In città e in diocesi non si è parlato d’altro.
Per una volta niente pilomat o disfide elettorali, abiurati confronti dialettici sulla crisi del lavoro e sugli studi di settore. Niente di tutto questo. Solo il musical. Una scommessa, un’avventura. Datata 2010. Esattamente dopo l’estate. Sei mesi di prove, dopo una fase di selezione, e la partenza del progetto con quasi 170 giovani. Senza esperienza, ma con una passione incredibile. Ovvero, non attori professionisti, ma un talento che era solo da tirar fuori. Giorni e giorni a ripetere lo stesso copione, ad affinare la propria parte, a migliorare la dizione, a scegliere la postura giusta, ad individuare nel palco il ruolo congeniale.
Poi il debutto. Tra attesa e preoccupazione. Tre serate tra il 16 ed il 17 aprile da tutto esaurito.
Il Gentile strapieno ed entusiasta.
Stupore e curiosità nello scorgere il ragazzo della piazza o della parrocchia nei panni del fariseo o della popolana, il giovane dell’orchestra o la ballerina della danza. L’esame è stato superato a pieni voti, tanto che adesso si parla di un impegno più ambizioso: l’esibizione al Teatro delle Muse di Ancona per il Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona, a settembre, forse davanti al Papa. Questo gruppo, nato per caso, ritornerà ora ognuno a fare il suo lavoro, chi a studiare, chi in un negozio, chi in parrocchia, ma il coraggio e la caparbietà della Pastorale Giovanile della diocesi, con i giovani sacerdoti don Umberto Rotili, don Andrea Simone e don Giovanni Mosciatti, hanno permesso la creazione di un’opera, di un qualcosa d tangibile, di fruibile, dopo tante chiacchiere ed idee ammuffite nel cassetto. Si insiste sulla crisi del territorio, sulla mancanza di convertire i progetti in autentica operatività, sulla fatica ad investire sulle risorse umane, a crescere in inventiva e genialità. E ci si balocca nei luoghi comuni.
I giovani non sono in grado di giocarsi fino in fondo, manca un’educazione giusta, la realtà è ostile alla novità, si preferisce la lamentela stucchevole all’impegno quotidiano e allo sporcarsi le mani. “Dove sei?” è il titolo del musical.
E’ la domanda dell’uomo rivolta a Chi lo ha creato e a Chi lo ama.
E’ la domanda della gente che ora, dopo aver assistito a questo spettacolo, chiede a tutta la città uno scatto d’orgoglio e di umiltà.
“Dove sei?”.
Dai giovani e da chi sa dove guardare può cominciare ad esserci un iniziale tentativo di risposta.
Carlo Cammoranesi
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