Essere discepoli di Gesù – sul Tempo Ordinario dall’Eremo di San Silvestro

Tempo ordinario (1)

Il Tempo Ordinario si divide in due parti:
– da dopo Natale alla Quaresima
– da dopo la Pentecoste fino alla vigilia dell’ Avvento.
La caratteristica più evidente di questo tempo è quella di essere una successione di domeniche; è un succedersi del tempo di sempre, cioè settimanale. Allora l’obiezione è evidente; che valore può avere un tempo così, fatto di feste apparentemente senza struttura? La domanda è lecita, anzi importante. Anche perché sotto il profilo quantitativo questo è il tempo più ampio, quindi non viverlo intensamente vorrebbe dire che in genere siamo in letargo durante l’anno con qualche accenno di recupero in Avvento, in Quaresima e a Pasqua.

E’ perciò fondamentale scoprire il senso di questa risposta. Parto da due constatazioni che ci pongono una serie di interrogativi:

Anzitutto, per circa quattro secoli la comunità cristiana è vissuta solo della struttura domenicale, e sicuramente i primi quattro secoli non sono stati i più vuoti della vita della Chiesa. In quell’epoca, tra l’altro, la domenica si colloca dentro un ciclo lavorativo. La gente si raduna di notte, di notte veglia per celebrare la risurrezione del Cristo. Questa struttura
ha alimentato la vita dei credenti, è stato il luogo del recupero del senso della missione, e di una testimonianza da dare al mondo.

Il Natale ha celebrato una presenza, ha chiesto un’ospitalità: che cosa vuol dire accoglienza di Gesù Cristo, cosa vuol dire affermare che è cittadino del nostro mondo? Ecco, comincia qui il tempo ordinario; è il momento in cui ci viene domandato il coraggio del discepolato fedele, quotidiano. Nel Natale non abbiamo celebrato una favola; ormai i tempi sono troppo seri per dare un volto così alla fede cristiana; il nostro è un momento di valori essenziali. In questa prospettiva annunciamo il senso del Natale: è l’inizio di un rapporto con Gesù Cristo.

Questa sua presenza origina l’esperienza di un cammino di fede, di ricerca di Lui. Iniziare questo tempo significa collocarlo nella prospettiva fondamentale che lo rende serio. A questo proposito si può ricordare il brano della lettera ai Galati dove S. Paolo dice : “Voi state ancora lì con le vostre feste, i vostri doni, quando ormai Cristo era ieri, è oggi e sarà domani”. Reagiva ad una tendenza diffusa presso i giudei: la vita è profana, ha solo qualche momento religioso. S. Paolo dice invece che la vita intera è abitata da Lui; non c’è più sacro e profano, ma un intera vita da vivere, e sarà ancora S. Paolo ha dirci quanto saranno importanti i momenti festivi assembleari e come si realizza quel momento religioso che non è vita profana, ma emergenza religiosa di una vita tutta di fede.
Nella nuova riforma del tempo annuale la liturgia ci fa leggere per intero un Vangelo; così una Chiesa che ogni domenica risente la testimonianza del Cristo diventa discepola, costruisce la vita secondo il Vangelo vivo, lo prende, lo medita, lo approfondisce. Il Vangelo del Signore deve guidare le comunità cristiane fini a diventare il criterio normale. Non abbiamo capito molto se pensiamo che questo tempo ordinario è quello del minore impegno; questo è invece il momento del discepolato vissuto.

L’anno liturgico allora è Gesù Cristo, è ridire la nostra accoglienza di Lui, è vivere di Lui e della sua Parola. Il protagonista è sempre Lui, sia della festa sia della ferialità.

Una Chiesa che sa queste cose le comprende e le approfondisce, sa davvero crescere e trova nei suoi grandi momenti liturgici della riunione comune i luoghi per crescere nella fede, per definire un confronto di vita sulla Parola, per riprendere con una coscienza più nuova il senso della sua missione.

Tempo ordinario (2)

“Oltre i tempi che hanno proprie caratteristiche, ci sono trentatré o trenta quattro settimane durante il corso dell’anno, le quali sono destinate non a celebrare un particolare aspetto del mistero di Cristo, ma nelle quali tale mistero viene piuttosto venerato nella sua globalità, specialmente nelle domeniche. Questo periodo si chiama Tempo Ordinario.

Il Tempo Ordinario comincia il lunedì che segue la domenica dopo il 6 gennaio e si protrae fino al martedì prima della Quaresima; riprende poi con il lunedì dopo la Pentecoste per terminare prima dei primi Vespri della I domenica di Avvento” (Norme per l’anno liturgico e il calendario, nn. 43-44).

Il nome di Tempo Ordinario non è molto felice. Viene chiamato anche “tempo durante l’anno” (in latino: “tempus per annum”) e, una volta, comunemente il popolo parlava di “domeniche verdi”. La parola “ordinario” non deve essere interpretata come “poco importante”. Con questo termine si vuole semplicemente distinguere queste settimane da quelle dei “tempi forti”, che sono il ciclo di Pasqua e il ciclo di Natale, con la loro preparazione e il loro prolungamento.

Questo è il tempo più antico dell’organizzazione dell’anno cristiano: la successione delle domeniche e delle settimane, prima che sorgessero i vari cicli di Pasqua o di Natale. Inoltre, esso occupa la maggior parte dell’anno: 33 o 34 settimane su 52.

Il Tempo Ordinario ha una sua grazia particolare. Presenta valori che possono aiutarci nella nostra vita cristiana:

– ci aiuta a vivere il mistero di Cristo nella sua totalità;

– ci accompagna nel compito di crescita e di maturazione di quello che abbiamo celebrato nel Natale e nella Pasqua;

– ci offre la scuola permanente della Parola Biblica, organizzata nei vari lezionari;

– ci fa scoprire la grazia dell’ordinario: incontriamo Dio anche negli avvenimenti quotidiani;

– ci aiuta anche a vivere la vita quotidiana come tempo di salvezza: il “cronos”, il tempo inesorabile, viene chiamato “kairòs”, i tempi e gli incontri di grazia.

Lo spirito del Tempo Ordinario può essere descritto con le parole tratte dal VI prefazio delle domeniche:

“Dio onnipotente ed eterno,

dal quale tutto l’universo riceve esistenza,

energia e vita.

Ogni giorno del nostro pellegrinaggio sulla terra

è un dono sempre nuovo del tuo amore per noi,

e un pegno della vita immortale,

poiché possediamo fin da ora le primizie del tuo Spirito,

nel quale hai risuscitato Gesù Cristo dai morti,

e viviamo nell’attesa che si compia la beata speranza

nella Pasqua eterna del tuo regno”.

Da dopo il Concilio Vaticano II, per la prima volta nella storia, vi è un Lezionario preparato per le ferie del Tempo Ordinario, che è complementare al Lezionario delle domeniche.

Nei giorni lunga la settimana normalmente si segue la lettura di questo Lezionario, a meno che un giorno non coincida con una solennità o festa o con la memoria di alcuni santi che sono nominati nel Nuovo Testamento e che perciò hanno necessariamente una lettura propria. Generalmente, nelle memorie dei santi non seguiamo il Lezionario dei santi, ma quello feriale. Si usano le letture proprie del santo quando egli viene celebrato come festa o solennità. Inoltre, se un giorno a motivo di questa coincidenza con un santo importante si omette la lettura continua della feria, si raccomanda di ricuperarla il giorno precedente o il giorno seguente, se ciò viene giudicato opportuno e per comprendere meglio il filo della lettura feriale continua.

La durata del tempo ordinario che prepara e prolunga i tempi fondamentali del ciclo liturgico, pone un problema alla pastorale liturgica.

Se le feste ed i così detti “tempi forti” godono di una loro caratteristica importanza pastorale, non si possono lasciare da parte questi momenti del ciclo quotidiano che sono il tessuto concreto dell’esistenza giornaliera del cristiano nella sua ferialità.

Qualche suggerimento in proposito può aiutare ad una giusta impostazione pastorale:

– La celebrazione dell’Eucarestia quotidiana nella sua sobrietà non deve mai perdere quella saggia perseveranza creatrice che giova a mantenere desta l’attenzione e la tensione spirituale. E’ quindi opportuno – nelle possibilità offerte dalla Chiesa – sottolineare qualcosa ogni giorno (l’atto penitenziale, la preghiera dei fedeli. la scelta del formulario adatto o della preghiera eucaristica, qualche gesto espressivo, il canto…). E’ un impegno di animazione per una pedagogia del quotidiano.

– Il ciclo delle letture del Lezionario feriale offre l’opportunità di una attenta spiegazione del Vangelo o delle altre letture. La saggezza nel sottolineare una parola chiave, una frase, un insegnamento per inserirlo nel vissuto quotidiano è l’offerta del viatico della parola per la vita del cristiano, la capacità di scoprire un aspetto dell’Eucarestia che è il vertice della Parola perché è la presenza di Cristo, Verbo Incarnato che è morto ed è stato glorificato.

– La stessa saggia creatività è aperta nella liturgia delle ore nella quale ci sono opportunità svariate nell’utilizzazione delle risorse che ci offre la stessa Chiesa, specialmente nel canto dei salmi, in una appropriata catechesi, nel prolungamento orante delle collette salmiche…

– Senza caricare di troppo devozionalismo i momenti della settimana conviene mettere in risalto, con gli stessi elementi offerti dalla Chiesa, il senso penitenziale del venerdì nel ricordo del mistero della gloriosa passione di Cristo.

Tempo Ordinario 3

La teologia, la liturgia e la pastorale del tempo ordinario confluiscono in alcuni orientamenti di spiritualità.

La chiave della spiritualità del tempo ordinario è sempre il mistero di Cristo. La lettura semicontinua del Vangelo è al centro della spiritualità cristiana perché ci propone la vita stessa e le parole di Gesù, non soltanto nella celebrazione dei suoi grandi misteri, ma anche nella normalità evangelica della parola di Gesù, dei suoi gesti e dei suoi insegnamenti.

Assumere questo mistero di Cristo nel tempo ordinario significa offrire ai cristiani la chiave stessa dell’essere discepoli, di ascoltare e seguire il Maestro giorno dopo giorno, per non mettere tra parentesi la vita ordinaria ma rilevarla come momento di salvezza.

La stessa lettura semicontinua di altri libri dell’AT e del NT offre alla Chiesa la possibilità di misurare il proprio cammino di perseverante fedeltà verso la venuta del Signore, con le grandi attese del Popolo di Dio, con le perseveranti fedeltà della primitiva comunità cristiana. Questi libri, come del resto i Vangeli, sottolineano la presenza della salvezza in una storia concreta, lunga e misteriosa. Ma in questa storia è presente Cristo con e nella sua Chiesa, nella certezza delle celebrazioni liturgiche nelle quali il Signore si dona alla sua Chiesa e la assume, con la sua storia, nel suo mistero salvifico.

La Chiesa quindi vive l’anno liturgico come la propria storia, nel ritmo della festa e della ferialità, con la gioiosa novità che ogni anno ritorna nei grandi avvenimenti della salvezza in Cristo.

Anche in questo tempo ordinario, come negli altri, Maria è modello della perseveranza ecclesiale, della valorizzazione del quotidiano, della tensione spirituale che ogni giorno si rinnova. Maria non è soltanto presente nei grandi momenti della vita e del mistero di Gesù (dall’Incarnazione alla Pentecoste), ma rimane unita a Cristo nel tempo ordinario che ha preceduto e seguito questi avvenimenti. E’ tempo di Cristo vissuto da Maria la lunga giornata di Nazaret nella vita nascosta di Cristo, la sua misteriosa partecipazione alla vita pubblica di Gesù e alla sua manifestazione messianica con parole e prodigi, la sua esemplare presenza in mezzo alla comunità primitiva di Gerusalemme dopo la Pentecoste.

In questa maniera il tempo ordinario, vissuto come tempo di grazia, nel ritmo di santificazione e culto che è proprio della liturgia, offre alla Chiesa la possibilità di riscoprire il mistero di Gesù nella sua vita ordinaria.

CONCLUSIONE

Abbiamo percorso un lungo cammino di storia, teologia, liturgia, pastorale e spiritualità dell’Anno liturgico in ciascuno dei suoi tempi, dei suoi aspetti, con tutti i prolungamenti di quella viva comprensione del mistero che la Chiesa ha realizzato attraverso il tempo. La vita della Chiesa si arricchisce con tutta la vasta prospettiva di celebrazioni di Cristo, di Maria, dei Santi, nelle feste e nei giorni ordinari.

Alla fine si ritorna alla radice stessa del mistero che è Cristo nostra Pasqua. E si riassume tutto in una finalità della celebrazione: la mistagogia della Chiesa, cioè la comprensione, l’esperienza e l’assimilazione di questo mistero da parte della Chiesa.

Il tempo si riempie di grazia di Cristo. Il mistero di Cristo si arricchisce con l’esperienza che esso suscità nella Chiesa.

Il mistero di Cristo diventa mistero della Chiesa che con Cristo e come Lui vive i suoi Avventi ed i suoi Natali, le Quaresime in cammino verso la Pasqua gioiosa, la partenza missionaria dal Cenacolo pieno del fuoco dello Spirito, il tempo ordinario diventato kairòs di salvezza, il rinnovato momento pasquale della Domenica, giorno del Signore e dell’assemblea che è la Chiesa.

Per questo, ogni anno, nel ritorno di un nuovo ciclo liturgico per celebrare in pienezza il mistero del Signore nello spazio inedito di storia della salvezza che è ogni anno che noi chiamiamo “di grazia”, le pagine del Messale e della liturgia delle ore diventano come le pagine di un diario spirituale nelle quali si scrive la storia personale e comunitaria della Chiesa, in una vita che nasce dalla Parola, dall’Eucarestia e dalla preghiera ed assume tutta l’esperienza dei fedeli.

Con questo scopo e con questa speranza sono state scritte queste pagine. Sono pagine di iniziazione, per meglio comprendere, celebrare, accogliere il mistero di Cristo nell’Anno liturgico, con uno sguardo fisso a Maria che della Chiesa è modello nell’esercizio del culto divino.

L’ultimo invito è quello di lasciarci modellare dalla grazia delle celebrazioni dell’Anno liturgico, permette allo Spirito Santo di plasmare la Chiesa secondo il modello dei misteri celebrati, svuotando nello stampo vivo della liturgia la vita e l’esperienza di ogni giorno, finché giunga alla sua pienezza il mistero di Cristo nella vita della Chiesa.

d. Vincenzo Bracci OSB
Diretore dell’ufficio liturgico diocesano