Lettera Diocesana Febbraio 2014

Carissimi amici, sacerdoti e laici!
Spero che le mie continue insistenze non vi infastidiscano troppo. Prendetele come indicazioni di cammino e, soprattutto, come accorato desiderio di conversione: chi resiste “ostinatamente” sulla propria posizione,  non accoglie le indicazioni del Papa e del Vescovo e non si sforza almeno di iniziare a cambiare, rimane solo, perduto, scandaloso e senza guida.

Ecco le insistenze continue del Papa Francesco: «Noi siamo unti dallo Spirito e quando un sacerdote si allontana da Gesù Cristo può perdere l’unzione. Nella sua vita no! Essenzialmente ce l’ha … ma la perde. E invece di essere unto finisce per essere untuoso. E quanto fanno male alla Chiesa i preti untuosi! Quelli che mettono la loro forza nelle cose artificiali, nella vanità, in un atteggiamento … in un linguaggio lezioso. Se ci allontaniamo da Gesù Cristo dobbiamo compensare questo con altri atteggiamenti mondani. E così vengono fuori tutte queste figure: il prete-farfalla, il prete-affarista e il prete-imprenditore. Gesù quando cresceva in popolarità andava dal Padre. È la pietra di paragone per noi preti: se andiamo o non andiamo a trovare Gesù.
Qual è il posto di Gesù Cristo nella mia vita sacerdotale? Un rapporto vivo, da discepolo a Maestro, da fratello a fratello, da pover’uomo a Dio, o è un rapporto un po’ artificiale, che non viene dal cuore? Noi sacerdoti abbiamo tanti limiti: siamo peccatori, tutti. Ma se andiamo da Gesù Cristo, se cerchiamo il Signore nella preghiera – la preghiera di intercessione, la preghiera di adorazione – siamo buoni sacerdoti, benché siamo peccatori.
Il prete che adora Gesù Cristo, il prete che parla con Gesù Cristo, il prete che cerca Gesù Cristo e che si lascia cercare da Gesù Cristo: questo è il centro della nostra vita. Se non c’è questo, perdiamo tutto. E cosa daremo alla gente? È bello trovare preti che hanno dato la loro vita come sacerdoti, davvero, e di cui la gente dice: ‘Ma, sì, ha un caratteraccio, ha questo, ha quello … ma è un prete!’. E la gente ha il fiuto!.
Invece, quando la gente vede i preti – per dire una parola – idolatri, che invece di avere Gesù, hanno i piccoli idoli … piccoli … alcuni devoti del ‘dio Narciso’, … Quando la gente vede questi, la gente dice: ‘Poveraccio!’.  Vi auguro questo: perdete tutto nella vita, ma non perdete il rapporto con Gesù Cristo! Questa è la vostra vittoria» (Omelia a S. Marta del 11.01.2014).
Ecco le insistenze del Vescovo. Vi riporto ciò che ho scritto nella lettera di gennaio e che abbiamo ripetuto nel bel primo incontro del nuovo Consiglio Presbiterale, meditando il testo della seconda lettura dell’Ufficio delle Letture nella memoria di SS. Basilio e Gregorio Nazianzeno:

– Immedesimarsi con la sua impostazione pastorale, con il suo stile comunionale, con la valorizzazione del positivo, con il non considerarsi migliori o più bravi degli altri, almeno per non risultare “ridicoli”.

– Seguire il metodo della “tenerezza” da vivere tra noi e con tutti: via le asprezze, le critiche, il tratto accusatorio o polemico, l’invidia.

– Tirar su nuovi collaboratori e nuove vocazioni: che la nostra responsabilità non si esaurisca in noi soli; valorizzare pazientemente nuove persone sia in curia che negli uffici, nelle parrocchie e in ogni comunità.

Per me è commovente il dialogo tra il giovane David e il Re Saul (cfr 1 Sam 24,3-21); il loro rapporto è solo a partire dall’essere “consacrati” dal Signore. Ed è anche edificante la  testimonianza di San Francesco di Sales, perché “….lo Spirito Santo infiammò il suo cuore mitissimo”: non potremo essere anche noi cosi?

Caro sacerdote o diacono, perché non rifletterci, non sforzarsi di paragonarsi e cambiare? Perché non chiedi aiuto al Vescovo o a qualche confratello?
Caro laico, impegnato nella chiesa con un ministero istituito o con un  ministero di fatto, perché fermarsi sempre sulla solita e mondana posizione di lamentela o di presunzione, dicendo o pensando “io faccio come mi pare”?
Buttiamo a mare queste posizioni “diaboliche” e fidiamoci, e affidiamoci alla santa madre Chiesa!
Dopo l’incontro in Cattedrale  con don Fortunato Di Noto sul tema del “Padre Nostro” fonte di educazione e dopo il ritiro con don Francesco Cosentino sulla Lumen Gentium: che bel lavoro su di noi sto proponendo a me e a ciascuno di voi!

Vi abbraccio uno ad uno.

                                                                                                    + Giancarlo Vecerrica