a tutti. Dio ha messo la sua felicità nelle nostre mani come fa ogni innamorato. Sant’Agostino ha sintetizzato così questa originalità del cristianesimo: “ ama et fac quod vis!” l’amore di Dio in noi sprigiona la nostra libertà per fare tutto quello che a Lui piace, ci immette nella libertà dei figli di Dio, ai quali tutto è possibile, tutto è buono, vero e bello. Nell’Evangelii Gaudium al n. 3 Papa Francesco ci dice: «Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile». Se non sappiamo dare amore è perché abbiamo rifiutato in noi questo amore incrollabile di Dio.

2. Il cuore del mio episcopato è tutto qui, in questa missione di amore che mi avvolge e che vorrei trasmettere a tutti. Sono stato ordinato vescovo in questo giorno che è la festa della Cattedra di san Pietro, che è la Cattedra del Papa che preside alla carità della Chiesa di Cristo. Il Vescovo è unito al Papa per questo legame di amore, che non è mio ma è di Cristo ed è al servizio del vostro amore. Amo tutto e tutti, amici e nemici, perché è Gesù che ama in me. 

Il motto del mio episcopato – Ut congregemur in unum (dal canone II della Messa) – intende esprimere questa mia missione di amore. Fin dal primo messaggio che inviai ai sacerdoti appena eletto Vescovo parlavo di questo amore, iniziando così: «Voi siete i miei amici!».  Lo stile comunionale è la mia proposta continua, quasi ossessionante. Tutto ciò che compio parte da questa domanda: come posso amare di più i miei sacerdoti, i diaconi, i seminaristi, i religiosi e le religiose, i giovani e le famiglie, gli anziani e i malati e soprattutto i miei cari lavoratori in crisi? E come vorrei che anche i miei sacerdoti e i laici avessero questo stile comunionale, questo amore senza misura, questa capacità di valorizzare quello che fanno gli altri e togliere via le invidie, le gelosie, le asprezze. Papa Francesco ci ha detto domenica scorsa: “Le chiacchiere possono uccidere! Se ognuno di noi facesse il proposito di evitare le chiacchiere, alla fine diventerebbe santo! Gesù propone a chi lo segue la perfezione dell’amore”. Infatti, la Parola di Dio ci dice: “Le labbra del giusto stillano benevolenza, la bocca degli empi perversità” (Pro 10,32).

Il testamento che desidero lasciarvi come Vescovo è solo questa parola: AMORE.

Come vorrei che la preghiera che Papa Francesco ha proposto ai fidanzati possa essere gustata da noi persone consacrate e da tutte le famiglie. Questa è la preghiera del Papa: «Signore dacci oggi il nostro amore quotidiano. Insegnaci ad amarci, a volerci bene! Più vi affiderete a Lui più il vostro amore sarà per sempre capace di rinnovarsi e vincerà ogni difficoltà» (14 febbraio).

Ho messo sempre al primo posto la pastorale giovanile – vocazionale proprio perché il nostro amore che comunichiamo ai giovani ci prende tutti: le famiglie, i lavoratori, chi ha responsabilità. Cioè i giovani sono la “cartina tornasole” perché possono essere il frutto buono del nostro amore o il frutto cattivo del nostro non amore. Come abbiamo goduto mercoledì della settimana scorsa gustando l’Oratorio dei giovani sul tema “Lo Sposo dell’umanità”!

Infine, come vorrei che tutto il territorio della nostra diocesi, sempre più povero e triste, dalla litigiosità, dalla guerra tra poveri, dal gusto dei veti incrociati, dall’ignavia di chi potrebbe fare di più per gli altri passi alla magnanimità e alla dedizione disinteressata verso il bene comune per tutti. 

La Madonna del Buon Gesù, nostra patrona ci dia il coraggio di superare l’individualismo per accogliere il miracolo dell’amore con tutti e per tutti e verso tutti. 

 

+ Giancarlo Vecerrica