1.Qual’è l’identità del nostro Patrono.
“volevano chiamarlo … Zaccaria”. Ma, sua madre Elisabetta intervenne: “si chiamerà Giovanni”. E suo padre scrisse: “Giovanni è il suo nome” (cfr Lc. 1, 5-17).
In ogni nascita familiare c’è la “gara” sul nome da dare. Ma normalmente è una gara estetica, senza tener conto del destino del proprio figlio. Qui, invece, per San Giovanni Battista c’è la questione di identità, di missione, di vocazione.
Il nome, in ebraico, indica la persona. Giovanni, in ebraico, significa “Grazia di Dio”. Questo bambino viene chiamato Giovanni per dire che è dono di Dio e che sarà a servizio del piano di salvezza di Dio per tutta l’umanità.
L’identità o la vocazione non vengono nè dalla famiglia nè dalla persona, ma è determinata da Dio. E’, e sarà, un uomo grande e una vocazione grande in forza della chiamata di Dio e della libertà di Giovanni Battista. La grandezza sta nel dire “sì” alla chiamata di Dio, che è la vera grandezza. Diceva il Servo di Dio don Giussani: “La mia vita continua perché Egli continua a chiamarmi”.
2. La perdita di identità e di vocazioni alte ha determinato le varie crisi umane. Sì, l’economia va male; sì, il lavoro si sta perdendo; sì, le famiglie si confondono; sì, i giovani sono abbandonati a se stessi. Ma, perché la nostra epoca, come altre epoche, è triste, confusa e in crisi? Mancano uomini e donne capaci, come Giovanni Battista , di preparare la venuta della novità. Ci salveranno solo testimoni, come Giovanni Battista, capaci di dire e fare un’opera di preparazione per la venuta del Salvatore: “diceva Giovanni sul finire della sua missione: io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”, così ci ha detto la prima lettura dagli Atti degli Apostoli (cfr. Atti 13, 22-26). E, in un altro passo del Vangelo, diceva Giovanni Battista: “dopo di me viene uno più grande di me”. Ci salveranno solo testimoni, come Giovanni Battista, che difendono la società dal male e rimangono fedeli a Cristo fino al martirio. Quanti santi e sante, come Giovanni Battista, come San Benedetto, San Francesco, San Giovanni Bosco, i beati Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta hanno salvato le varie epoche dell’umanità; hanno rinnovato il popolo e le istituzioni, proprio in forza della loro identità e vocazione. Ne ha parlato il Papa a noi vescovi nel maggio scorso: “passa da questo abbandono di Dio, da questa mancata apertura al Trascendente, il cuore della crisi che ferisce l’Europa, che è crisi spirituale e morale: l’uomo pretende di avere una identità compiuta semplicemente in se stesso”.
Occorre passare, cari amici, come ancora ci ha spiegato il Papa, dalla “città senza Dio” alla città della “relazione con Dio”. Riscoprire la vocazione degli economisti e degli industriali, la vocazione degli imprenditori e dei lavoratori, dei politici e dei tecnici, è una conversione vocazionale, è ripartire dall’uomo come essere relazione. E’, sentirsi chiamato a. E’ lo sviluppo della vocazione “alla logica del dono e al principio di gratuità ad essa collegato” (cfr. Caritas in Veritate). E’ la scoperta vocazionale che l’io è per l’Altro e per gli altri.
3. Il mio messaggio vocazionale diffuso in questo mese, a cui chiedo di rispondere per iscritto, non è un pio discorso. Ma è una proposta umana e sociale provocatoria. E’ la spinta a far uscire allo scoperto, al pubblico, queste vocazioni alte, queste personalità che rimettono Dio al centro della vita e perciò possono salvare gli altri. La nostra città e il nostro territorio della diocesi cambieranno, si salveranno, se scopriremo novelli Giovanni Battista, novelli Benedetto da Norcia o Francesco d’Assisi. Non i presuntuosi, non gli attivisti, non quelli che usano gli altri soprattutto i giovani, per un proprio piccolo e meschino potere ci salveranno. Occorrono sacerdoti e laici “veri”, che servono con la loro vocazione realizzata la gloria di Dio su questa nostra terra. Amici, lasciatevi formare, correggere, accompagnare da Dio e dalla sua Chiesa presente in mezzo a noi. Ed ora, qui, rivolgo un grazie grande ai sacerdoti e ai loro collaboratori per i preziosi campi estivi che in questi giorni si svolgono negli oratori parrocchiali.
4. Ecco le proposte del vescovo per questa festa patronale 2012.
– Riscopriamo con entusiasmo la nostra vocazione, la nostra identità, rinnovando la nostra tradizione cristiana, che può diventare sempre più viva e creativa. Giovanni Battista, dicendo sì a Dio, è diventato il profeta più grande della storia. Noi, Fabriano e diocesi, saremo profeti se seguiremo lo stile di vita di Giovanni Battista, nostro modello, se raddrizzeremo la via della vita, se parleremo chiaro al popolo, se seguiremo questo nostro grande Papa Benedetto XVI e questa nostra bella Chiesa particolare. A proposito ricordo che le offerte di oggi sono per la “Carità del Papa”.
– Che nella famiglia i figli siano riconosciuti come “grazia di Dio”, come figli di Dio per essere simili a Giovanni Battista: vivendo la figliolanza divina rifioriscono le famiglie e crescono le vocazioni, fino alla vocazione al sacerdozio. Abbiamo bisogno di tanti sacerdoti “santi”, che, come nel passato così oggi, hanno fatto e faranno gli umili e veri punti di riferimento per il nostro popolo. Sono molto fiducioso che nuove vocazioni al sacerdozio mi verranno presentate da tutti voi, come una vocazione mi è stata presentata in questi giorni.
E, perdonatemi, non abbiate paura di dare ai vostri figli nomi cristiani, in particolare, il nome Giovanni: che tanti Giovanni sorgano tra noi!
Oggi abbiamo questo piccolo segno vocazionale di tre uomini che ricevono il ministero dell’Accolitato: il seminarista Bruno, per poter accedere al sacerdozio; Ugo e Andrea, sposati, per poter accedere al diaconato permanente. Il ministero dell’Accolitato è per aiutare i sacerdoti nella celebrazione dell’Eucaristia. Saranno i servitori della presenza reale di Gesù, cioè gli amici e servitori di Gesù e di tutti i fratelli, soprattutto dei poveri, dei bisognosi e dei giovani. Carissimi Bruno, Ugo e Andrea vi auguro di essere uomini veri, vivi e creativi, generatori di un popolo in cammino e di nuove vocazioni.
5. Concludo con la bella immagine sulla identità e vocazione di ognuno di noi del poeta Wojtyla: “nacque il tuo nome nello stesso istante in cui il cuore divenne l’effige: effige di verità. / Nacque il tuo nome da ciò che fissavi”
Qui, ora, tutti noi chi fissiamo? Tu chi fissi ogni giorno, te stesso o il tuo Dio che ti ha fatto?
San Giovanni Battista! aiutaci a renderci conto della vocazione che ad ognuno di noi è data!
Maria, Madre del Buon Gesù, nostra patrona! che vigili su tutti noi, donaci non solo idee nuove, ma persone nuove, capaci di novità, creatività ed entusiasmo, come Giovanni Battista.
+ Giancarlo Vecerrica