Diocesi di Fabriano-Matelica
Il Vescovo apre l’Anno della Fede, Cattedrale, 12 ottobre 2012
Introduzione: “Le date della vita”
“Gaudet Mater Ecclesia”, quanto mi è rimasta nel cuore questa bella espressione di Giovanni XXIII, all’apertura del Concilio, mentre ero giovane studente di teologia, l’11 ottobre 1962! Sono lieto di poter aprire, in questa molto bella Diocesi, l’Anno della Fede dopo 50 anni da quel giorno.
Ora mi avvicino a compiere il mio Decennale di Vescovo nel prossimo 22 febbraio. Non ho fatto piani pastorali, ma ho cercato di annunciare, con entusiasmo, la presenza di Dio ed ho cercato sempre di indicarvi il cammino – “siate pellegrini e non vagabondi” – ed io ho camminato e cammino con voi, “davanti a voi” come propose a noi vescovi Papa Benedetto nella GMG di Colonia.
Le tappe del nostro cammino sono nate dal vangelo vivo, dal magistero luminoso del Papa e dei vescovi, dal confronto aperto con i nostri consigli diocesani e con le assemblee di clero: tutti incontri e circostanze che ci hanno fatto crescere insieme. Le parole forti che hanno segnato il mio cammino con voi ora sono ben note: l’autocoscienza e la comunione, l’educazione e la vocazione. Queste parole sono risuonate vive nella bellissima Assemblea Diocesana del 21 settembre scorso, conquistando tutti.
Ora, ecco il nuovo dono del Papa, l’Anno della Fede, nel 50° del Concilio e nel 20° del Catechismo della Chiesa Cattolica.
1 – Cosa sta a cuore al vescovo dopo aver perlato a lungo tra noi?
La risposta è: la maturità della fede nel nostro cammino, la maturità della vocazione di ognuno. Gesù nel vangelo ha proposto la fede come cammino vocazionale. A chi gli chiedeva cosa doveva fare rispondeva: “vieni e seguimi!”.
La vita della Chiesa è fatta di incontri, di circostanze, di proposte, che diventano un invito, una sfida, ma anche gli avvenimenti di oggi, come la crisi economica e la mancanza del lavoro, sono occasioni di cambiamento, di sfida, sono vocazioni forti, per ritrovare la luce, come abbiamo proposto nell’Assemblea Diocesana del 21 settembre scorso. Fede e vita sono un innesto straordinario. Il Papa a Loreto il 4 ottobre scorso ha detto: “Nella crisi attuale che interessa non solo l’economia, ma vari settori della società, l’Incarnazione del Figlio di Dio ci dice quanto l’uomo sia importante per Dio e Dio per l’uomo. Senza Dio l’uomo finisce per far prevalere il proprio egoismo sulla solidarietà e sull’amore, le cose materiali sui valori, l’avere sull’essere. Bisogna ritornare a Dio perché l’uomo ritorni ad essere l’uomo. Con Dio anche nei momenti difficili, di crisi, non viene meno l’orizzonte della speranza: l’Incarnazione ci dice che non siamo mai soli, Dio è entrato nella nostra umanità e ci accompagna”.
La fede è una vita che illumina, che cambia, che risponde. Ecco, allora, il primo invito del vescovo a maturare la propria vocazione, a riconoscerla e a seguirla; a maturarla appunto. Che sfida per ognuno questo Anno! Usciamo dalla nostra immaturità di fede, un po’ languida, come ha anche detto il papa, all’apertura del Sinodo dei Vescovi: “Gesù ci ha detto: Sono venuto a gettare il fuoco alla terra e come desidererei che fosse già accesso. Origene ci ha trasmesso una parola del Signore: Chi è vicino a me, è vicino al fuoco. Il cristiano non deve essere tiepido”. Allora, siamo chiamati a non perdere il tempo con le chiacchiere, le recriminazioni, con la pretesa che siano gli altri a convertirsi, ma siamo chiamati a svegliarci noi personalmente nella fede. Il problema sei tu e non gli altri.
2 – Come maturare la nostra fede, la nostra vocazione?
Ci risponde Papa Benedetto XVI, al n.2 del Motu proprio “Porta fidei”: “Fin dall’inizio del mio ministero come Successore di Pietro ho ricordato l’esigenza di riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo. Nell’omelia della Santa Messa per l’inizio del pontificato dicevo: «La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza»”.
Il Papa ci propone: gioia ed entusiasmo nell’incontro con Gesù. Ritorniamo tutti, credenti e lontani, alla fede come incontro sorprendente, come vita, come propria vocazione. Scrive Kierkegaard: “La fede è la più alta passione di ogni uomo”. Che sia così per tutti noi.
In Francia è nato il movimento dei “ricomincianti” o “ritornanti”: come vorrei che tutti noi vi facessimo parte! Ritorniamo tutti, senza fughe, alla nostra “identità relazionale“, alla nostra realtà di “creatura”. “Chi vive di Cristo e nel Cristo è saziato dalla gioia” (Card. Scola). E, S. Bernardo di Chiaravalle diceva a papa Innocenzo III: “Dio è il solo che non è mai cercato inutilmente”.
La nuova evangelizzazione parte da noi che ritorniamo e maturiamo nella fede: i nuovi missionari sarete voi, se maturerete e se ritornerete. Ritornare alla fede non è un sentimento o un moralismo, ma è un cammino maturo, perché è ritornare ad una realtà, quella del Vangelo, che vive nella Chiesa, che Gesù ci ha dato, con questo Papa e con questo vescovo. Il Credo non è solo un elenco di verità, ma è la presentazione della realtà di Dio, che mi chiama e alla quale io rispondo: che “gioia e che entusiasmo” – parole del Papa – nascono dal Credo!
Il Credo, che studieremo con amore, è la presentazione delle realtà divine tra noi, di avvenimenti: è Dio che ci crea, è il Figlio di Dio che viene nella terra, nel seno di Maria, è Gesù che muore e risorge, che ci dona il suo Spirito, che ci dona la santa Chiesa, che ci apre alla vita eterna. Il Card. Newman invita a passare dalla “conoscenza nozionale” alla “conoscenza reale”, cioè alla “realizzazione” della fede. S. Francesco D’Assisi è l’esempio di questo passaggio, tanto è vero che Tommaso da Celano l’aveva definito “novus evangelista”, perché annunciava e realizzava la fede viva e creativa.
Dopo il mio intervento, ascolteremo il canto e la musica originale del Gospel americano, che ci farà vedere e sentire come la fede è bellezza straordinaria. La musica in chiesa mette le ali alla nostra fede!
3 – Allora, amici, vi ho proposto due punti di lavoro per questo Anno della fede: maturare la propria vocazione di fede e ritornare alla realtà di Dio; è l’”Ora et labora” di S. Benedetto. Niente di astratto o di moralistico. In concreto, due cose da fare, tutti:
a) scoprire, accompagnare e presentare la propria vocazione, e la vocazione di quelli che incontriamo; la vocazione, soprattutto, al sacerdozio o alla vita famigliare e sociale: quanto mi attendo dalla vocazione di ciascuno di voi! da te, caro amico o cara amica! “Nel ricco giardino di Dio – scriveva il grande poeta tedesco Novalis – noi fedeli curiamo che sbocci ogni gemma, ogni fiore”;
b) aiutiamo a ritornare alla fede, alla vita della comunità cristiana, coloro che sono lontani, soprattutto i giovani che mi stanno tanto a cuore, per il loro bene vero, perché li amiamo e li vogliamo nella nostra gioia e nel nostro entusiasmo dell’incontro con Gesù che è nostro contemporaneo.
4 – Quale metodo di lavoro ci diamo?
Lo “studio” e la preghiera del Credo, quello del simbolo degli Apostoli, in tre ambiti:
1°) Singolarmente; e in famiglia, recitare il Credo insieme, all’ora di cena. Che novità sconvolgente accadrà per la famiglia se ogni sera si compie questo gesto!
2°) L’istituzione dei “mercoledì della fede”: ogni mercoledì in parrocchia o nel proprio gruppo, si parla di un articolo del Credo, per ogni mese. Lì, raccoglierete le domande o gli interventi più difficili e invierete a me un piccolo verbale.
3°) Incontro Diocesano all’ultimo mercoledì di ogni mese in Cattedrale, per ascoltare un Maestro, sicuro e interessante, che ci aiuterà a rispondere alle domande sorte nel proprio gruppo.
Lo strumento guida sarà un libretto che diamo a tutti. Lì troverete la guida sia personale che di gruppo e troverete il programma di tutto l’Anno. Ora, come segno, lo consegnerò ai sacerdoti, che verranno con un rappresentante del proprio Consiglio Pastorale Parrocchiale e ai responsabili dei Gruppi Ecclesiali.
Amici, come vorrei che anche voi, questa sera, possiate essere come coloro che nel Vangelo pongono a Gesù le domande della vita: “Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». Gesù rispose: «Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato»” (Gv 6,28-29).
Vi ho aperto il mio cuore di vescovo, perché vorrei tutti, tutti aperti, disponibili, pronti a maturare la vostra fede, a far esplodere la vostra vocazione, a far ritornare tutti i lontani, soprattutto i nostri carissimi giovani. No, non mi rassegno ai giovani lontani dalla fede. Per riportarli alla fede sono disposto a tutto. E voi, amici, lo sarete con me?
Buona e bella serata a tutti, con Maria Madre del Buon Gesù, nostra Madre e Maestra.
+ Giancarlo Vecerrica