Omelia del Vescovo per la Solennità della Madonna del Buon Gesù, 8 settembre 2013

L’aurora ci precede sempre, anche quando sembra di stare in una notte infinita e in un buio profondo. Solo la luce può vincere il buio. Noi cristiani siamo consapevoli che la salvezza non viene da noi e che la luce ci è data: “Io, luce, – dice Gesù – sono venuto nel mondo affinché chi crede in me non rimanga nelle tenebre” (Gv 12,46). La nascita di Maria di Nazareth ci apre a questa speranza certa. Allora per ritornare a Cristo, Lumen Fidei, – come si intitola la prima enciclica di Papa Francesco – dobbiamo guardare la Madre del Signore e seguire il suo cammino.

1. Maria è il prototipo di ogni vocazione, di ogni chiamata a partecipare all’opera di Dio e così Lei si è imparentata con noi, con la nostra città e la nostra diocesi.

La prima cosa che ci insegna Maria è questa: la parola che ti aiuta, tu non la puoi dire a te stesso. Puoi solo riceverla. In una parola, da solo non vai da nessuna parte, anche se corri qua e là, anche se dici: io a queste cose non ci credo. Quante possibilità perdiamo, anche qui a Fabriano, per questa nostra presunzione.

Il Vangelo ci ha presentato le due figure più geniali della storia: Maria, che si affida a Dio. E Dio, attraverso l’angelo le propone una storia vocazionale radicalmente diversa da quella che aveva pensato. L’altra figura è Giuseppe, un giovane che si affida all’opera straordinaria e inimmaginabile che Dio gli rivela. Le parole che aiutano le può dire, e le dice, solo Dio. Come? Attraverso l’angelo o un profeta o una persona inviata da Dio, come per noi ora è Papa Francesco. 

E così questi due giovanissimi, Maria e Giuseppe, diventano i veri benefattori dell’umanità. Si diventa grandi non se si fa ciò che si vuole o si pensa, ma se ci si affida a chi è grande e che può realizzare ciò che ci propone. È la vera rivoluzione cristiana della vita, proposta da Papa Francesco alla GMG di Rio: “togli dal centro della vita te stesso e metti Cristo al centro della tua vita”. Se vuoi togliere il buio, e quanto ne abbiamo nella nostra società, non basta parlare della luce, ma occorre accoglierla, accenderla e farla brillare.

2. Il prot – agonista, autentico e sicuro, è Gesù. L’evangelista Matteo lo presenta così: “il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce” (Mt 4,16). E noi? Noi – vescovo, preti, laici, autorità, credenti e non credenti – siamo chiamati a partecipare di questa aurora, di questa luce, di questa vocazione umana che accoglie il Mistero.  Siamo chiamati ad essere protagonisti con Gesù: Dio è il prot – agonista e noi i co – agonisti. Siamo chiamati a prendere esempio da Maria, siamo chiamati a dare “forma mariana” alla nostra vita: essere testimoni di fede, cioè di amore e di luce, che accogliamo da Dio. Fabriano ha bisogno non di chi dà lavoro e che poi getta in mare i lavoratori, ma di testimoni che accendono la luce di Dio, che non si spegne mai e che opera creativamente.

3. Il progetto pastorale della nostra chiesa diocesana per questo anno, perciò, non è nostro ma è di Dio: vogliamo ridare speranza certa riportando tutti a Gesù. Infatti, vogliamo continuare l’Anno della Fede con i “Mercoledì della fede” e con il tema che ci ha dettato Gesù: “quando pregate dite Padre nostro”.

Il Padre nostro, prot – agonista e noi, co – agonisti riporteremo Fabriano allo splendore della civiltà dell’amore. Ecco il cammino: 

Iniziamo a pregare e a riflettere con il Padre Nostro in famiglia, all’ora di cena, per riconoscerci tutti figli e fratelli;

Poi continuiamo i “Mercoledì della Fede” nelle parrocchie e nelle comunità, e una volta al mese in Cattedrale.

Vorremmo parrocchie aperte che combattono l’idea negativa di parrocchialismo: abbiamo definito nuove zone pastorali, in cui i sacerdoti lavorano insieme, con i laici. Cari laici, non pretendete di avere tutti i servizi pastorali nella vostra “parrocchietta”, ma imparate a spostarvi.

Terremo come categoria privilegiata: i giovani, i veri poveri di oggi. E con loro la realtà delle famiglie, che vivono il dramma del lavoro e della droga. Il lavoro non c’è e dove c’era è stato buttato a mare. I cristiani vogliano impegnarsi, proprio sulla scia del Padre Nostro, a crearlo e ad aiutare con le nostre realtà caritative. Mettiamoci insieme e rischiamo cose nuove.

E tutto questo impegno spirituale e pastorale vogliamo presentarlo a Papa Francesco, con il pellegrinaggio diocesano a Roma mercoledì 16 ottobre prossimo.

4. La Madonna si è fidata di Dio ed è diventata la Madre del Buon Gesù e di noi tutti. Noi i co agonisti vogliamo seguirla dando alla nostra vita la “forma mariana”. La nostra aurora sarà “guardare” il Padre nostro insieme a Maria. Così non vogliamo essere più passivi o stare sul davanzale della finestra, ma vogliamo scendere sulle strade degli uomini come ci invita il Convegno Ecclesiale Marchigiano: “Alzati e va’ … e trasmetti la fede a tutti”.

Vorrei essere totalmente il vostro padre e pastore e perciò raccoglitore dei co – agonisti, di intelligenze messe a servizio, di genialità condivise, di gruppi giovanili impegnati. Vi vorrei tutti non muti, tristi, passivi, ma tutti coinvolti nella conversione e nella rivoluzione che Papa Francesco ci propone, anche attraverso la sua bella enciclica Lumen Fidei: “La fede fa comprendere l’architettura dei rapporti umani, perché ne coglie il fondamento ultimo e il destino definitivo in Dio, nel suo amore, e così illumina l’arte della edificazione, diventando un servizio al bene comune” (n. 51).

Madonna del Buon Gesù, rendici appassionati alla bella vocazione alla quale Gesù chiama ognuno di noi e rendici uniti nel dare tutto noi stessi a Gesù e ai nostri fratelli e sorelle, come farà Don Bruno Quatrocchi sabato prossimo qui in Cattedrale in cui verrà ordinato sacerdote e come iniziano a percorrere questo cammino i nostri nuovi seminaristi e come Marco che questa mattina è stato ammesso agli ordini sacri. 

Madonna del Buon Gesù continua a proteggere concretamente questa nostra cara e bella diocesi!

 

+ Giancarlo Vecerrica