Omelia dell’Ordinazione sacerdotale di Don Bruno Quattrocchi

Cattedrale, sabato 14 settembre 2013

Ordinazione sacerdotale di Don Bruno Quattrocchi

Omelia del Vescovo

 

1. La festa della Esaltazione della Santa Croce: nasce in Oriente nel IV secolo e poi viene in Occidente. È una ricorrenza molto popolare, originale e bella. Si tratta di “esaltazione”: rendere lode e onore alla Croce gloriosa con cui Gesù ci ha salvato. 

Le letture ascoltate ci danno questo conforto: Dio è sempre dalla parte degli uomini. L’abbiamo sentito nella 1a lettura che documenta come Dio ha amato il suo popolo, liberandolo dai serpenti. Nel Vangelo poi, e ogni volta che lo ascolto mi commuovo, Gesù descrive come Dio ha amato ed ama il mondo, cioè tutto e tutti: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito”. E Gesù, come ci ha amato? La 2a lettura risponde: prendendosi la condizione di servo, non per modo dire, ma talmente servo da subire l’infamante supplizio: la crux, cioè il tormento riservato agli schiavi.

Questa realtà che oggi celebriamo, ci commuove, ci tocca nel vivo della nostra carne e suscita il desiderio di essere gli amici, i seguaci, i ministri di questa gloria di Dio che rende Gesù salvatore di tutti e noi  i suoi amici e ministri.

Caro Don Bruno, sarai il ministro, il servo di Gesù Salvatore in Croce, perché tutti ne possano usufruire e sentirsi salvati, glorificati, amati da Dio. Ogni giorno, il primo sguardo sia alla Croce di Gesù, per dirgli grazie e per domandargli di non staccare mai lo sguardo da Lui, sopratutto quando curerai le miserie umane nel corpo degli uomini e delle donne di oggi.

Senti cosa ci ha detto Papa Francesco nelle veglia per la Pace: “La mia fede cristiana mi spinge a guardare alla Croce. Come vorrei che per un momento tutti gli uomini e le donne di buona volontà guardassero alla Croce!”.

2. Guardando e contemplando la gloriosa croce di Gesù, ogni giorno, tirerai su il tuo sacerdozio, sbocciato nel carisma meravigliosamente caritativo di San Giuseppe Benedetto Cottolengo di Torino, dove la tua vocazione ha fatto i primi passi, sia negli studi teologici che nella formazione. Poi cogliendo le occasioni della vita e le relazioni con le nostre monache, il Signore ci ha fatto incontrare e camminare insieme per 4 anni nella nostra diocesi. Hai completato la formazione e gli studi, con il Vescovo, con il parroco di San Nicolò, con la comunità di Giovani Preti e nella realtà della Caritas. Ma un aiuto straordinario lo hai avuto dalla tua stupenda famiglia, dai tuoi genitori e dal tuo fratello.

Questo cammino, vario, ha avuto e deve continuare ad avere come prima preoccupazione il rapporto tra Gesù, morto e risorto, e te, perché diventi sempre più impresso nella tua persona: Guai a un sacerdote che si sente arrivato. Ogni giorno porterai la croce di Gesù sulle tue spalle per convertirti, per rinnovarti, per svuotarti di te e di riempirti di Gesù. San Paolo ci ha detto che Gesù non ha trattenuto per sé nessun “privilegio”, ma “svuotò” se stesso. Il vero rinnovamento comincia sempre da sé. Sono gli uomini, umili e pieni di entusiasmo per la fede, che rinnovano.

La madre delle virtù è l’umiltà: l’umiltà è quella chiarezza d’animo su di sé, consapevoli che il prot-agonista è Gesù, noi siamo i co-agonisti. “Noi infatti – dice San Paolo – non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore”.

Caro Don Bruno, sii umile, cioè vero, sincero, togliendo ogni autoreferenzialità: Non portare la gente, soprattutto i giovani, a te, ma a Gesù (è facile dirlo, molto più difficile praticarlo). L’umiltà ti porterà a scegliere sempre l’ultimo posto, il migliore, quello dove sta Gesù. Senti cosa diceva Santa Catarrina da Siena: “Porta nel petto della mente Cristo crocifisso e dilettati nelle Piaghe di Cristo crocifisso, e non cercare di sapere altro che Cristo crocifisso; il tuo letto è la croce di Cristo crocifisso: ivi annega la tua volontà, e diventa umile ed obbediente”.

Lo studio di Padre Nostro che faremo in questo anno pastorale ci renderà tutti più umili e più obbedienti nel seguirlo. E fin da ora invito tutti alla presentazione del primo mercoledì della fede, il 2 ottobre prossimo alle ore 18:30 in questa Cattedrale.

3. Caro Don Bruno, Ti ho dato una sola indicazione: sii umile, sempre. I sacerdoti umili sono veri sacerdoti. Non amano se stessi ma Gesù e Gesù nei fratelli e nelle sorelle di oggi, soprattutto nei più poveri e nei bisognosi: che ognuno che ti incontra possa andare via contento perché ha incontrato Gesù. Gesù, impresso in te, salverà tutti. Tu, sarai il benefattore dell’umanità se umilmente ogni giorno seguirai la tua Chiesa, il tuo Papa, il tuo Vescovo, il tuo Presbiterio, il tuo popolo, proprio come Gesù. Il sacerdote è sempre appassionato, altro che arrido e freddo: appassionato di Gesù e della sua Chiesa e per questo appassionato dei giovani, delle famiglie, dei malati e dei poveri, di tutti.

Ora, voi sacerdoti e laici, soprattutto giovani, potreste dirmi: Ha parlato a Don Bruno e a noi che cosa dice? Rispondo, cari amici: Questo essere in contemplazione della Croce di Gesù, per dare, umilmente, tutto noi stessi agli altri, è una proposta per tutti, a cominciare da me. Se però Don Bruno diventerà così, ci faciliterà, noi saremo più attratti e coinvolti. Per esempio in queste estate sono stato molto colpito dalla testimonianza dei nostri seminaristi, vecchi e nuovi, e così mi hanno riacceso l’entusiasmo. Auguro a tutti voi questa attenzione alla vocazione di ognuno.

La Madonna di Buon Gesù, la cui immagine è nata fin dal 1456, come segno della presenza della Madonna negli ospedali fabrianesi, caro Don Bruno, ti sia maestra di umiltà e di obbedienza. Un sacerdote che è freddo con la Madonna mi preoccupa. Un sacerdote che umilmente invoca,tutti i giorni, la Madonna, soprattutto con il santo rosario, mi dà certezza sul suo sacerdozio. 

Per donare la luce della fede, occorre farla brillare in noi. Ma se siamo soli, senza la Madre, brilliamo solo di noi stessi e allora poveretti noi. Se facciamo brillare la Madonna del Buon Gesù in noi, allora ci sarà luce e amore per tutti. Prego perché questo sia vero per me e in tutti voi, in particolare in te, caro Don Bruno.

 

+ Giancarlo Vecerrica