L’Azione “100 anni”



Fin da piccolo sognavo di dirigere un giornale.
Un mese fa l’ho detto anche in una trasmissione a Tv 2000 che conservo gelosamente in un cassetto quattro pagine ciclostilate di una testata di fantasia da me diretta all’età di 12 anni. Credo che immaginiate con quale commozione e quale gratitudine mi trovo ora a firmare da direttore il pezzo di apertura del numero storico del centenario de “L’Azione”. Chi l’avrebbe detto. Le aspettative di un bambino non sempre si tramutano in realtà. Restano sogni. La vita è un imprevisto. Drammaticamente è così, perché è sostenuta da qualcosa d’altro, più importante e più decisivo dei nostri pensieri e delle nostre misure. La vita è un grande imprevisto e questo ha un nome: Gesù Cristo. Che ha cambiato il corso del mondo, ha riempito di significato il percorso di ognuno. Figurarsi se non poteva cambiare la vita di una testata e di chi ci lavora. E ci incamminiamo allora nel 2011 tra sorprese, novità ed, appunto, imprevisti. Il centenario non vive di banalità…

Se abbiamo toccato quota 100, è perché qualcuno ci ha portato a ridosso di questo traguardo. Ci ha praticamente accompagnato. Come un padre e una madre mano nella mano a fianco del proprio figlio. Perché chi ci ha preceduto, ha creduto fino in fondo ed ha scommesso sulla decisività di questo progetto editoriale in un periodo in cui la Chiesa veniva osteggiata, come del resto assistiamo ancora oggi. La nostra prima uscita dell’anno non presenta un numero amarcord anche se troverete testimonianze e racconti di storici e di gente che ha vissuto gli anni della fatica e della crescita. La memoria del passato, il recupero delle copertine di un tempo sono ora lo stimolo per sostenere il cammino di domani, la pietra di paragone per costruire un’altra fetta di storia che potrà essere poi consegnata alle nuove generazioni. Lungi da noi il creare una sorta di fascicolo a mo’ di orpello celebrativo, ma il lavoro di adesso, di oggi è un punto d’inizio per tutti, ma proprio tutti, dalla redazione all’ultimo dei collaboratori, su una linea immaginaria di partenza per ripensare all’idea di un giornale che deve fronteggiare una fase storica dominata da internet e da un web… ad alta tensione. Il giornalista Enrico Pedemonte nel suo libro “Morte e resurrezione dei giornali” non si ferma alle epigrafi delle cassandre che profetizzano la fine della carta stampata. Il foglio di carta può reggere solo se “riparte dall’identificazione dei bisogni della collettività, punto di aggregazione… uno strumento che non fornisce solo notizie, ma qualunque cosa sia utile alla vita dei cittadini”. Purtroppo, fa notare Pedemonte, i giornali negli ultimi anni “sono rimasti immobili e paralizzati ad osservare le attività collettive che si sviluppavano sui social network”. Per questo L’Azione, la nostra Azione deve essere capace di farne… cento di azioni. Per entrare nel futuro e nel lasciare nell’immortalità anche il cartaceo!

                                                          Carlo Cammoranesi