Consacrazione eremitica – Cattedrale di Fabriano

 

1.Domenica scorsa, nella prova del deserto, Dio ci ha indicato che cosa lasciare. Oggi, seconda domenica di quaresima, ci mostra ciò che ci attende: la trasfigurazione. La vocazione è un progetto di vita strettamente legato al raggiungimento della felicità, cui Dio ci chiama. E la felicità è stare con Gesù, splendore della vita per cui Pietro dice, e potremo dirlo anche noi: “Maestro, è bello per noi essere qui”.  Dio ci dà sempre il massimo della felicità. Infatti:

Nella prima lettura, al capitolo 15 della Genesi, quale promessa presenta alla vocazione di Abramo? Ecco la risposta: “la tua discendenza – cioè, la tua felicità – sarà come le stelle numerose”.

Nel Vangelo, ai tre Apostoli dona la sua bellezza che è “candida e sfolgorante”. 

Per questi doni di Dio smisurati e immensi che dona a chi lo segue, San Paolo, nella lettera ai Filippesi, fa questa raccomandazione accorata e gioiosa: “rimanete in questo modo saldi nel Signore” e propone “la cittadinanza celeste”.

Il monte Tabor indica la possibilità di questa cittadinanza celeste, della felicità e della bellezza; indica la vocazione per ognuno.

2. Quale è la vocazione di ognuno?
Sul volto di Gesù trasfigurato si rivela vocazione di ognuno. La meta del cammino di Gesù è anche la meta del nostro cammino; la sua strada è la nostra strada.
La trasfigurazione di Gesù accade quando un discepolo ha riconosciuto la sua identità, che è seguire Gesù sempre e dovunque. Scegliere di seguire Gesù è seguire la vocazione alla bellezza e allo splendore della vita.
Ma dove si realizza questa vocazione? Nella preghiera: “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul monte a pregare”. La preghiera manifesta Gesù e fa scoprire la vocazione dei suoi apostoli e di ognuno di noi. È la preghiera che pone la nostra vita davanti a Dio, che apre la nostra esperienza allo splendore di Dio. È il mio io che sceglie Dio. In questa quaresima quanto è importante l’impostazione della vocazione nella vita scegliendo di salire con Gesù sul monte della preghiera per ascoltare Dio che mi parla. Benedetto XVI, l’eroico padre e maestro, che si è preoccupato sempre della nostra vera identità, proprio domenica scorsa ci aveva detto: “Nei momenti decisivi della vita, ma, a ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte ad un bivio: vogliamo seguire l’io o Dio? Interesse individuale oppure il vero Bene, ciò che realmente è bene”.

3. Quale è la nostra vocazione? Ascoltare Dio, godere dello splendore di Gesù, che è Dio in mezzo a noi. Quale è la vocazione di Federica che ora, qui si consacra a Dio nell’esperienza del monachesimo eremitico?
Cara Federica, sei chiamata a diventare la trasparenza della gloria, con i piedi saldamente posati nella nostra storia, a Varano; a guardare la realtà con gli occhi di Gesù. Tu continui l’esperienza della trasfigurazione in mezzo a noi. Infatti, la tua vita sarà così: la preghiera che sarà quasi ad ogni ora; il lavoro per vivere; l’ascolto di Dio nella meditazione della Bibbia e l’accoglienza a coloro che vogliono fare l’esperienza di “deserto”.
Sei e sarai per me, vescovo, per i sacerdoti e per tutti, soprattutto per i giovani il coraggio di una vocazione forte, pura e splendente come appare già nel tuo volto sempre dolce e penetrante, sorridente e lieto. Porta il Tabor qui nella nostra diocesi! Il Signore ti ha scelta per noi: vieni dalle Clarisse di Faenza, ti sei lasciata guidare dal tuo padre spirituale ed accompagnare dall’Abbadessa del nostro monastero di San Luca, leghi la tua vocazione al ministero del vescovo, frequenti la comunità dei giovani preti. Ora con la tua esperienza di monaca eremita nel monte Tabor di Varano risplendi per tutti e per tutti sarai una stella di richiamo e riferimento. 

4. Concludendo, esprimo la mia gratitudine al Signore e a te, cara Federica, insieme ai tuoi parenti e alle monache di San Luca, perché ci arricchisci nell’esperienza della vita come vocazione e a tutti poni la domanda sulla propria vocazione, soprattutto ai giovani: cosa vuole il Signore da me?
Crescono le vocazioni nella nostra diocesi: abbiamo tre seminaristi e forse altri da settembre; in questo anno ordinerò tre diaconi permanenti, sacerdote il diacono Don Bruno e diacono il seminarista Ruben; abbiamo Elisa a Gerusalemme consacrata nell’Ordo Virginum, ed ora abbiamo te, monaca eremita. Chiedo alla Madonna di continuare a suscitare vocazioni forti e belle, la vocazione al vero matrimonio cristiano e le vocazioni speciali. Chiedo a tutti di sentire il santo orgoglio di tirar su una vocazione alta per la felicità propria e per la comunità diocesana, per estendere lo splendore di Tabor.

 

+ Giancarlo Vecerrica