UNITALSI: una chiamata di Dio alla santità

Dalla Prima Lettera di san Paolo apostolo ai Corinti (1 Cor 1,26-31)
Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio. Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore.

 

Cari amici unitalsiani,
in questo mio primo incontro ufficiale mi rivolgo a voi con trepidazione e gioia. L’incarico pastorale di assistente ecclesiastico affidatomi dal Vescovo mi pone al servizio di una realtà associativa che da più di cento anni si contraddistingue per il servizio gratuito agli ammalati, in particolare nell’accompagnamento dei pellegrinaggi a Lourdes e nei santuari internazionali. Ho accettato questo incarico con la consapevolezza di entrare a far parte di una grande corrente di santità, a cui mi abbandono con fiducia, con spirito di servizio e confidando nella misericordia di Dio. La gratuità del servizio che contraddistingue l’operato di ogni associato UNITALSI è il segno inequivocabile della carità. Proprio su questo tema della gratuità Papa Francesco ha voluto incentrare il suo messaggio per la XXVII Giornata Mondiale del Malato: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). In un mondo che sembra imbrigliato in una fitta rete di egoismo narcisista, dove ognuno tende a curare i propri interessi anestetizzando la coscienza con l’indifferenza nei confronti di chi è nel bisogno, il servizio di volontariato UNITALSI è chiamato sempre di più a risplendere come profezia di santità. In questo anno che il nostro Vescovo ha voluto dedicare alla santità (“Santi oggi”) siamo particolarmente interpellati a considerare seriamente la nostra chiamata alla santità nel servizio agli ammalati. Vogliamo quindi riscoprire nel volto di ogni ammalato quel Volto dei volti che ci guarda con instancabile amore e che sempre amore ci chiede: «Mi ami?». Così come un giorno il Cristo risorto chiedeva a Simon Pietro, dopo che lo aveva rinnegato durante la terribile prova della sua passione (cfr. Gv 21,15-17). Vogliamo accogliere su di noi lo sguardo di Cristo Gesù che ci sprona a lasciare le nostre paure e le nostre false certezze per seguirlo sulla via della santità nel servizio agli infermi. Dio ha scelto gli ammalati per confondere i sapienti di questo mondo, ha scelto la debolezza dei fratelli e sorelle segnati dalla malattia per confondere le nostre certezze di gente che si reputa sana perché non è toccata da una grave patologia. Tante persone che oggi quasi maniacalmente ricercano il benessere fisico, una vita comoda e gratificante, ma che ripudiano la prossimità con il povero bisognoso, sono i veri malati di questo mondo. Le malattie spirituali di solito non sono molto appariscenti, pur avendo anch’esse purtroppo delle tragiche manifestazioni, come quotidianamente ci viene messo in evidenza nella cronaca sempre più nera dei vari notiziari. In questo mondo di tenebre noi siamo chiamati a santificarci e a portare la buona notizia di Cristo Gesù, a diventare cioè evangelizzatori. Siamo chiamati ad essere sempre di più persone che sanno farsi prossimo, che sanno relazionarsi nella carità, poiché, come ci ricorda Papa Francesco «…la salute è relazionale, dipende dall’interazione con gli altri e ha bisogno di fiducia, amicizia e solidarietà, è un bene che può essere goduto “in pieno” solo se condiviso. La gioia del dono gratuito è l’indicatore di salute del cristiano.» (cfr. Messaggio di Papa Francesco per la XXVII Giornata Mondiale del Malato). Un cristiano che non sa far diventare la sua vita un dono di amore per gli altri è un cristiano malato, anche se ha tutte le analisi cliniche a posto.

Cari fratelli e sorelle in Cristo, accogliamo oggi l’esortazione che ci viene da questa parola che lo Spirito Santo ha ispirato a san Paolo e consideriamo attentamente la nostra chiamata alla santità. Il servizio di volontariato UNITALSI non è una specie di vessillo da sbandierare per avere un attestato di brava persona, ma richiede adesione concreta alla croce di Cristo, facendoci compagni di viaggio di fratelli/sorelle svantaggiati dal punto di vista fisico in una prossimità pregna di umanità e irradiata di fede. Il nostro vanto sia davvero nella croce di Cristo Gesù, chi si vanta, si vanti nel Signore.

Questo 2019 appena iniziato è anche “L’anno di Bernardette”, poiché ricorre il 175° anniversario della nascita e il 140° della morte della piccola pastorella di Lourdes. Per questo motivo il Santuario ha scelto il tema pastorale ispirandosi a una celebre frase che la Beata Vergine Maria le disse nella sua terza apparizione: “Beati i poveri. Non vi prometto di rendervi felice in questo mondo, ma nell’altro”. Bernardette Soubirous era cresciuta in una famiglia molto povera (la più povera del villaggio). Le misere condizioni dei suoi genitori non le permisero di avere un minimo d’istruzione e minarono gravemente la sua salute. Bernadette durante il periodo delle apparizioni nella grotta di Massabielle viveva in una misera stanza di 16 m² con i suoi genitori, la sorella e i due fratelli, che era stata la vecchia prigione di Lourdes, dismessa nel 1824 perché malsana. Il grande tesoro dei Soubirous era però la fede. In famiglia Bernardette era immersa in un clima di amore e apprese a pregare. La pastorella di Lourdes era povera, ignorante (inizierà a imparare a leggere e a scrivere a 16 anni) e malaticcia, eppure l’Immacolata Concezione la scelse così com’era per farla diventare sua messaggera. Poi quando, terminate le apparizioni, entrerà nel convento di Nevers, prendendo il nome di suor Marie Bernarde, si immergerà nella preghiera per i peccatori, offrendo tutta la sua
vita e le sue sofferenze. «Le mie armi – scriverà al Papa – sono la preghiera e il sacrificio.» La vita di Bernardette è stata una vita segnata da grandi stenti e sofferenze e la sua santità non è legata alle apparizioni della bella Signora vestita di bianco, ma all’enorme grado di carità testimoniata nella sua breve vita (35 anni). Lasciamoci perciò illuminare dal suo sguardo sereno e carico di amore. Sia questo anno per tutti noi una bella e provvidenziale occasione per riscoprire, attraverso l’esemplare santità di Bernardette, la nostra chiamata alla santità, sia a livello personale e sia livello comunitario.

Fabriano, 27 gennaio 2019

Sac. Luigi Marini
Assistente diocesano di UNITALSI